Mobilità

La Città delle Biciclette | Il potere delle parole nella promozione della ciclabilità

Comunicare il cambiamento: un assillo di chi promuove scelte minoritarie e non ancora metabolizzate dalla società italiana, largamente conservatrice o nel migliore dei casi conformista.

A questo assillo non sfugge chi si impegna per la mobilità attiva, o diversa dall’esistente fondato sull’uso esclusivo dell’automobile. In questa puntata del suo podcast “La Città delle Biciclette” Paolo “Rotafixa” Bellino ha chiesto alla docente associata di Linguistica dell’Università di Torino M. Cristina Caimotto di spiegare in sintesi quanto ha presentato al seminario MobilitARS di Bologna lo scorso 4 maggio: in sostanza molte delle espressioni e locuzioni usate dagli attivisti sono in realtà un boomerang, ascoltate perché.

La scelta delle parole giuste

Nel podcast, la linguista spiega come la scelta delle parole giuste possa essere fondamentale per promuovere la ciclabilità e l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto sostenibile.

In particolare, Caimotto sottolinea l’importanza di adattare il linguaggio alle diverse situazioni e ai diversi contesti, utilizzando parole diverse per parlare della bicicletta come mezzo di trasporto urbano o per il tempo libero. E suggerisce di utilizzare il potere delle immagini e delle metafore per comunicare efficacemente i vantaggi della bicicletta.

In sintesi, la scelta delle parole giuste e la capacità di adattare il linguaggio alle diverse situazioni possono essere fondamentali per promuovere l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto sostenibile.

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Commenti

  1. Avatar roby ha detto:

    Penso che hai parzialmente ragione Marco, prescindendo dal fatto che, il principio di colpevolezza nel voler far cambiare modalità viabilistica in qualsiasi atteggiamento o ragionamento tu lo ponga, sarà sempre percepito come una violazione (per cui una colpa) del diritto che la maggior parte dei fruitori della strada abbia ormai conclamato definitivamente come muoversi… !!!
    cmque l’atteggiamento assertivo e collaborativo bisogna assolutamente tenerlo in primo piano

  2. Avatar Marco ha detto:

    Sto leggendo un libro di Antonio Consiglio ed effettivamente ci sono molte analogie. Probabilmente la comunicazione deve essere “rivista”. Più facile a dirsi che a farsi, ma c’è un passaggio che mi ha colpito: porsi come “esempio” non funziona in certe comunità perchè mette gli altri nella condizione di sentirsi rimproverati. E nessuno gradisce esserlo. Anche se ha torto. Allora occorre cercare alleati, non avversari. Ripeto, più facile a dirsi che a farsi perchè l’anarchia, la strafottenza, l’ignoranza e la violenza stradale sono dilaganti.

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