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In Italia i ciclisti vengono multati: il caso Pozzovivo – Ulissi

In Italia i ciclisti vengono multati: il caso Pozzovivo – Ulissi

Due ciclisti procedono affiancati su una strada e vengono multati. Questo è il cuore della notizia riportata negli ultimi giorni: un episodio che descrive un fatto e una procedura in cui, teoricamente, non ci sono irregolarità. Perché dunque ne parliamo?

Per i protagonisti della storia, perché i due ciclisti non sono un Mimmo e un Diego qualunque ma due pro (o da pochissimo ex-pro): Domenico Pozzovivo e Diego Ulissi. E perché ancora una volta vogliamo parlare di sicurezza.

La vicenda è stata raccontata un po’ ovunque, ma la riassumiamo per chi se la fosse persa. Il 14 novembre Domenico Pozzovivo e Diego Ulissi, sono stati multati dai Carabinieri mentre si allenavano lungo la strada tra Gravedona e Colico, sul Lago di Como. I due pedalavano affiancati, pratica vietata dal Codice della Strada, che impone ai ciclisti di procedere in fila indiana per garantire la sicurezza stradale, salvo eccezioni specifiche. Gli agenti del comando locale hanno “scortato” i due in caserma – come raccontato da Pozzovivo a Tuttobiciweb per poi emettere una sanzione amministrativa da €18,50.

Il dibattito

Da quando è uscita la notizia, sui media e soprattutto sui social, la ridda di commenti e pareri contrastanti ha fatto sfoggio di sé. In parte ci si è soffermati sulla rigidità delle regole applicate, in parte – come potete immaginare – ci sono stati quelli del “Hanno fatto bene a multare questi ciclisti indisciplinati che occupano la carreggiata“.

Altri commenti invece – ed è questo punto di vista che interessa noi – hanno concordato con le parole di Pozzovivo: questa norma è sbagliata, va cambiata.

crediti scannelatori seriali Pozzovivo

Il campione lucano, pur non volendo essere esempio di strafottenza, preferisce pagare una multa e continuare ad affiancarsi al compagno di bici. “La nostra andatura affiancati è legata soprattutto a una questione di sicurezza. In quella maniera ci rendiamo più visibili e non veniamo sfiorati dalle auto che spesso e volentieri ci sorpassano a millimetri

Questione di sicurezza

Ne abbiamo parlato già diverse volte, l’ultima qui. Si pedala affiancati perché è più sicuro. Un gruppo di ciclisti è più visibile e permette all’automobilista di sorpassare con più sicurezza. Al contrario, sorpassare una lunga fila richiede più tempo e più spazio.

Non si deve sottovalutare inoltre il rischio di percezione errata. L’automobilista, in fase di sorpasso di una fila di ciclisti, potrebbe calcolare in modo errato lo spazio a disposizione non concedendosi sufficiente tempo per terminare la manovra. Situazione che potrebbe vedere il sopraggiungere di altri veicoli nella carreggiata di senso opposto prima di quanto pensato, e comportare un rientro improvviso nella propria carreggiata. Manovra che metterebbe a rischio i ciclisti e l’automobilista stesso.

Questione di civiltà

Che ci siano storture nel nostro Codice della Strada è noto, che siano riusciti anche a peggiorarlo, lo abbiamo già ribadito. Sebbene sia stato fatto un piccolo passo avanti, inserendo la distanza di sicurezza di 1,5m per il sorpasso dei ciclisti, il percorso è ancora lungo e in salita.

Ci domandiamo perché da noi si faccia fatica a comprendere quanto pochi e semplici accorgimenti possano migliorare la sicurezza di tutti gli utenti della strada. In molti altri Paesi lo hanno capito da tempo, si pensi a Spagna e Gran Bretagna dove procedere affiancati è addirittura consigliato.

