Parcheggio per automobilisti. Il dibattito sulla mobilità urbana è sempre molto presente nelle cronache locali e molto spesso il tema viene affrontato con la logica della contrapposizione: da una parte chi si sposta a bordo di un’auto, dall’altra chi va a piedi, in bicicletta o utilizzando il trasporto pubblico. Eppure la realtà è più complessa di così perché, in definitiva, ciascuno di noi utilizza un mix variegato delle diverse forme di trasporto, a seconda delle circostanze. Un interessante articolo di opinione del Financial Times (FT), pubblicato nella sezione Trasporti a firma di Henry Mance, ricorda fin dal titolo che lo spazio pubblico è di tutti.
Chi guida un’auto non ha l’inalienabile diritto di occupare lo spazio pubblico
Questo articolo del FT prende spunto dal fatto che recentemente nel distretto di Haringey nel nord di Londra sono stati approvati tre “quartieri a basso traffico”, dove cioè i residenti possono utilizzare l’auto ma è vietato il traffico di attraversamento. In seguito a questa decisione – che migliora la qualità dell’aria e la vivibilità delle strade – alcuni cittadini hanno protestato sostenendo che in questo modo “si spinge la congestione sulle strade circostanti” e addirittura cercando di “incolpare le piste ciclabili degli ingorghi del traffico di Londra”. Che, come giustamente fa notare sul filo dell’ironia l’autore dell’articolo: “Lamentarsi che le piste ciclabili ti intasano le strade è un po’ come lamentarsi che uno stent ti intasa l’arteria”.
Il parcheggio per automobilisti si mangia lo spazio pubblico
D’altra parte l’esempio di Londra è sovrapponibile a quello che accade da molte altre parti – soprattutto quando il tema della mobilità viene comunicato in modo parziale e distorto – e le amministrazioni devono compiere delle scelte: “A Londra soltanto il 2,5% degli spostamenti avviene in bicicletta. Quasi la metà delle persone rinuncia alla bicicletta a causa del rischio di collisione”, si legge sul FT. Ma è un altro dato riportato che rende bene l’idea di quanto spazio pubblico sia occupato dalle auto parcheggiate: “Il parcheggio su strada occupa un’area d Londra equivalente a dieci Hyde Park”.
Bisognerebbe cominciare da qui: redistribuire lo spazio pubblico per dare a tutte le categorie di utenti che ne usufruiscono il modo di poterlo fare al meglio e in sicurezza. L’acquisto o l’uso di un’automobile non danno il diritto inalienabile di poter occupare ad libitum lo spazio pubblico che è – e resta – un bene indisponibile della collettività. Il primo incentivo per la mobilità non motorizzata è il disincentivo a quella motorizzata: aumentare l’ampiezza delle carreggiate per le auto e la disponibilità di parcheggi intorno ai centri di aggregazione porterà più auto e più traffico. Creare più spazi per pedoni e ciclisti attirerà più gente a piedi e in bicicletta.
Non si tratta di fare una Crociata contro le auto e il parcheggio per automobilisti o “costringere” chi guida un’auto a utilizzare sempre la bicicletta o andare sempre a piedi: ma dare a ciascuna fascia di utenza la possibilità di potersi spostare al meglio possibile, quindi scegliendo di volta in volta come muoversi partendo dall’assunto che – a meno che non ricorrano situazioni/necessità particolari – per tragitti urbani brevi l’utilizzo dell’auto privata è sconsigliato e andrebbe fortemente ridotto.
La migliore vivibilità delle strade è un risultato che si può raggiungere attraverso politiche attive di amministrazioni che hanno la volontà politica di raggiungerlo, ma poi in definitiva si ottiene soltanto quando le persone scelgono di utilizzare l’opzione meno impattante per muoversi, perché sono state messe nelle migliori condizioni per poterlo fare.
Il fatto. Il Consiglio Comunale di Milano, nella Seduta del 13 dicembre scorso, ha discusso ed approvato la delibera n. 27 del Consigliere Marco Mazzei che rende annuale la occupazione di porzioni di carreggiata pubblica, sotto al marciapiede, usata come spazio commerciale.
Operazione che, vista da Roma, è un (quasi) miracolo.
A Roma non riescono a realizzare 1UNA1 “corsia riservata” (art. 3.17 Codice della Strada) ininterrotta e, quindi, efficiente ed efficacia infrastruttura stradale, che permette al bus Tpl – dalla partenza all’arrivo – avere una decente velocità commerciale atta a rendere evidente la differenza con l’uso del veicolo privato. Roma,invece, è bravissima a sbandierare le sue candidature a eventi mondiali, pur avendo la mobilità urbana romana super-super-precaria.
Qualche scheggia del maltrattamento del pedone romano:
– fermate senza pensiline e altro ma , principalmente, invase ininterrottInvio quaamente e abusivamente dalle auto private mai contravvenzionati; sembrano immuni;
– non conosce la Intermodalità marciapiede-bus (e i vigili non conoscono l’art. 158, 2d);
– gli negano gli orari dei passaggi bus ed anche il numero delle corse delle singole linee;
– non riesce a conoscere chi controlla e conteggia quanto stabilito nel Contratto di servizio.
Vito de Russis
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http://forum.roma.corriere.it/una_citta_mille_domande/06-02-2021/seminare-e-raccogliere-valori-3362823.html
http://forum.roma.corriere.it/una_citta_mille_domande/08-10-2017/legalita-stradale-3055411.html
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MILANO
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La pericolosità degli 8.752 km di strade pubbliche romane, spalmata nei 365 giorni dell’anno, non è più “notizia”. Pertanto, quella ininterrotta pericolosità è appannaggio degli addetti a quella tematica: la “mobilità urbana romana”; siamo alla disumanità, alla incivile vivibilità. Necessita una incisiva azione, non effimera, coinvolgente e penetrante nella vita sociale di tutti, scuotendo le coscienze; penetrare, molto di più, nelle Famiglie, nelle Scuole, negli Enti Locali, Associazioni, ogni centro di socializzazione. Il 6 gennaio 2019, il Tutor di una rubrica giornalistica, con un articolo redazionale sul suo importante quotidiano nazionale, propose alla Sindaca di Roma di dedicare il 2019 ANNO del PEDONE. Non ebbe mai riscontro. Provaci tu, Bikeitalia. SE vuoi e/o puoi, coinvolgi altre testate giornalistiche, altri soggetti utili all’obiettivo: UMANIZZARE LA MOBILITA’ URBANA ROMANA; realizzare una “convivenza civili e umana” rispettosa della Dignità di ogni persona umana. Provaci tu, Bikeitalia.
“redistribuire lo spazio pubblico per dare a tutte le categorie di utenti che ne usufruiscono il modo di poterlo fare al meglio e in sicurezza”
fondamentale!