La generazione Peter Sagan
Chi segue anche solo un po’ il ciclismo professionistico sa che esistono i ciclisti e poi c’è Peter Sagan.
Che è uno che vince in tutte le discipline che pratica, uno che passa la stagione a correre su strada e poi si presenta alle olimpiadi nella mtb, uno che va alle corse di inizio stagione con i peli lunghi sulle gambe e 1,6 milioni di follower su instagram.
Sagan è l’uomo che ha sbriciolato il modello del ciclista schivo e fanatico della sofferenza per sostituirlo con un inno alla gioia sul sellino che arriva al traguardo impennando con una bici da crono. E sembra che sia lì nella corsa non per vincere, ma per divertirsi.
E questo fa di Sagan il ciclista professionista più figo sulla piazza, uno che non si prende sul serio neanche se ha vinto tre mondiali.
“Generazione Peter Sagan” è l’ultimo libro di Giacomo Pellizzari, edito da 66TH A2ND, ma non è la solita biografia del campione di turno, è lo sguardo di un abile scrittore dentro le eccezionali stramberie di un vero fenomeno del pedale che non ha paura di uscire dalla propria zona di comfort.
E di conseguenza la bella prosa di Pellizzari finisce per portarci anche al di fuori del mondo pedalato, sempre inseguendo il personaggio di Peter Sagan, del suo inimitabile stile e di un pubblico che lo ama più di chiunque altro.
“Generazione Peter Sagan” è un inno al campione slovacco, ma soprattutto al suo approccio che, con la complicità dei social, lo ha trasformato in un’icona del rock pedalato che lo rende vincente anche quando perde.
In questa fenomenologia saganiana Pellizzari dipinge quindi un mondo del ciclismo che sta cambiando e si sta mettendo al passo coi tempi e che finalmente sforna non solo corridori ma personaggi in grado di parlare anche a chi non vuole essere un campione.
E quindi nel libro non mancano paragoni molto azzeccati con altri campioni del passato per evidenziare quanto Sagan sia un elemento di rottura che sarà forse ricordato come il capostipite di una nuova generazione di ciclisti professionisti, sempre più lontani dal celebre “poche chiacchiere e menare” di Gimondi.
Un campione che ha molto da dire anche oltre la bici.
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