Che sia possibile per le persone affette da morbo di Parkinson, pedalare, ed andare anche molto lontano, lo abbiamo scritto più volte. E’ un tema delicato, certo, e neanche la bicicletta così come nessun altro antidoto può garantire una cura totale e immediata. Dipende dallo stato di avanzamento della malattia, e poi siamo nell’ordine dei miglioramenti delle capacità cognitive, dell’equilibrio e delle capacità motorie, ma non sono da sottovalutarsi se si pensa come sia poco invasivo il mezzo per il quale tali risultati si ottengono: una semplice bicicletta.
A tal proposito, i medici dell’Università di Radboud, a Nijmegen, nei Paesi Bassi, hanno recentemente constatato come l’utilizzo di un programma di realtà virtuale per andare in bicicletta possa incidere molto, nel lungo periodo, sul recupero del paziente. I movimenti delle persone affette da Parkinson sono generalmente lenti e appesantiti, talvolta i pazienti hanno molta difficoltà anche solo a salirci in bici, ma una volta avvenuta questa operazione cominciano a pedalare con una naturalezza che ha del miracoloso.
Ma in cosa esattamente fa bene spingere le gambe sui pedali? “Pedalare – spiega il dottor Hans Van Baren – rafforza i collegamenti tra le regioni del cervello legate al movimento“. E poi conta il fattore del coinvolgimento, si tratta di un programma di realtà virtuale che può essere visto anche come un gioco, perché no, offrendo entusiasmo e motivazione. “Per questo – aggiunge il medico – si sta valutando la possibilità di utilizzare il metodo anche per curare altre malattie, come la depressione o l’obesità infantile.“
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