Quanto paghereste per essere sicuri di ritrovare la vostra bicicletta dove l’avete lasciata l’ultima volta?
Può sembrare una domanda retorica, ma basta farsi un giro per Bologna per capire che non è così.
Chiunque conosca un minimo Bologna sa che per comprarsi una bicicletta bastano poche decine di euro e una visita ai loschi figuri che bivaccano nella centralissima Piazza Verdi dove si può ottenere un cancello a pedali che, per quanto in non perfette condizioni di efficienza e manutenzione, funziona.
Quello delle bici rubate è un business che funziona molto bene in tutta Italia. Funziona talmente bene che chiunque abbia una bicicletta degna di questo nome sa cosa significhi stare con il patema d’animo perché la propria compagna a pedali è rimasta fuori dal cinema, dal ristorante, dalla stazione o dal posto di lavoro, in balia di sconosciuti armati di tronchesi e delle peggiori intenzioni.
A Bologna sembra che abbiano trovato la soluzione al problema: niente a che vedere con le fantascientifiche soluzioni adottate in Giappone con parcheggi bici interamente automatizzati che mettono al sicuro le biciclette sotto terra (vedi video), ma un progetto molto più artigianale che non può non lasciare a bocca aperta chiunque abbia il tempo e la voglia di trascorrervi qualche minuto.
Sto parlando di Dynamo, la velostazione nata proprio nella città delle due torri a poche centinaia di metri dalla stazione centrale, in uno spazio ricavato dalla riqualificazione dei tunnel sottostanti il parco della Montagnola che in tempo di guerra servivano come rifugio antiaereo per la popolazione.
Oggi, in tempo di pace, gli stessi locali vengono utilizzati come rifugio dai ladri di biciclette e come punto di aggregazione per ciclisti dove è possibile parcheggiare la propria bicicletta, noleggiarne altre per gironzolare per la città che ospita la più antica università d’Europa, chiedere l’intervento di un meccanico qualificato, oppure bere una birra artigianale mentre si ascolta un DJ set.
Alla domanda iniziale, i fondatori di Dynamo hanno dato, quindi, una risposta puntuale: posteggiare la propria bici fino a 6 ore costa 1 €, lasciarla per 24 ore costa 1,50 €, ed è possibile anche acquistare abbonamenti per il fine settimana (4 €) o mensili (20 €).
Chiunque abbia avuto la fortuna e il piacere di visitare i paesi del nord Europa potrebbe essere tentato di smorzare il mio entusiasmo di fronte all’apertura della velostazione di Bologna: in fondo anche ad Amsterdam e a Copenhagen ci sono strutture e iniziative simili, con la semplice differenza che nessuna delle velostazioni dislocate in giro per il globo è in grado di offrire una vista sulle suggestive rovine di Porta Galliera e un’ubicazione iperstrategica, proprio a metà strada tra la stazione dei treni, quella degli autobus e la via principale di accesso a Piazza Maggiore.
L’apertura di Dynamo arriva a corollario di una strategia precisa e coerente con cui il Comune di Bologna sembra voler rendere la bicicletta la regina della mobilità urbana. Per mettere in sella i cittadini, infatti, non basta creare sicurezza attraverso piste ciclabili e la riduzione della velocità delle auto, serve anche garantire che questi ritrovino il proprio mezzo esattamente dove l’hanno lasciato.
Ignorando questo passaggio, ci ritroveremmo a consolidare il paradosso Italia, il più grande produttore in Europa (forse al mondo) di biciclette di alta gamma, ma in cui il valore medio di spesa per l’acquisto di una bicicletta è circa un quarto di quello dell’Olanda.
Dynamo rappresenta quindi un meraviglioso esempio di iniziativa che vale la pena replicare ovunque per incrementare l’uso della bicicletta, riqualificare edifici abbandonati, contrastare il degrado, creare inclusione sociale e generare economia e posti di lavoro.
La ricetta esiste, perché non replicarla?
Mentre i nostri amministratori locali ci pensano, voglio segnalare una petizione su Change.org che chiede proprio la realizzazione di un parcheggio bici custodito nei pressi della stazione Termini a Roma dove la situazione al momento si presenta così:
Tempo fa proposi di realizzare questa iniziativa con denaro proveniente da sponsor privati: chissà che i tempi non siano maturi per una sua concretizzazione.
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