Già cancellata dal Comune di Roma la ciclabile popolare sul ponte

Con rara solerzia, ieri mattina i tecnici del Comune di Roma hanno cancellato la corsia ciclabile “popolare” dipinta da ignoti attivisti qualche giorno fa sul Ponte Principe Amedeo Savoia Aosta.

Roma è una città in cui le istituzioni hanno di fatto perso il controllo del territorio in vaste aree, lasciate ormai in mano alla criminalità più o meno organizzata: era così urgente usare le poche risorse a disposizione per reprimere un atto civile, seppur tecnicamente illegale, come l’aggiunta di una corsia ciclabile a una strada?

L’illegalità dei lavori di rifacimento del ponte

C’è da dire che l’illegalità inizia ben prima di quell’atto degli anonimi attivisti. Durante l’estate il ponte in questione è stato oggetto di lavori di manutenzione straordinaria: la legge 336/1998, all’articolo 10, prevede l’obbligo di realizzare percorsi ciclabili in queste occasioni. Il Comune ha ignorato questo obbligo.

Tra l’altro il ponte è molto largo, caratterizzato da ben 3 corsie larghe ognuna 4 metri, più del normale. Sarebbe bastato prevedere 3 corsie di larghezza standard (3,5 metri) per ricavare uno spazio di 1,5 metri da dedicare alle bici. Con 50 euro di spesa e 24 minuti di lavoro, gli anonimi attivisti hanno realizzato una corsia ciclabile che veniva rispettata dalle automobili.

Il precedente

Una storia simile era accaduta in un’altra zona della città, nel sottopassaggio di Santa Bibiana: ciclabili popolari dipinte e più volte cancellate, fino a quando l’attuale amministrazione non ha deciso di accogliere il progetto e realizzare ufficialmente la pista ciclabile (seppure con molti difetti). Speriamo che gli attivisti non siano costretti a ripetere più volte il loro lavoro prima di essere ascoltati dal Comune.

Il contesto

Alcune persone all’interno dell’attuale amministrazione, come il consigliere Enrico Stefàno, si spendono con impegno per riportare la civiltà a Roma.

Alcuni passi avanti, con lentezza e fatica, vengono fatti (come ad esempio le ciclabili sulla Tuscolana o sulla Nomentana, in via di completamento, o la appena annunciata ciclabile sulla Prenestina). Ma Roma è troppo indietro per ignorare le occasioni in cui la manutenzione straordinaria delle strade permette di realizzare percorsi ciclabili; anzi, obbliga a farlo.

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