La bussola della pianificazione della ciclabilità

La congestione e le esternalità negative legate al trasporto privato su gomma sono ormai note; l’incremento della ciclabilità in città può svolgere un ruolo fondamentale nel ridurre la dipendenza dall’auto. Incrementare la quota modale di spostamenti in bicicletta è uno dei metodi più semplici, economici e realizzabili nel breve periodo per risolvere i problemi del traffico e dell’inquinamento generando quindi esternalità positive per l’economia e l’ambiente.

Per ottenere questo miglioramento, è però necessario prestare particolare attenzione alla progettazione, senza la quale nessun cambiamento può essere reso possibile.
Spesso si tende a dimenticarlo, ma le infrastrutture stradali rispondono alla stessa logica di tutti gli oggetti che utilizziamo nella nostra quotidianità: sono caratterizzati da un design che ne rende più o meno semplice e, di conseguenza, più o meno popolare l’utilizzo. Questo perché noi esseri umani, nella scelta tra qualcosa di facile e qualcosa di difficile, tendiamo necessariamente a privilegiare l’opzione più semplice e che ci fa sentire maggiormente a nostro agio.

Se questa considerazione viene considerata la base di partenza per la concezione degli oggetti di uso comune come può essere il nostro smartphone (la user experience è diventata la parola d’ordine del terzo millennio) o gli strumenti che utilizziamo in cucina, perché non può essere utilizzata anche nella progettazione delle infrastrutture destinate alla ciclabilità?

Se in una città l’uso della bicicletta è difficile o pericoloso, non ci sarà da stupirsi se i cittadini di quella città sceglieranno di utilizzare l’auto anche per brevi spostamenti. Ecco quindi che forma dello spazio e mobilità sono due facce della stessa medaglia che richiedono quindi una visione di piano ampia e strategica. Il pianificatore delle nostre città oggi è un soggetto che è sempre più chiamato a considerare la user experience del cittadino e che deve quindi considerare l’ambiente in cui si opera, gli interessi dei vari stakeholder, la domanda di mobilità attuale e futura del pubblico, le sfide di natura esterna e le innovazioni tecnologiche e, ovviamente, i vincoli di bilancio.

Una corretta attività di pianificazione, anche in termini di ciclabilità, ha bisogno di obiettivi che devono essere SMART, ovvero Specifici, Misurabili, Accessibili, Raggiungibili e definiti Temporalmente, questo per evitare di costruire castelli in aria destinati a trovare attuazione nell’anno del mai. Ma soprattutto richiede che la pianificazione parta dagli obiettivi posti e proceda a ritroso nella costruzione del percorso fino ad arrivare alla situazione attuale.

Il grande dilemma cui si trova di fronte il pianificatore è sulla scelta del giusto intervento in ogni singolo caso: tra due possibili interventi volti ad aumentare la sicurezza di chi si muove in bici, qual è da preferirsi? La risposta è da ricercarsi nel metodo scientifico che, come avviene nel nord Europa, viene utilizzato come unico possibile approccio alla materia.

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