Peter Sagan, ambasciatore della ciclabilità?

5 Luglio 2017

sagan cavendish

Sono giorni strani per Peter Sagan, l’attuale campione del mondo del ciclismo su strada. Sembrava andare tutto bene: pochi giorni fa era stato annunciato il fatto che sarà un ambasciatore della ciclabilità, lavorando insieme ai sindaci delle principali città del mondo per promuovere il ciclismo come modalità di trasporto; lunedì aveva vinto la terza tappa del Tour de France; gara da cui ieri è stato squalificato per un comportamento allo sprint giudicato antisportivo e violento, avendo provocato la caduta di Mark Cavendish e il conseguente ritiro dello sprinteur inglese per le ferite subite.

È giusta o no la squalifica? Ne stanno discutendo gli esperti e gli appassionati di tutto il mondo. C’è chi dice che Cavendish non avrebbe dovuto tentare di passare per un pertugio così stretto; che Sagan ha alzato il gomito solo per mantenere l’equilibrio, e quel gomito non ha neanche toccato il corridore inglese. Lasciamo giudicare voi, con questo video.

L’unico giudizio che conta realmente in fin dei conti è quello della giuria del Tour, che ha ritenuto necessario espellere il campione slovacco dalla corsa. Le polemiche sono derivate anche dal fatto che la giuria aveva inizialmente deciso per una semplice penalità di 30 secondi, tornando poi sulla sua decisione dopo qualche ora.

Come sapete su Bikeitalia non siamo soliti seguire il ciclismo sportivo professionistico. Perché parliamo di questo caso allora? Perché il campione del mondo slovacco è stato scelto proprio pochi giorni fa come ambasciatore della ciclabilità. Si tratta della prima iniziativa concreta della nuova strategia dell’UCI che vi abbiamo presentato poche settimane fa.

L’UCI (l’ente che gestisce il ciclismo sportivo) ha notato che gli appassionati di questo sport hanno sempre più i capelli bianchi, e che l’immagine del ciclismo sportivo va rinnovata. Ha scelto quindi di puntare sul futuro e sull’ampliamento della base di persone interessate alla bici. E questo si fa anche tramite la promozione del ciclismo visto come modalità di trasporto.

È uno schema simile, per certi versi, a quanto visto nel Regno Unito negli ultimi decenni: i primi successi sportivi (Chris Boardman a Barcellona ’92) hanno fatto diffondere l’uso della bici in generale; da questo aumentato bacino d’utenza sono venuti fuori i vari Chris Froome e Bradley Wiggins, il cui successo sta contribuendo al “bike boom” di questi ultimi anni.

È per questo che è importante la scelta dell’UCI di impegnarsi in questa direzione; fra le varie idee messe sul piatto dall’ente c’era appunto quella di creare “ambasciatori della ciclabilità”.

Peter Sagan dovrebbe collaborare con il gruppo chiamato C40, composto da più di 90 grandi città del mondo, che rappresentano più di 650 milioni di persone e un quarto del PIL mondiale. Il campione sloveno ha affermato: “Ho passato migliaia di ore allenandomi sulle strade delle città del mondo, e so cosa ci vuole per rendere una città a misura di bici. Quando le persone si sentono tranquille e al sicuro in sella, lasciano a casa la macchina e diventano più felici, più in salute, risparmiano denaro e riducono le loro emissioni di gas a effetto serra”.

Ora, che Peter Sagan abbia passato migliaia di ore in sella è verissimo. Che questo lo renda anche un bravo consulente per le città del mondo è quantomeno dubbio; anche per via delle necessità molto diverse che ha un professionista del ciclismo sportivo come lui rispetto ad esempio a nonni e bambini che vogliono pedalare tranquillamente in città per andare a scuola o dagli amici.

È chiaro che il ruolo di Sagan non è quello di un consulente tecnico. Lui dovrà fare qualcosa di altrettanto importante: metterci la faccia, essere un richiamo mediatico, attirare l’attenzione su questi temi. Naturalmente gli auguriamo il maggior successo possibile.

Ma una squalifica al Tour de France è qualcosa di grave, di molto raro. E un corridore che ha subito questa sanzione per comportamento antisportivo non è forse la persona migliore per ricoprire un ruolo mediatico così importante; indipendentemente dal fatto che la squalifica sia giusta o no (e secondo me non lo è). Non è nenche facile, dopo l’annuncio di pochi giorni fa, dare questo ruolo a un altro corridore. Lo stesso Sagan, sicuramente furente contro la giuria, vorrà ancora impegnarsi in un’iniziativa del genere? Il rischio è che si scelga di archiviare questo progetto dell’UCI in un cassetto, per evitare polemiche.

La nuova strategia pro-ciclabilità dell’UCI non comincia sotto i migliori auspici. Oltre agli “ambasciatori”, la strategia si compone comunque anche di altre iniziative. Avere l’UCI come alleato nella promozione della mobilità ciclistica è importante. Speriamo che questa falsa partenza non influisca troppo.

 

Commenti

Un commento a "Peter Sagan, ambasciatore della ciclabilità?"

  1. Dario ha detto:

    Ma Cav ha lasciato delle dichiarazioni?

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