Cambogia del Nord in bici: Angkor Wat e molto altro

Dalla Thailandia del Nord-Est entriamo in Cambogia, al confine di Choam Sa Ngam, nel Nord-Ovest del paese. In questo passaggio di frontiera è disponibile il visto all’arrivo; noi richiediamo quello turistico valido per 30 giorni al costo di 30$, secondo le tariffe aumentate giusto agli inizi del 2017. Stranamente, viste le precedenti esperienze di Riccardo, l’ufficiale addetto ai visti non prova ad estorcere qualche dollaro extra.

Cambogia

Mappa

Altimetria

altimetria cambogia in bici

Traccia GPS (.gpx e .kml)

La Cambogia si rivela immediatamente diversissima dalla Thailandia, essenzialmente molto più povera: le strade non sono in buone condizioni, gli edifici sono modesti, costruiti con materiali poveri e cessano di colpo i lussuosi pick-up thailandesi. Dopo appena 12 km cambogiani (ma 85 totali) raggiungiamo Anlong Veng e qui ci fermiamo per la notte. La cittadina vanta numerose guest house, ma nessuna attrazione.
Ritroviamo con gioia i prodotti da forno, gustoso lascito coloniale dei francesi, ma già alla prima cena Chiara si becca una gastroenterite che ci ricorda di scegliere più accuratamente i ristoranti. Se in Thailandia mangiavamo liberamente verdure crude, acqua non imbottigliata e cibo di strada, in Cambogia dovremo fare molta più attenzione agli alimenti rischiosi.

Quando lasciamo Anlong Veng siamo decisi a fare una sola lunga tappa fino a Siem Reap, distante quasi 130 km, quindi iniziamo la pedalata alle 6:30 di mattina e troviamo la cittadina già viva e brulicante. La strada n.67, invece, è pressoché deserta, almeno per i primi 50 km. Il paesaggio attorno non è molto interessante, ad eccezione dei tratti che si insinuano tra parchi nazionali e riserve, con piante altissime e vegetazione folta. Attraversiamo qualche piccolo paese dove facciamo rifornimento d’acqua e, per l’ora di pranzo, siamo già al sito di Banteay Srey, uno dei templi che fa parte del complesso di Angkor Wat. Negli ultimi 35 km la strada si fa decisamente più trafficata e affollata di attività come bancarelle, ristoranti, tuk-tuk e cafè.

Quando entriamo a Siem Reap restiamo esterrefatti dalla quantità di turisti che gironzolano per le sue vie, studiate proprio a misura di occidentale: ai due lati del piccolo fiumiciattolo si estende una gran quantità di hotel, resort, locali alla moda, pub e negozi di souvenir o artigianato locale. Ci concediamo il lusso di una pizza e un gelato di stampo italiano dopo mesi di cucina asiatica.
Sembra di aver fatto un lungo salto nel tempo rispetto alla povera Anlong Veng lasciata questa mattina.
Poi visitiamo l’incredibile Angkor Wat gironzolando in bicicletta tra i suoi vialoni alberati. Ci concediamo solo una giornata (37$) perché l’ingresso triplo ha il costo proibitivo di 62$ a testa. La biglietteria si trova a circa 7 km in direzione Sud-Est rispetto al tempio principale ed è aperta a partire dalle 5 del mattino. La visita in bicicletta è molto faticosa date le temperature di Aprile, ma ci lascia assoluta indipendenza rispetto a tour guidati o spostamenti in tuk-tuk.

Biciclette

Tempio in Cambogia

Il numero di visitatori è altissimo e toglie al sito parte del suo fascino, ma comunque queste architetture maestose circondate da specchi d’acqua o immerse in una vegetazione già da sola incredibile sono un’attrazione imperdibile del Sud-Est asiatico.
Quando lasciamo gli agi di Siem Reap diretti verso la capitale, Phonm Penh, prendiamo la National Highway n.6, molto trafficata e caotica nel tratto iniziale. La segnaletica orizzontale lascia a desiderare e le regole stradali non sono tenute in grossa considerazione, specialmente dai motorini che spesso viaggiano contro mano. Il profilo altimetrico dei prossimi 300 km sarà assolutamente piatto e il paesaggio prevalente quello di una piacevole (ma sempre uguale) campagna.

