Mobilità

Mobilità post-Covid: è invasione di auto, fuga dal trasporto pubblico

Com’è cambiata la mobilità degli italiani in seguito alla pandemia di Covid-19? C’è stato un vero e proprio tracollo nell’uso dei mezzi di trasporto pubblico: questo il dato principale illustrato da Carlo Carminucci – Direttore della Ricerca e Responsabile Osservatorio “Audimob” dell’Isfort – al MobilitARS 2022, organizzato da Bikenomist in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia.

La mobilità post-Covid

Grazie ai dati elaborati e raccolti dall’Osservatorio “Audimob”, che conduce una grande indagine statistica annuale, è possibile avere una rappresentazione dettagliata sul modo in cui si muovono gli italiani: dal momento che la metodologia, se non in minima parte, non è mai cambiata c’è una serie storica continua che contiene i modelli di mobilità con gli spostamenti non solo su mezzi motorizzati, ma anche a piedi e in bicicletta.

Fuga dal trasporto pubblico locale

L’impatto della pandemia sull’utilizzo dei mezzi di trasporto è stato molto forte: l’uso dell’automobile, fatti 100 gli spostamenti complessivi degli italiani nel giorno medio, resta ancora largamente preponderante. Il 2020, come sottolinea Carminucci: “È stato l’anno della mobilità pedonale: gli spostamenti a piedi sono gli unici che sono cresciuti (+16%)”, tanto che il 2020 può essere considerato “l’anno della prossimità” che ha visto un incremento degli spostamenti di corto raggio. Il dato che balza agli occhi è però quello relativo al trasporto pubblico locale che ha visto una riduzione del 58% dell’utenza: la paura del contagio ha allontanato una larga fetta di popolazione dai mezzi pubblici.

Per quanto riguarda il 2021 invece le tendenze (in attesa di dati consolidati) registrano una forte ripresa dell’uso dell’auto, una sostanziale stabilità del tpl (che però deve recuperare il dimezzamento subito nell’anno precedente, ndr), mentre la quota dello share modale in bicicletta è ancora bassa (in media meno del 5%) con grandi differenze tra città e regioni.

L’aumento dei flussi veicolari è stato consistente: secondo i dati Isfort il traffico extraurbano delle auto (esclusi i mezzi pesanti) è cresciuto del +38% sulla rete stradale ANAS e del +25% in quella autostradale. “Dobbiamo lavorare perché non si vada verso uno scenario tutto auto”, commenta Carminucci.

Sono 10 milioni gli spostamenti nelle ore di punta

In seguito alla pandemia è cresciuta la mobilità locale – quella nel raggio di 10 km – che nel 2019 (pre-pandemia) già rappresentava il 70% del totale e che nel 2020 si è attestata all’80% degli spostamenti. Una delle grandi sfide per decongestionare le nostre città è legata al traffico nelle ore di punta: secondo i dati illustrati da Carminucci le destinazioni di lavoro e di studio generano oltre 10 milioni di spostamenti tra le 7 e le 9 del mattino (che costituiscono i 2/3 di quelli effettuati tra le 7 e le 8, ndr). Per questo sarebbe necessaria una desincronizzazione dei tempi delle città: in questi due anni di pandemia non si è fatto molto in tal senso, il nodo “traffico nell’ora d punta” va affrontato e risolto con azioni mirate basate sui dati.

Commenti

  1. Avatar Simone ha detto:

    Però andare tutti in 5 in auto si perde il vantaggio dell’auto che è l’autonomia, allora meglio il trasporto pubblico

  2. Avatar Claudio Leonardi ha detto:

    La mobilità automobilistica va ottimizzata non demonizzata, nelle ore di punta abbiamo 10 milioni di auto in circolazione che trasportano 15 milioni di persone , ne basterebbero 4 milioni di auto per trasportare lo stesso numero di persone , basterebbe considerare l’auto in circolazione come un mezzo di trasporto collettivo.

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