“Aiutateci a salvare il museo di Gino Bartali”

“Aiutateci a salvare il museo di Gino Bartali”

Gino Bartali
La memoria di Gino Bartali, campione che ha fatto la Storia del ciclismo italiano, rischia di essere dimenticata dai posteri: il museo che porta il suo nome potrebbe scomparire. Sembra incredibile, eppure una figura importante come quella di Bartali sta cadendo nel dimenticatoio proprio nella sua Toscana, anzi: nella sua città natale, Ponte a Ema, dove il museo del ciclismo a lui dedicato è attualmente gestito dalla direzione sport e cultura del Comune di Firenze.

Una petizione online – lanciata sulla piattaforma Avaaz.org – chiede al sindaco di Firenze Dario Nardella di adoperarsi affinché al museo dedicato a Gino siano date le risorse e l’attenzione che merita: “Il museo non ha custodi (sono già stati rubati alcuni materiali) e viene aperto solo il fine settimana, non vengono coinvolti enti, scuole, non vi è cartellonistica che indichi dall’uscita dell’autostrada la sua locazione, non è inserito nel circuito dei musei cittadini, non vi è attività culturale con le scuole”, si legge sul testo della petizione che al momento in cui scriviamo – 1 gennaio 2017 – ha raccolto poco meno di 500 firme: un numero davvero esiguo se rapportato ai milioni di tifosi che seguivano le imprese ciclistiche di “Ginettaccio” a bordo strada o incollati alla radiocronache. E fa un po’ male pensare che un gigante come Bartali sia stato dimenticato così in fretta…

Gino Bartali

La verità è che in questi anni il museo è vissuto sul volontariato degli amici di Bartali che hanno creato l’Associazione a lui dedicata e gestito secondo le loro forze e capacità questo spazio – che sorge dirimpetto alla casa natale del campione, in via Chiantigiana – mentre invece sarebbe necessario un salto di qualità per scongiurare che questa esperienza si esaurisca un domani, quando gli amici di Bartali ancora in vita non ci saranno più e non ci sarà più nessuno a farsi carico del compito di tramandare la memoria delle imprese di Gino.

Le richieste inserite nella petizione sono molto chiare e chiedono il rilancio dello spazio con una sistemazione museale più moderna e attuale, con gli oggetti storici in teche appropriate e soprattutto l’archiviazione digitale e cartacea dei documenti storici attraverso l’impegno del Comune e della Provincia di Firenze, oltreché della Regione Toscana. Si chiede altresì un coinvolgimento attivo della Federazione Ciclistica Italiana, così come quello di squadre professionistiche e di imprenditori del mondo del ciclismo come sponsor e/o sostenitori continui. Poi, un piano di cartellonistica e l’inserimento nei circuiti turistici, così come anche il coinvolgimento delle scuole di ogni ordine e grado.

Per quanto riguarda il rapporto col Giro d’Italia, nel 2016 era stata prevista una visita dei ciclisti professionisti presenti in gara nel giorno di riposo dopo la cronometro di Greve in Chianti ma poi alla fine la cosa saltò: quest’anno, per il centenario del Giro, una partenza di tappa sarà proprio da Ponte a Ema, città che ospita il museo di Gino Bartali. Un’occasione più unica che rara per riaccendere i riflettori sulla struttura e cercare nuovi alleati per risollevare le sorti del museo caduto quasi nel dimenticatoio. Almeno per quel giorno la copertura mediatica sarà assicurata: ma chi penserà a mantenere viva la memoria di Bartali quando la carovana del Giro sarà passata?
La petizione si chiude con la frase: “Non lasciamo cadere un pezzo di memoria storica del nostro Paese”. E Bartali ha fatto la storia del ciclismo italiano.

Commenti

  1. Bob ha detto:

    Buongiorno,

    Sono appassionato su Bartali ,
    Di certo non merita questo, va sicuramente curato il suo ricordo. Partendo ad organizzare una ciclostorica.
    Mi piacerebbe essere partecipe in questo ……sia nell’organizzare che partecipare.

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