Palme

A spezzare la monotonia della pedalata su una strada così grossa ci sono però i bambini cambogiani. Dalle casette di legno colorate e sopraelevate tipiche del paese ci arrivano in continuazione grida di vocine infantili: ‘hello!’, ‘bye bye!’. Alcuni non riusciamo nemmeno a vederli, altri si sbracciano all’inverosimile e corrono nella nostra direzione. Anche gli adulti, comunque, non sono da meno in fatto di accoglienza e fanno della Cambogia un paese meraviglioso dal punto di vista umano.
Grazie alla giornata nuvolosa riusciamo a pedalare oltre 100 km senza che il sole ci stanchi. Attorno alle 13 raggiungiamo Stong, cittadina piuttosto vivace che si sviluppa in lunghezza ai margini della strada principale. Troviamo una guest house e ci godiamo un bel riposo.
Generalmente i prezzi per le doppie si aggirano attorno ai 8$ per la stanza col ventilatore e ai 15 per l’aria condizionata, ma il caffè al mattino a cui ci aveva abituati la Thailandia diventa molto raro. Per quanto riguarda i pasti si può spendere pochissimi dollari mangiando il cibo pronto nella serie di pentoloni che i “ristoranti” espongono verso la strada, ma con poche sicurezze sulla freschezza degli stessi; oppure investendo 3 o 4$ a testa si possono trovare piatti freschi, come i classici fried noodles o fried rice, l’amok (carne o pesce serviti in una salsa a base di latte di cocco), il lok lak e altre specialità locali.

Dopo Stong ci aspetta una tappa breve, ma che comunque affrontiamo di primissima mattina perché le ore centrali della giornata sono proibitive in sella: il termometro registra 36 o 37°C e la percezione è anche più alta sull’asfalto se non ci sono alberi ad ombreggiare. Siamo diretti a Khompong Thom, a 50 km di distanza, una cittadina piuttosto turistica che offre ampia scelta di guest house e ristoranti sulla sponda sud del fiume che ne attraversa il centro. Il tratto di Highway 6 per raggiungerla non è affatto interessante, se non all’altezza di Boeng Prey Pras, un piacevole lago attrezzato con amache e ristorantini.
Dopo la sosta a Khompong Thom ripartiamo alla volta di Skun, che si trova ad oltre 90 km di noiosa superstrada. A rallegrare la pedalata ci sono le persone a bordo carreggiata intente a fare cose improbabili o quelle in strada che trasportano carichi impossibili.

Maschera

L’accoglienza è sempre delle migliori e ci troviamo continuamente a ricambiare saluti. Skun ha un famoso mercato di insetti, ragni e altre creature disgustose che i khmer mangiano, ma non vi sono altre ragioni per cui fermarsi qua, se non la stanchezza delle gambe.
Siamo ormai vicinissimi a Phnom Penh, la capitale della Cambogia, dove Riccardo ha già trascorso parecchi mesi per progetti di fotografia reportagistica. Mancano solo 75 km. La National Highway 6 diventa, a partire da Skun, una grossa via a due corsie per senso di marcia.

Ciclista e alba

È molto trafficata e, di prima mattina, notiamo un gran numero di furgoncini in cui sono stipati gli operai delle grosse fabbriche che si trovano a lato della strada: li vediamo scendere in gruppo ed incamminarsi verso i propri interminabili turni di lavoro. Proprio nella periferia di Phnom Penh, infatti, ha sede la produzione di tanti marchi internazionali che sfruttano la manodopera cambogiana a bassissimo costo.
Dopo alcune decine di chilometri in un paesaggio piuttosto anonimo, ci troviamo a costeggiare di nuovo il Mekong, a noi caro dalla vicina Thailandia del Nord-Est, ma la sua vista è presto impedita dell’urbanizzazione senza tregua ai margini di questa grossa arteria stradale.
Raggiungiamo la capitale attorno alle 11; il caldo è soffocante per le sue vie e il traffico lungo Preah Monivong Boulevard è uno dei più sregolati che abbiamo incontrato dall’inizio del viaggio. Motorini, tuk-tuk, rikshaw, furgoni, auto e poche biciclette si contendono ogni centimetro di asfalto libero, ma il tutto avviene a velocità così basse – a causa del congestionamento – che la situazione è più comica che pericolosa.

Il lungofiume, Diamond Island (o Koh Pich che dir si voglia), il mercato centrale, il parco olimpico e tutti i locali alla moda della capitale ci tengono occupati e spensierati per due giorni. Una mattina più intensa è quella che dedichiamo alla visita di Tuol Sleng, la ex scuola trasformata in una spietata prigione durante il regine dei Khmer Rossi, oggi museo del genocidio.
Il terzo ed ultimo giorno che trascorriamo a Phnom Penh coincide con la festività del Khmer New Year: le strade sono semi-deserte e la maggior parte delle attività chiuse. Moltissimi cambogiani fanno ritorno ai propri villaggi di origine per i festeggiamenti in famiglia e noi ci godiamo una capitale stranamente silenziosa e pacifica.

 


piece_of_cake_thumb-1-699x366Siamo Chiara e Riccardo; abbiamo lasciato Cesena venerdì 10 giugno, direzione Singapore! Il nostro progetto si chiama ‘For a piece of cake’, perché la torta, per Chiara, diabetica di tipo 1 dall’età di 11 anni, è un piacere da conquistare con dosi extra di insulina o attraverso l’esercizio fisico, l’ingrediente principale di questa lunga avventura.

È possibile seguire la nostra avventura anche su:
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