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Disincentivare l’uso dell’auto: i “settori colorati” di Leuven

Disincentivare l’uso dell’auto: i “settori colorati” di Leuven

La città belga di Leuven ha visto un forte aumento dell’uso della bici dopo la messa in atto, nel 2017, di una semplice misura di disincetivazione dell’uso dell’auto.

L’esperienza di centinaia di città europee, grandi e piccole, dimostra che incentivare la mobilità attiva non funziona se allo stesso tempo non si disincentiva l’uso dell’automobile privata.

Noti gli enormi benefici derivanti da una mobilità urbana basata sugli spostamenti a piedi, in bici o con i mezzi pubblici, è responsabilità dei decisori politici mettere in atto delle misure che scoraggino l’uso dell’automobile privata nei casi in cui essa non è assolutamente necessaria.

Per farlo sono disponibili varie soluzioni, ormai collaudate da decenni in varie città europee, che ne stanno raccogliendo i frutti.

Il caso che presentiamo oggi è recente – risale al 2016 – e proviene dalla cittadina belga di Leuven, una città universitaria con 100mila abitanti (più o meno come Bolzano, Piacenza, Ancona, Udine o Lecce in Italia).

L’amministrazione locale ha pensato bene di rendere più difficile spostarsi in automobile all’interno della città: per le auto private infatti è ora impossibile spostarsi direttamente da un quartiere all’altro – è necessario passare per una strada circolare esterna alla città.

Basta guardare questa infografica per comprendere:
infografica leuven

La parte centrale della città è pedonale. Per quanto riguarda il resto della città, la circolazione è libera per le bici; le automobili private invece, se vogliono spostarsi da una “fetta” all’altra della “torta” (anche in caso di fette adiacenti), devono forzatamente tornare verso la strada ad anello che circonda la città. Le linee del trasporto pubblico non sono soggette a questa restrizione.

In questo modo i tempi di percorrenza per le automobili private si allungano, rendendo di conseguenza ancora più concorrenziali gli altri mezzi di trasporto.

Dopo un anno dall’introduzione del nuovo sistema di circolazione, la percentuale di biciclette fra i veicoli del centro è passata dal 33 al 41%; l’uso dei mezzi pubblici è aumentato del 12%; mentre l’uso dell’auto in centro è diminuito dell’8%.

Un’altra città belga, la famosa Gand, ha adottato un sistema simile qualche mese dopo, nell’aprile 2017.

Migliorare la mobilità nelle nostre città è possibile: i buoni esempi dall’estero sono ormai numerosissimi. È necessaria una leadership politica coraggiosa che voglia adottarli e adattarli al contesto delle nostre città.

Commenti

  1. Sandro ha detto:

    Sono d’accordo con tutti, soprattutto con “Ciclista Sdraiato”. Per una amministrazione in Italia togliere dei posti auto o disincentivare l’uso stringendo carreggiate o togliendo parcheggi vuol dire far scoppiare una guerra civile perché stai toccando l’imprescindibile diritto vitale di spostarsi in auto. E diciamo che il ciclista che usa la bici non si comporta meglio, basta vedere cosa fanno i locali ad Udine (uso una città dell’estremo nord come esempio apposta) dove tutti passano con semaforo rosso o vanno contromano o usano marciapiedi. L’Italia non ha semplicemente senso civico che va dai cittadini alle amministrazioni e le ciclabili che vengono fatte sono sempre fatte per non disturbare le auto quando c’è spazio e quando non c’è si fanno (e male) le ciclopedonali (che NON sono ciclabili) in zone dove non si dovrebbero fare per legge, strette e mal segnalate.
    L’unica città d’Italia che sta davvero riurbanizzando con ciclabili degne di nota e che osa eliminare parcheggi o corsie per fare spazio è Bolzano che guarda caso al potere ha molto poco d’italiano. Non è un caso. Noti effettivamente la voglia di trasformare la città mettendo davanti le persone, non le auto (uno slogan che usano anche come marketing nei poster del settore green mobility)
    In conclusione in Italia non c’è speranza di un cambio, da nord a sud.
    PS: nelle statistiche delle città più ciclabili non userei solo i km di percorsi ciclabili come metodo di classifica ma come vengono fatte (cioè larghezza e segnaletica) e la quantità di ciclabili in sede propria, vedrete che i numeri finali poi saranno molto diversi.

  2. Fabiano A. ha detto:

    Tutte iniziative bellissime.
    Il fatto è che qui da noi abbiamo un problema grande come una casa: il rispetto delle regole.
    Qualsiasi iniziativa di disincentivazione del traffico automobilistico viene frustrato dal fatto che poi in Italia, al volante, ognuno fa un po’ quello che gli pare.
    Volenti o no il senso civico è il prerequisito di ogni iniziativa.
    Speriamo nelle nuove generazioni e nel fatto che, viaggiando di più di quello che ha potuto fare la gente della mia età, vedano come si vive meglio nel resto d’Europa e maturino una coscienza civica.

    1. Paolo Volpato Paolo Volpato ha detto:

      Ciao Fabiano,
      per le automobili in questi casi sono presenti delle barriere che impediscono fisicamente alle automobili di passare, pur lasciando passare bici e pedoni. Per i mezzi pubblici possono essere installati dissuasori che annegano automaticamente nell’asfalto al passaggio dei bus. Quindi il problema del rispetto delle regole, almeno in questo caso, non si pone. Buone pedalate

      1. Ciclista Sdraiato ha detto:

        Tutto sta a voler prendere decisioni come quelle prese in Belgio e attuarle. Come purtroppo ben sappiamo, auto e compagnia bella nel nostro Paese vengono considerati totem, quindi sacri e intoccabili (anche per lo Stato, per via degli introiti che porta tramite imposte di vario genere, più o meno dirette) e ciò, invece che far riflettere i nostri connazionali su quanto sia iniquo e drogato questo sistema, spinge una buona parte di motorizzati a prevaricare gli altri con la giustificazione che “a differenza di voi ciclisti pago benzina, pedaggio e le tasse, quindi ho più diritto di voi a stare per strada e guidare tranquillo (cioè senza voi moscerini tra i piedi)”
        Con questa (de)mentalità vedo molto difficile un cambio di rotta verso la disincentivazione dell’uso dei mezzi a motore in Italia

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