La settima edizione del Tuscany Trail è iniziata con un numero stampato su un foglio, attaccato a qualche borsa da bikepacking, con l’aggiunta della scritta: “fuck COVID-19”. Credo che questo sia stato lo spirito con il quale questo evento ha preso forma nella mente degli organizzatori dopo un anno così particolare. Lo stesso spirito ha accompagnato tutti i partecipanti, un colpo di pedale dopo l’altro, da Massa fino a Orbetello.

Per raccontare di questa incredibile esperienza potrei dilungarmi davvero troppo, dato che le emozioni vissute sono state molte e spesso diverse tra loro, così come molte sono state le persone incontrate, le storie ascoltate, i luoghi attraversati che lasciano a bocca aperta, i taglieri di salumi con il tipico pane sciapo della Toscana e le birre che li hanno accompagnati.

Per non dilungarmi troppo cercherò di mettere a fuoco ciò che, più di altro, mi ha lasciato qualcosa di bello.
Luoghi incredibili
Città
Lucca, Firenze e Siena sono tra le città toscane famose in tutto il mondo, giustamente intese come luoghi di arte e cultura, da visitare, girare, restarci più tempo possibile per percepire ogni stimolo che da esse può arrivare.
Il percorso del Tuscany Trail, invece, ti “obbliga” ad attraversarle in sella alla tua bici sporca di fango (ma non più di quanto lo sia tu stesso), quasi come fosse l’unico modo possibile per goderne appieno.
Tutto quel concentrato di bellezza, che traspare fino all’esterno delle chiese e dei musei, riempie l’aria intorno, viene respirato dal biker di passaggio e diventa la carica per affrontare il fango che ancora deve venire.

Val d’Orcia
Il tentativo di scrivere qualcosa sulla Val d’Orcia mi mette in seria difficoltà, non saprei dove iniziare, come procedere e perché concludere.

Appena sono tornato a casa, dopo aver posato tutto, dopo aver salutato mia moglie e il cane, ho tirato fuori dalla borsa anteriore da manubrio il portafogli con i documenti e subito mi è stato chiaro di aver accumulato più bigliettini da visita e pubblicitari di ristoranti, B&B, castelli e musei durante il passaggio in queste zone della Toscana rispetto a quelli accumulati negli ultimi tre anni.

San Quirico d’Orcia, Pienza, Radicofani e molte altre sono le località nelle quali ci si trova catapultati da un momento all’altro (tendenzialmente a seguito di salite impegnative), e ogni tentativo di fare una classifica non renderebbe giustizia a nessuno di questi posti. Tuttavia, resto ancora affascinato al solo ricordo dell’arrivo a Pienza con il tramonto appena lasciato alle spalle e un arcobaleno completo alla fine della salita. Un arrivo di quelli che restano impressi nella mente per sempre.
Per capire meglio il mio stato d’animo e la meraviglia di quel momento vi contestualizzo la situazione: arrivavo da 110km (sterrato per la maggior parte) con 1900 mD+, dopo una notte trascorsa col sacco a pelo su una panchina nel tentativo di proteggermi dal freddo imprevisto e dalla leggera pioggia della notte. Quel giorno era stato freddo e piovoso e il sole aveva deciso di farsi vedere solo per il tramonto.

Compagni di viaggio
Partire da soli per un’avventura come il Tuscany Trail ritengo sia una scelta molto interessante, che una volta nella vita bisogna valutare.
Essendo un evento al quale partecipano molte persone è molto probabile che durante le pedalate si faccia conoscenza e si pedali un po’ insieme, magari arrivando anche alla stessa destinazione di fine giornata e condividendo il B&B per la notte.
Alla fine, guardandosi indietro, anche i compagni di viaggio costituiscono un ingrediente fondamentale per la bella riuscita dell’esperienza, rendendo ancora più unica e speciale l’avventura.

Penso che per riuscire a interagire con nuovi compagni di viaggio nel migliore dei modi ci si debba predisporre molto all’ascolto e che due regole importanti di comportamento debbano essere sottese: disponibilità all’aiuto reciproco, affinché ci si porga reciprocamente la mano nel caso di guasti meccanici o altri problemi (solidarietà) e disponibilità a dividersi come ci si è uniti, affinché ognuno proceda secondo il suo ritmo e le sue esigenze (assertività).
Vista dall’alto

Dal Tuscany Trail mi porto a casa la “vista dall’alto”.
Le colline e i luoghi attraversati che mi hanno accolto per una birra al volo prima di ripartire offrivano perfette viste dall’alto. Vedere per molti km di distanza, sia da dove si è arrivati, sia dove si deve procedere, provoca sempre un mix di emozioni che solo noi esseri umani possiamo capire.
Guardare su Strava, alla fine di tutto, il percorso completato di 500km con 8000 mD+ è un’altra soddisfazione che mi è piaciuto concedermi.
Vedere le tracce dei vari giorni, ricordarsi per ogni colpo di pedale la fatica e la bellezza, metterle insieme e paragonarle con il percorso completo sulla cartina è come desiderare tanto un puzzle che quando ce l’hai, finalmente, lo metti insieme e lo ammiri.

Conclusione
Vivere queste avventure aiuta a prendere una distanza diversa dalle cose, dai luoghi, dalle abitudini e dalle relazioni di ogni giorno, per vederle da lontano e cambiare la prospettiva alla quale siamo abituati o assuefatti dalla quotidianità. Questo può provocare scoperte più o meno piacevoli, ma dopotutto “il cambiamento è l’unica costante della vita”.
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