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Ecco perché i milanesi non vanno in bicicletta

Milano è una città che guarda al’Europa e che se la vuole giocare con le altre grandi città europee su molti ambiti.

Milano, però, è una città rallentata e appesantita da un traffico costante, un problema a cui in altre città hanno posto rimedio potenziando le infrastrutture per le biciclette perché più cittadini che vanno in bicicletta significa meno persone che vanno in auto; meno persone che vanno in auto significa meno traffico; meno traffico significa più efficienza.

E pensare che Milano  è una città che sarebbe perfetta per l’uso della bici: clima perfetto, salite zero.

Il problema è che usare la bicicletta a Milano è un atto di eroismo e buona volontà perché l’amministrazione comunale non fa nulla per aiutare coloro che vogliono lasciare l’auto a casa.

Un esempio tra tutti è la ciclabile del Cavalcavia Bussa, uno dei pochissimi punti di accesso al quartiere Isola, che finisce di fronte a un cartello di divieto di accesso alle biciclette e una curva a gomito in contromano.

In questo luogo, i cicloattivisti milanesi avevano dipinto una pista ciclabile nel cuore della notte per evidenziare la propria esigenza.

Il Comune rispose erigendo un muretto di cemento e degli archetti per ribadire che da lì le biciclette non possono passare. Problema risolto.

La realtà delle cose, però, è un’altra.

Qualche giorno fa ho deciso di fare un sopralluogo e di riportarvi nel video che segue quello che ritengo essere la migliore spiegazione possibile del perché la gente non usa la bicicletta a Milano.

Il motivo di fondo, lo ribadisco, è che di fronte alla scelta tra garantire il diritto al parcheggio a una decina di persone e garantire il diritto alla mobilità di migliaia di persone, il Comune di Milano sceglie di garantire il parcheggio di pochi.

storia cavalcavia bussa

Anche perché per risolvere quel nodo basterebbe un intervento banalissimo: basta togliere quel muretto sulla curva e lavorare sulla segnaletica. Per poi consentire il prosieguo della ciclabile su tutta via Quadrio come da immagine sottostante impiegando un cordolo come sul cavalcavia.

E vai a capire perché invece si preferisce lasciare le cose come stanno.

Commenti

  1. Avatar stefano ha detto:

    Da ormai 4 anni mi muovo a Milano con una bicicletta pieghevole, vivo nell’hinterland e ho due diverse sedi di lavoro in citta. L’idea che mi sono fatto in questi anni – e anche prima, con il BikeMI – è che a Milano le ciclabili vengono fatte con il criterio di poter dire, alla successiva campagna elettorale “”Abbiamo realizzato x metri di piste ciclabili”. Nella realtà molto spesso queste ciclabili nascono e muoiono nel nulla e non sono realmente utili a chi si vuole spostare in bicicletta. Adesso, per esempio, è in corso di realizzazione la ciclabile in piazzale Baiamonti. Bene: la parte più delicata, ovvero l’attraversamento vero e proprio, sembrerebbe destinato a rimanere lastricato con il pavè meneghino, uno dei fondi peggiori per chi si muove in bici… Parrebbe che nessuno abbia davvero voglia di affrontare il discorso della mobilità ciclistica, purtroppo il “partito dell’automobile” raccoglie consenso in modo molto ampio e trasversale ed è un consenso che nessun politico, di qualunque colore, vuole perdere.

  2. Avatar Alex ha detto:

    Articolo indubbiamente interessante, che illustra in modo approfondito una particolare problematica urbana, tuttavia, resta la domanda: perchè? Gia, perchè? Come si dice anche nell’ articolo stesso, usare la bici a Milano è soprattutto un atto di coraggio personale, nulla a che vedere con quella che dovrebbe essere semplicemente una sana abitudine.

    Potremmo stare qui a segnalare l’ una o l’ altra situazione particolare, le mille e più assurdità del traffico milanese, relativamente alla bici, ma non solo alla bici… Ma la ragione principale della questione, per rispondere, appunto, alla domanda che viene posta, è semplicemente una: all’ attuale giunta in carica sembra che non importi nulla della viabilità alternativa, tutto qua, è una sensazione di sfiducia, di disinteresse, che si percepisce molto chiaramente. Facciamo un esempio; più volte in questo sito si è parlato della strana ciclabile che gira attorno al castello sforzesco, sarà certo strana per la scelta di farla attorno, appunto, al castello, però è una delle poche ciclabili degne di questo nome a Milano e pur sempre serve a collegare la zona sempione al centro città; ebbene, di fatto, non è percorribile: perchè torme di autentici idioti (altra parola non sarebbe adatta) la usano quotidianamente come la loro pista personale di atletica, con tutti i rischi che, ovviamente possono derivare per la loro e l’ altrui incolumità.

    Nessun vigile mai controlla, nessuno che spieghi che è una ciclabile, che è costata tanto per essere appunto tale, nulla. E siamo in pieno centro, non in una sperduta periferia. Stessa situazione su tutte le altre ciclabili di Milano; gente che va e viene col cagnolino, col cagnolone, con passeggini, camminando a fianco a tre o a quattro, furgoni parcheggiati per scaricare roba a chissà chi e dove. Poi, tutti questi, sono gli stessi che danno in esandescenze e si comportano da poveri nevrotici quando vedono qualcuno che, piano piano, passa sul marciapiedi in bici e solo per questioni di sicurezza personale rispetto al traffico.

    Insomma, questa è la situazione che si percepisce: ovvero una città dove neanche le ciclabili vengono tutelate: figuratevi il resto della viabilità, da affrontare in bici. Si deve essere eroi e alla fine, stufa.

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