Matias Recondo: finisce in Messico la traversata in bici dell’America

Condividiamo con grande dispiacere un aggiornamento di Matias Recondo, cicloviaggiatore impegnato nella traversata in bici dell’America dalla Patagonia all’Alaska.

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Purtroppo il giorno piú brutto del mio viaggio é arrivato.

Il 19 Settembre 2013, alle 13:00, avevo appena finito di pranzare in un piccolo villaggio chiamato San José de Gracia, nello stato di Oaxaca; la meta della giornata era raggiungere la cittadina di Mitla, con le sue belle rovine.

Lasciato il villaggio inizio a percorrere la salita e mi accorgo che al lato della strada é ferma una macchina con il cofano aperto. Accanto all’auto sta trafficando l’uomo, mentre la donna si trova in mezzo alla strada, io penso per cercare aiuto.
Al momento non ho sentore del pericolo, la donna si avvicina dicendomi qualcosa e nel giro di pochi secondi li ho addosso entrambi con 2 machete lunghi 50cm puntati allo stomaco e al costato.

Minacciandomi di morte mi obbligano a percorrere un sentiero laterale alla strada dove, ben nascosti alla vista degli altri veicoli che sarebbero passati, iniziano ad aprirmi le borse con i machete e a gridarmi dove tenevo le cose di valore: “Dov’é la macchina fotografica?…i soldi dove sono?…Questo cos’é e quanto vale?…rapido rapido!”
Dopo avermi preso il borsello con soldi (pochi), carte di credito e documenti, mi obbligano a a togliermi le scarpe con i calzini e addirittura gli occhiali.

Successivamente mi dicono di scendere per il pendio al lato della strada, in mezzo a arbusti e cespugli. Il posto é pieno di spine e spazzatura e quindi mi taglio il piede sinistro in diversi punti, perdendo sangue; nel frattempo i due malviventi prendono la loro auto e fuggono.

Aspetto qualche minuto, non si sa mai che sia una trappola e che mi stiano aspettando. Mi arrampico sul pendio verso la strada asfaltata, ho diverse difficoltá a fermare un mezzo, perché molti tirano dritto, forse spaventati.
Quando un veicolo si ferma riesco a farmi portare a San José de Gracia, solo 1km piú in basso.

In questo villaggio non c’é polizia, quindi la prima cosa a cui penso é farmi curare il piede. La gente qui non é molto collaborativa, chiedo aiuto per farmi portare al centro medico, ma sembra che stia chiedendo qualcosa di eccessivo.
Dopo quasi 1 ora riesco a trovare una signora che mi pulisce le ferite al piede…fortunatamente non ho bisogno di punti di sutura.

Non essendoci polizia, penso che sia meglio raggiungere Oaxaca, la cittá piú grande dell’omonimo stato, peró non ho soldi.
Una famiglia del posto di buon cuore mi regala 100 pesos per il viaggio in bus (circa 6 euro).

Giunto a Oaxaca alle 20:30 mi fermo a dormire nella stazione dei bus (non potevo cercare un posto migliore, di notte e per giunta senza soldi).
La mattina successiva raduno l’equipaggiamento rimasto (non vi ho detto che dalla prima rapina mi era rimasta la bici e parte dell’equipaggiamento) vicino alla fila di sedie.

Dovuto allo stress di dover cercare aiuto, il non avere soldi e dover pagare qualsiasi cosa (per andare al bagno, per collegarsi ad internet da un internet point, per custodire le borse), lascio incustodite bici e borse mentre riesco a farmi regalare 30 minuti di connessione a internet.

Mentre mi collegavo a Facebook, chiedendo aiuto, mi rubano il resto dell’equipaggiamento, bici, alcune borse con dentro il portatile che usavo per lavorare, il disco esterno di backup con i file originali delle foto, ricordi di viaggio, ecc.).

Disperato chiedo alle persone attorno se hanno visto qualcosa, ma nessun ovviamente ha visto nulla, anzi mi rinfacciano quasi prendendomi in giro che avrei dovuto provvedere alle mie cose, non a lasciarle li. Ovviamente su questo hanno ragione, ma avrei voluto vedere loro al mio posto, da solo, senza soldi, senza nessuno che volesse aiutarmi…ognuno facendosi i cazzi propri.

Alla fine riesco a trovare qualcuno che mi aiuti, un’amica di un’amica di Willy Mulonia, un grande ex-cicloviaggiatore di Brescia.

Ora mi trovo a Oaxaca ed ho deciso che per me sia meglio tornare in Italia.
In questi giorni hanno cercato di convicermi a continuare il viaggio…avrei ricevuto un pacco con pezzi d’equipaggiamento e forse una bici, peró per come intendo io il viaggio preferisco fermarmi qui, recuperare il materiale perduto secondo i miei gusti (per esempio non mi piace viaggiare senza documentarlo con fotografie, video e poi elaborare il tutto sul mio portatile) e riprendere il viaggio in futuro.

Questo viaggio finisce quindi in Messico, dopo 966 giorni di viaggio, 14 paesi visitati, 29846km percorsi.

In futuro penso che potró viaggiare di nuovo in America, magari partendo da Oaxaca e raggiungendo l’Alaska.

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