Scopriamo la regione del Cantal, in Francia, tra pascoli, vulcani e le salite epiche del Tour da percorrere in bicicletta
Se è vero che un viaggio comincia quando lo si inizia a sognare, il mio nel Cantal è incominciato grazie a un film splendido (“A passo d’uomo” di Denis Imbert) tratto da un libro altrettanto bello (“Sentieri neri” di Sylvain Tesson) le cui pagine mi hanno accompagnato proprio nei giorni del mio itinerario cicloturistico nel cuore del Massiccio Centrale. Da quella storia di un cammino che riporta alla vita è nata una traccia su una mappa Michelin e una serie di prospetti altimetrici fatti di byte.
Alla scoperta del Cantal in bicicletta
Mi sono avvicinato al Cantal pedalando sulle strade dall’aspetto mediterraneo dell’Ardèche e nel proteiforme paesaggio della Lozère. Non lontano da Nasbinals, piccolo borgo turistico sulla strada francese del Camino de Santiago, ho assaggiato il verde perenne del Cantal a Saint Urcize, un borgo abbarbicato su una collina circondata da pascoli a perdita d’occhio.
Ho passato un’intera mattinata a salire e scendere nel cuneo settentrionale dell’Aveyron per rientrare nel Cantal con i 10 chilometri ascendenti e ombreggiati che, provenendo da Taussac, mi hanno condotto a Labrousse.

Su questa strada immersa in una fitta foresta ho incontrato 4 automobili in un’ora. È stata la risposta alla domanda che mi sono posto sin dal mio ingresso nel Massiccio Centrale: perché non ci sono piste ciclabili? Semplice: perché le strade dipartimentali sono semideserte, frequentate esclusivamente dai locali, in una delle zone con la più bassa densità di popolazione dell’Hexagone. Il traffico motorizzato si concentra sulle strade nazionali che è meglio evitare, optando per il dedalo di strade secondarie che attraversano questa regione della Francia profonda.
Salers, una perla medievale sotto il vulcano
Nel capoluogo del dipartimento, Aurillac, è in corso un happening di artisti di strada. Le ciclabili che percorro per attraversare questo centro di circa 30mila abitanti sono popolate da funamboli e giocolieri, in un clima di festa felliniano e straniante. La strada che mi porta al luogo del mio primo pernottamento è un esigente saliscendi di una ventina di chilometri sulla D922. L’avvicinamento su questa strada dipartimentale è l’unico tratto del mio viaggio con un intenso traffico motorizzato, quasi un’eccezione alla regola che vuole questa regione poco frequentata dagli automobilisti.
Raggiungo Sainte-Eulalie, un piccolo borgo ai piedi dell’area vulcanica del Cantal. A Le Grand Gîte trovo un’ospitalità fantastica e una cena luculliana che è una summa delle specialità locali: lenticchie verdi, bistecca con aligot (un purè di patate arricchito con formaggio, burro, panna e aglio), tris di formaggi e crêpes alle mele. Il gestore della struttura, Laurent, è un formidabile padrone di casa, nonché incallito cinefilo. La mia itineranza ciclistica lo spinge a dosaggi generosi nel mio piatto. È uno di quei luoghi che ti dispiace lasciare e dove speri di tornare non appena ti rimetti in sella.

Il giorno dopo arrivo a Salers, uno dei borghi più belli di Francia. Unico punto fermo quando progettavo il mio viaggio nel Massiccio Centrale, questo villaggio di appena 328 anime è all’altezza delle aspettative. Situato sul fianco ovest della più vasta area vulcanica d’Europa (2700 kmq) e all’interno del Parco Naturale Regionale dei Vulcani d’Alvernia, Salers è un borgo medievale perfettamente preservato: case turrite, palazzi in stile rinascimentale, architetture gotiche e l’Esplanade de Barrouze che offre lo sguardo su tre valli: Maronne, Rat e Aspre.
Panorami mozzafiato e salite da Tour de France

Lasciato alle spalle questo splendido paese, la Route du Puy Mary propone i 9 chilometri di salita al 3,4% che conducono ai 1241 metri del Col de Neronne. Si tratta di un’ascesa pedalabile, nella quale si possono ammirare senza particolari affanni la valle della Maronne e le cime del Puy Mary. Una volta giunti in vetta, si scende per 4,5 km per poi risalire per 5,5 km fino ai 1589 metri del Col du Pas de Peyrol.
I primi 3 km di salita sono boscosi e hanno una pendenza che oscilla fra il 4% e il 6%, ma negli ultimi 2,5 km la pendenza media è dello 10,2% con una punta massima del 15% al Virage Romain Bardet, un tornante diabolico monopolizzato dalle scritte inneggianti l’enfant du pays che lo scorso anno ha disputato il suo ultimo Tour de France, vestendo la maglia gialla nella tappa d’apertura con arrivo a Rimini.

Il Col du Pas de Peyrol è la Cima Coppi del Cantal, un balcone da cui lo sguardo può allungarsi a 360° sulle vallate più spettacolari del Massiccio Centrale.
Saint Flour, un giro nella città alta
Scattate le foto di rito scendo a nord-est, transitando per il vicino Col d’Eylac e, successivamente, nei suggestivi borghi di Lavigerie e Dienne. È una discesa disadorna, priva di vegetazione e con poche abitazioni. Un paio di chilometri in salita verso il Col d’Entremont e poi un’altra discesa verso Murat, un altro centro che merita una piccola sosta.

A Beynac il paesaggio torna a farsi rassicurante: una pianura di strade secondarie fra pascoli e campi. Mi rifocillo a Coltines, borgo rurale in cui l’unico esercizio commerciale è una vecchia drogheria. La bicicletta corre in leggera discesa fino al Castello di Sailhant. Da lì raggiungo Saint-Flour, località il cui centro storico, dominato dalla Cattedrale di Saint-Pierre, si sviluppa nella ville haute raggiungibile a piedi attraverso i 330 gradini del chemin des chèvres.
Dopo aver pernottato nella città bassa, il mattino successivo prendo la strada per Le Pirou e per Ruynes-en-Margeride. Da qui iniziano i 14 km al 3,7% di media che mi portano ai 1371 metri del Col le Portus d’Azenc. La salita è dolce e altamente panoramica, con un epilogo in pineta che toglie il fiato. Il modo migliore per salutare quella terra meravigliosa che è il Cantal.
Per un approfondimento sugli itinerari cicloturistici del Cantal si può consultare la pagina specifica di Auvergne à vélo.
Per innamorarsi del Cantal vi ricordiamo da dove viene l’ispirazione: A passo d’uomo – il film- e il libro da cui è tratto, Sentieri neri di Sylvain Tesson
Le tracce degli itinerari pedalati e raccontati in questo articolo sono disponibili a questo link
In apertura immagine della salita al Col du Pas de Peyrol , crediti D. Mazzocco
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