Oppure si considerino Paesi come i Paesi Bassi e la Danimarca, noti per avere le leggi del codice della strada più favorevoli ai ciclisti. In particolare, i Paesi Bassi si distinguono per un’infrastruttura ciclabile avanzata e una cultura radicata nel rispetto dei ciclisti. Le loro leggi attribuiscono spesso maggiore responsabilità agli automobilisti in caso di incidenti con ciclisti. La Danimarca segue una filosofia simile, con ampie piste ciclabili e semafori dedicati, oltre a regole che proteggono i ciclisti in aree urbane.

La Francia è un altro esempio positivo, con un’ampia rete di percorsi ciclabili e regole che promuovono la sicurezza, come il sorpasso dei ciclisti a una distanza minima.

È tempo di cambiamento anche da noi. Non ci arrendiamo.

Foto in apertura: Domenico Pozzovivo crediti VF Group Bardiani-CSF Faizanè

Commenti

  1. Giacomo ha detto:

    Abito in collina con strade tutte curve e tornadi molto frequentati da ciclisti, come si può pretendere che i ciclisti possano procedere affiancati anche in strade (come dalle mie parti) che sono in salita e quindi i ciclisti vanno piano e non si possono sorpassare perché le strade sono strette e ci obbligano a stargli dietro a 15/20 km orari . È giusto in queste condizioni dovrebbero rispettare il codice di in fila indiana,invece se ne sbattono e vanno affiancati e discutono fra di loro.

  2. Fabrizio ha detto:

    Sono ormai anni che cerco di evitare la strada, avendo con ciò, di fatto, quasi smesso di pedalare. Anche quando uscivo regolarmente, però, cercavo di limitare l’andatura appaiati ai soli lunghi rettilinei, ampi e con grande visibilità. Ciò nonostante, la discussione con qualche automobilista era sempre possibile. Di recente, guidavo l’auto lungo una strada di campagna con alcuni dossi e molte curve. Dietro una di queste, mi sono trovato due ciclisti affiancati, in senso inverso procedeva spedito un grosso camion, l’unico modo per evitare l’impatto è stato quello di frenare bruscamente, sebbene viaggiassi a non più di 60km/h. Peccato che dietro di me sopraggiungesse un SUV a ben altra andatura che è riuscito ad evitarci per un soffio. Nessun danno materiale, solo l’ennesimo “vaffa” sia dal pilota del SUV che dai ciclisti barcollanti, spaventati dalle frenate e dal clacson roboante del SUV che ci sorpassava…

  3. Lory ha detto:

    Io pur rispettando il Codice mi accorgo che correndo a bordo strada nessuno ti vede . Non c’è attenzione .. semplicemente non esisti .. non rallentano e ti passano a pochi centimetri.. come lo ha ben ricordato il noto ” giornalista ” il ciclista un fastidio.. è odioso .. va’ travolto .. e poi scappano in preda al panico..

  4. Giacomo ha detto:

    quando la premessa “da ciclista” ti fa capire che in fondo è l’automobilista che parla

  5. Roberto ha detto:

    Scrivo solo questo: leggere e comprendere, anche se l’articolo di legge del CdS è piuttosto ambiguo come spesso accade.

  6. Deejay ha detto:

    Da ciclista mi dico completamente in disaccordo con l’idea di consentire ai ciclisti di pedalare affiancati perché sulle strade italiane renderebbe completamente impossibile il sorpasso alle auto. Ci sono sicuramente soluzioni migliori per aumentare la sicurezza stradale dei ciclisti e fra queste di certo non c’è il fantomatico metro e mezzo che è assolutamente inapplicabile sulle nostre strade.

  7. Rossano ha detto:

    sono concorde con Pozzovivo, aggiungo, che le rotonde vanno affrontato stando in centro, onde evitare, come è successo a me per ben tre volte, di essere buttato a terra

  8. Rossi Marco ha detto:

    Ogni volta che sono stato investito (3 volte) ero da solo e sul ciglio… se siamo in gruppo e affiancati x due le auto rallentano e ci sorpassano solo quando il guidatore si sente sicuro…tirate voi le conclusioni…

  9. Verteramo Maria Vittoria ha detto:

    sono d’accordo con quanto ha specificato il ciclista in questione ossia Domanico Pozzovivo👍👏👏👏

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