Arriva dall’European Cyclist Federation (ECF) l’analisi che mette a confronto i diversi piani di ripresa post pandemia che i Paesi membri dell’UE stanno ultimando in queste ore.
Possiamo riassumere quanto riportato da ECF attraverso due notizie principali, una bella e una brutta. Partiamo da quest’ultima, come già anticipato nel titolo dell’articolo ad oggi la bicicletta – ma più in generale la mobilità attiva – compare molto poco all’interno dei Recovery Plan dei Paesi europei, con alcuni Stati che addirittura non prevedono alcun tipo di incentivo alla promozione della mobilità ciclistica che non solo fa bene all’ambiente e alla salute, ma anche all’economia.

Tra questi l’ECF punta i riflettori su Germania, Spagna, Croazia e Finlandia. L’assenza del termine “bicicletta” nel piano tedesco è considerata la mancanza più rilevante, in particolare la Germania ha stanziato 3,2 miliardi di euro di incentivi per l’acquisto di auto elettriche e ibride, ma niente per le e-bike, nonostante l’obiettivo dichiarato dal governo tedesco sia di diventare una nazione “bike friendly” entro il 2030.
Meccanica per MTB e Bici da trekking
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La Spagna invece sembra si impegnerà a creare città sostenibili, una mobilità sicura e più connessa nelle aree urbane, ma non include alcun riferimento esplicito alla promozione della bicicletta. Lo stesso vale per la Finlandia e la Croazia, due paesi che puntano a promuovere un turismo più sostenibile, ma nei loro piani di ripresa non citano però il settore del cicloturismo.
Kevin Mayne, CEO di Cycling Industries Europe, ha sottolineato però quanto la bicicletta sia ormai nelle corde dei cittadini europei: “Nel 2020 sono state vendute più di cinque milioni di e-bike, quasi quattro volte il numero delle auto elettriche. Una crescita che sta creando più posti di lavoro: la metà delle aziende intervistate ha dichiarato di avere più personale oggi rispetto al 2019 e il 94% di queste afferma che dovrà ricorrere a nuove assunzioni nei prossimi due anni. I governi dell’UE potrebbero trarre vantaggio da questo enorme potenziale di crescita economica destinando almeno il 10% dei budget dei piani di ripresa al sostegno della bicicletta.”
Venendo alla bella notizia invece, il nostro Paese risulta tra i primi stati che spenderanno parte dei fondi del Recovery sulla promozione della bicicletta. Infatti, benché nell’ultima bozza di piano presentata da Mario Draghi vengano destinate somme inferiori rispetto al piano stilato dal suo predecessore Giuseppe Conte, l’Italia risulta comunque essere tra le nazioni che punteranno apertamente all’implementazione della mobilità ciclistica.
Il corretto posizionamento in sella
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Al primo posto in Europa si attesta tuttavia il Belgio, che ha previsto di destinare l’8% degli investimenti nella ciclabilità, soprattutto nella costruzione di superciclabili nelle regioni del Nord del paese. Tra gli altri paesi in prima linea troviamo la Romania, la Slovacchia, la Lettonia e la Francia.

È importante considerare però quanti fondi ciascun paese riceverà dall’UE, l’Italia è infatti il principale beneficiario con circa 190 miliardi di euro, a titolo di esempio altre realtà come Francia e Germania prenderanno rispettivamente 40 e 28 miliardi di euro, è quindi comprensibile che alcune nazioni abbiano scelto di finanziare altri settori dell’economia. Per giunta, se andiamo a vedere in percentuale quanto ha stanziato l’Italia ci accorgiamo che i 600 milioni indicati non corrispondono nemmeno all’1% dei fondi del Recovery, una scelta politica ben distante da quella del Belgio, che come detto poco sopra e al di là della mera quantificazione economica, ha destinato ben l’8% degli investimenti.
Non ci resta che confidare che almeno quei 600 milioni previsti dal presidente del Consiglio Draghi vengano spesi bene, magari innescando meccanismi moltiplicatori che portino poi a ulteriori forme di investimento nella ciclabilità.
Per ulteriori dettagli sulla ripartizione dei fondi è possibile consultare il sito di ECF.
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