L’ecologista e il carrozziere

9 Marzo 2011

sergio-marchionne_rifletteE’ assai probabile che se l’ambientalismo (un certo di ambientalismo) fosse stato attivo già nel 19° secolo avrebbe lanciato una ecocrociata contro le carrozze. L’industria di questo mezzo di trasporto, in Europa come in America, alla fine dell’800 era particolarmente florida e – ipotizzando una cavalizzazione di massa – un Carlo Ripa Di Meana dell’epoca avrebbe catechizzato tutti sull’enorme emergenza sanitaria che incombeva sulle nostre vite: il pericolo sanitario (oltre che olfattivo) di quel fecale strascico marrone lasciato in strada dall’ingorgo di carrozze.

E’ assai probabile che se il Marchionnismo fosse stato attivo già nel 19° secolo in Italia la motorizzazione di massa sarebbe arrivata con qualche decennio di ritardo. Dal re Vittorio Emanuele (peraltro la capitale era a Torino) un Sergio Marchionne dell’epoca avrebbe con facilità ottenuto per la sua Fica (Fabbrica Italiana Carrozze e Affini) una lunga serie di editti per la rottamazione delle carrozze. Avrebbe fatto costruire la 500 (restyling di una delle prime carrozze di successo) poi sarebbe andato dagli yankee proponendo di fare corposi investimenti nelle fabbriche Usa. E gli americani – che sembrano stupidi, ma hanno il fiuto per gli affari – lo avrebbero accolto a braccia aperte perché ora il loro nuovo business era l’automobile, altro che carretti trainati da ronzini.

Ecco, certi ambientalisti e certi industriali di oggi mi ricordano molto i Ripa Di Meana e i Marchionne dell’800. I primi impegnati a spingere sull’auto elettrica o a idrogeno, i secondi pronti a fare a pezzi tutto (a partire dagli operai) pur di mantenere in piedi la produzione di un oggetto che appartiene a un millennio fa.

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