La pandemia di Covid-19 ha cambiato radicalmente le nostre abitudini di spostamento: prima ci ha tenuti forzatamente in casa con il lockdown, poi ci ha fatto venir voglia di uscire, fare movimento ed esplorare. In molti hanno evitato il trasporto pubblico e scelto un mezzo naturalmente più adatto al distanziamento sociale, come appunto la bici.
Che cosa è cambiato tra il 2019, il 2020 e il 2021? Come hanno reagito le città medie, grandi e mega all’emergenza? Un nuovo studio pubblicato il 14 giugno 2022 su MDPI, redatto da due ricercatori – Ralph Buehler del Virginia Tech e John Pucher della Rutgers University – ha cercato delle risposte approfondite a queste domande.
L’indagine è stata condotta esaminando dati raccolti da 435 postazioni Eco-Counter in 14 città tra Europa e Nord America. Questi dati sono stati contestualizzati rispetto al periodo di rilevamento e alle politiche per la mobilità intraprese da ciascuna città prima e dopo l’insorgere dell’emergenza Covid-19.
I risultati osservati sono variabili da città a città e anche di settimana in settimana, specialmente nei periodi di maggiore incertezza e discontinuità nelle restrizioni agli spostamenti. Le tendenze generali, tuttavia, si possono ricondurre a un sensibile aumento nell’utilizzo della bicicletta, sia negli spostamenti quotidiani che nel tempo libero.
Nei periodi di maggior isolamento, i cittadini hanno scelto la bici come forma ideale di esercizio fisico all’aperto, quando palestre, piscine e centri sportivi erano chiusi. Alleviare lo stress, stare all’aria aperta e socializzare (a distanza) sono state esigenze più che mai sentite in quei periodi. Queste tendenze hanno portato un sensibile aumento nell’uso della bicicletta nei fine settimana, a scopi perlopiù ricreativi.
Una volta ripresi gli spostamenti quotidiani nel corso della settimana, la bici è apparsa sotto un’altra luce agli occhi dei cittadini. Anche in un contesto apparentemente inospitale come Austin, Texas, una città di lunghe distanze e clima torrido, l’uso della bici è cresciuto del 150% complessivamente e del 50% per gli spostamenti di lavoro.
In tutte le comunità colpite dalla pandemia e dalle chiusure, la bicicletta è stata riconosciuta come un mezzo economico e salutare con cui muoversi per la città in libertà e sicurezza.
Da dove viene la sicurezza? Dagli investimenti di risorse progettuali ed economiche portati dalle amministrazioni, che in molte delle città analizzate erano già stati avviati negli anni precedenti e che hanno visto un’accelerazione delle decisioni e uno snellimento delle realizzazioni di infrastrutture ciclabili.
Le misure strategiche più efficaci sono state sperimentate sulle strade liberate dal traffico: abbassare i limiti di velocità per i veicoli a motore, ridurre il traffico di attraversamento nei quartieri residenziali e nelle strade locali, rendere i parcheggi per automobili meno disponibili e meno economici. Queste misure sono state fondamentali per sostenere la creazione di piste ciclabili e strade ciclabili sicure e utilizzabili da chiunque: lo spazio in città non è una risorsa infinita, e per darlo ai cittadini che si muovono in bici bisogna necessariamente toglierlo ai veicoli a motore.
I dati di Eco-Counter hanno mostrato che gli aumenti maggiori dell’utilizzo della bicicletta sono avvenuti nei Paesi dell’area mediterranea che di solito non vengono associati all’idea di ciclabilità urbana.
I contatori italiani hanno visto negli ultimi due anni un aumento complessivo del 27% di bici in transito, mentre Spagna, Francia e Portogallo sono aumentate tra il 15 e il 20%.
Una delle lezioni che il Covid-19 ci ha insegnato è che molte misure di incentivo alla ciclabilità e disincentivo all’uso dell’auto, considerate impopolari prima della pandemia, sono state rese possibili da un maggiore supporto politico e pubblico innescato da una situazione di crisi.
Il successo documentato di queste politiche di emergenza dovrebbe incoraggiare i pianificatori dei trasporti, gli amministratori locali, regionali e nazionali a perseverare su queste politiche e a trarne ispirazione nel prossimo futuro. Per quanto meno drammatiche e improvvise rispetto alla pandemia di Covid-19, situazioni di crisi ambientali, economiche e sociali riguardano ogni città, ogni Paese e il mondo intero.
Stiamo parlando del cambiamento climatico, dell’inquinamento atmosferico, dello sfruttamento di risorse non rinnovabili, crisi energetiche, disuguaglianza sociale nella mobilità e nell’accesso a opportunità e servizi, problemi di salute pubblica derivanti dall’inattività fisica e il tremendo bollettino di morti e feriti dell’incidentalità stradale.
Queste criticità meritano almeno lo stesso grado di impegno pubblico e politico che la pandemia di Covid-19 ha richiesto. Spostare la maggior parte dei viaggi in auto verso la bicicletta e la micromobilità sarebbe un modo particolarmente veloce ed economicamente sostenibile per affrontarle.
[Fonte: Buehler, Ralph, and John Pucher. 2022. “Cycling through the COVID-19 Pandemic to a More Sustainable Transport Future: Evidence from Case Studies of 14 Large Bicycle-Friendly Cities in Europe and North America” Sustainability 14, no. 12: 7293]
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