Il punto sulla guerra delle fiere: Padova vs. Verona
Premessa: questa analisi della situazione del panorama fieristico italiano ha la pretesa di essere più obiettiva possibile. La mia onestà intellettuale mi costringe pertanto a ricordare ai lettori che esiste una partnership avviata tra la nostra testata e Veronafiere per il 2015, fattore che cercherò di rendere ininfluente nel corso della mia valutazione che baserò su fatti concreti, dati e numeri e lasciando a voi lettori ogni giudizio.
Il panorama delle fiere delle biciclette italiano del 2015 presenta delle strane analogie con quello del 2012: Verona che lancia il guanto di sfida a Padova e minaccia di portarsi via tutto quanto. A differenza di quanto avvenuto nel 2012, questa volta a tentare lo strappo non è ANCMA (l’associazione di categoria del ciclo e motociclo), bensì il vecchio management della fiera di Expobici (Padova) che si è trasferito in blocco a Verona per dare vita, grazie alla rete di contatti e conoscenze sviluppata nel corso degli anni, a Cosmobike.
Al lancio di Cosmobike (che vi abbiamo raccontato qui) è seguita la conferenza stampa di lancio dell’evento padovano dove il nuovo management (in cui compare anche Moreno Argentin, ex campione del mondo di ciclismo su strada) ha annunciato una nuova formula fatta di 8 eventi itineranti sul territorio italiano, attività culturali dedicate al concetto di bici e arte, un fuorisalone dedicato al mondo della bici che coinvolgerà l’intera città di Padova. Noi non abbiamo avuto modo di partecipare alla conferenza stampa di Padova, ma stando alla ricostruzione fatta dalla stimata collega Ludovica Casellati sul suo sito le cose sarebbero andate più o meno così:
“Le informazioni che si aspettavano le aziende presenti, poco più di una decina, erano però di tono diverso. Avrebbero voluto sapere concretamente quante aziende hanno fino ad oggi dato la loro adesione ad Expobici, anche non formalmente, in quella che è considerata, ma che era stata fino a quel momento taciuta, concorrenza con un nuovo Competitor, Cosmo Bike Show della Fiera di Verona.
Le incalzanti domande di una operatrice, accompagnate da altri interventi dello stesso tenore hanno però innervosito vistosamente tutto il tavolo dei relatori e in particolar modo il Presidente della Fiera Ferruccio Macola seduto in prima fila. Uomo elegante e apparentemente pacato, da qualche decennio alla guida della Fiera di Padova, ha ritenuto di dover intervenire. Il fatto è che anziché stemperare l’atmosfera e abbassare i toni ha innescato una bomba! La platea chiedeva maggiori delucidazioni e trasparenza per poter operare una scelta e Macola ha esordito dicendo che le aziende intervenute avrebbero potuto fare le loro valutazioni e decidere in quale Fiera investire. Ma poi ulteriormente incalzato, ha perso letteralmente le staffe, ha alzato il tono della voce urlando ai rappresentanti delle aziende presenti che pur essendo un imprenditore considera sleale il comportamento di chi ha creato una Fiera duplicando di fatto Expobici.“
E il comportamento ritenuto sleale da parte di Macola è stato subito stigmatizzato: pochi giorni dopo la conferenza stampa di Padova, la polizia postale ha fatto irruzione in casa dell’ex a.d. e ideatore di Expobici, Paolo Coin, e del resto del management (Denise Muraro e Patrizia Piu) sequestrando computer, telefoni cellulari e chiavette USB alla ricerca di informazioni che potessero corroborare o confutare la denuncia per furto di segreto industriale fatta dalla Fiera di Padova nei confronti dei concorrenti.
A seguito della denuncia, Expobici non ha mancato di inviare a clienti e prospect la rassegna stampa dell’iter giudiziario in corso, mentre Cosmobike ha annunciato dapprima la realizzazione di Cosmobike Mobility (salone del ciclismo urbano) e poi di uno spazio interamente dedicato al triathlon, mentre ieri ha presentato l’elenco di aziende e marchi che hanno già dato conferma della propria partecipazione al salone di Verona.
La lista (scaricabile da qui) contiene oltre 300 tra marchi e aziende del settore in cui si evidenzia la mancanza (oltre che delle solite aziende americane come Specialized, Cannondale, Trek, sempre più restie a partecipare alle fiere) dei grandi marchi della bicicletta da corsa italiana: Colnago, De Rosa e Pinarello.
Tra i marchi presenti, invece, spiccano in particolare i big del settore: Campagnolo, SRAM, il gruppo Selle Royal (quindi anche Fizik, Brooks e Continental), Bianchi, Atala e marchi controllati, Lombardo, Schwalbe e Vittoria, più pressoché tutte le testate giornaliste che si occupano a vario titolo di bicicletta.
Per quanto la partecipazione di testate giornalistiche alle fiere non sia un indicatore esaustivo del valore dell’evento in se (le riviste partecipano spesso a titolo gratuito e, in molti casi, anche spesate), è interessante rilevare l’attività di advertising compiuta dalle due fiere: Cosmobike è già saldamente visibile con banner dedicati sui siti internet di Cyclinsinde e di Ciclismo, mentre di Expobici ancora non si hanno notizie.
Per completare l’analisi sulle due fiere, è interessante notare l’attività delle due realtà sui social: poiché non ha senso paragonare in termini di like e follower una manifestazione che ha 8 anni di storia e una che deve ancora aprire le porte alla prima edizione, abbiamo deciso di riportare esclusivamente l’attività comunicativa intrapresa nel corso del mese di febbraio da parte delle due fiere.
Expobici (Padova) nel corso del mese di Febbraio ha pubblicato 8 tweet e 27 post su Facebook
Cosmobike (Verona) nel corso del mese di Febbraio ha pubblicato 48 tweet e 40 post su Facebook
Questi sono i fatti, le valutazioni, le lasciamo a voi.
Che ne pensate?
…Che dire!
con tutti i difetti e i pregi di Padova avevamo in italia una Fiera!
Poi i soliti Italioti si sono venduti a Verona e forse non avremo piu’ una Fiera.
I venduti spero siano puniti non dalla giustizia ma dalla vita……
Dalla giustizia impossibile …dalla vita chissa’ qualche tradimento da chi si reputa ” amico” tanto x capire com’e’!
Ciao Antonio,
Non entro nel merito del registro linguistico che hai deciso di utilizzare e mi concentro su quello che dici: non credo che nel momento in cui un dipendente (o 4) decidono di abbandonare l’azienda per cui lavorano per passare alla concorrenza lo facciano per desiderio di tradire, ma soltanto per migliorare la propria situazione lavorativa, il proprio inquadramento e il proprio stipendio (legittimo, no?).
Vogliamo dire anche qualcosa sulla fiera di Padova? Io rilevo che Padova non è stata in grado di mantenere presso di se i propri dipendenti e in questo modo si è fatta portare via la fiera. Padova aveva la possibilità di far firmare ai propri dipendenti dei patti di non concorrenza. Ha deciso di non farlo e adesso ne paga le conseguenze.
Chi è causa del suo mal…
Mi sembra che in due gradi di giudizio sia stato appurato che siano stati fatte delle operazioni illegali da parte del management fuoriuscito. Non solo una ricerca di miglioramento economico quindi…