L’ingorgo? Nasce a Caporetto

Caporetto-ingorgo

Alle 2 di notte del 24 ottobre 1917 le forze austro germaniche lanciarono l’attacco contro le linee italiane tra Plezzo e Tolmino, vicino a Caporetto. In breve tempo le difese italiane, prese alla sprovvista, capitolarono, i morti furono 12mila, i prigionieri centinaia di migliaia. (…)

Sugli eventi di Caporetto s’è ovviamente concentrata l’attenzione di numerosi studiosi. Uno di loro, lo storico liberale inglese George Macaulay Trevelyan che si trovava al fronte con la Prima Unità delle autoambulanze della Croce Rossa britannica, ha aggiunto alle cause della disfatta un singolare elemento: il traffico. Testimone diretto dei fatti, nel libro Scenes from Italy’s war Trevelyan ha sostenuto che il numero dei prigionieri, delle armi e dei mezzi perduti è stato ancor più grave per colpa di un ingorgo e dell’assenza di una qualsiasi disciplina stradale. Prima del 1915 a Roma i veicoli a motore viaggiavano a sinistra e a Milano dalla parte opposta. Cadorna (sempre lui), nel tentativo di mettere ordine, aveva contribuito al disorientamento generale ordinando che nelle regioni sottoposte al suo controllo i veicoli viaggiassero a destra, ma non nell’attraversare i centri urbani, dove dovevano tenersi a sinistra.

Il federalismo delle norme di circolazione, vista anche l’esigua consistenza del parco macchine, fino a quel momento non aveva creato grossi problemi. Ma nei momenti di panico e smarrimento che avevano seguito l’avanzata nemica, quando colonne di mezzi prendevano la via della fuga e altri procedevano in direzione opposta, il fatto che ogni autista stesse dal lato della strada che gli aggradava di più, aveva accresciuto il caos a dismisura. Trevelyan, stupito da quello che vede, lo racconta così:

Sulla strada principale da Cormons a Udine ci muovevamo pochi metri alla volta, ma ben presto rimanemmo bloccati per tutta la notte. […] All’alba l’irregolare serpente avanzava a singhiozzo, fermandosi e ripartendo in continuazione. Non c’era nessuno a gestire la viabilità, nemmeno un carabiniere. […] L’unico ufficiale che provava a dirigere il traffico stava semplicemente facendo la cosa sbagliata vietando agli autoveicoli di sorpassare i carri trainati dai cavalli, ordine che non faceva altro che aumentare la confusione. […] Nel frattempo migliaia di contadini sui loro carri si univano alla ritirata, facendo crescere la congestione. L’assenza totale di regole ha raddoppiato il numero dei cannoni, dei camion e dei carri che caddero nelle mani del nemico. Quasi nessuno si accorse che, a breve distanza dalle due o tre strade principali intasate dalle masse in fuga, ve ne erano altre, secondarie, perfettamente sgombre. Ognuno fece quello che credeva giusto.

(Tratto dal libro No Bici, Ediciclo Editore, 2012)

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