I campioni italiani di handbike (non solo Zanardi)

Qualunque sport, dal più presente sulle televisioni e giornali, a quello meno sponsorizzato e conosciuto, per crescere e svilupparsi ha bisogno di storie da raccontare. E di campioni. E l’handbike non è un’eccezione.
Se chiedessimo a 100 persone di dire chi è il più forte atleta italiano di handbike, in 99 (probabilmente) direbbero Alex Zanardi. E avrebbero ragione, ma solo in parte. Perché oltre alla storia di Alex, ce ne sono altre. Tutte interessanti, tutte da conoscere e che oggi andremo a scoprire, incontrando alcuni dei personaggi che contribuiscono a diffondere sempre più questa disciplina, allargando l’interesse anche oltre il mondo della disabilità. E, forse, potremo capire quanto possa essere importante una sosta in autogrill…

Vittorio Podestà

Vittorio Podestà intervistato al termine della gara di Coppa Europa di Handbike di Bovezzo (30 Aprile 2016)

Vittorio Podestà intervistato al termine della gara di Coppa Europa di Handbike di Bovezzo (30 Aprile 2016)


Nato a Lavagna (GE) il 3 giugno 1973, cresce in una famiglia dove l’importanza per la scuola è pari a quella per lo sport. In particolare il padre trasmette a lui ed al fratello un’enorme passione per la bicicletta. Il fratello diventa un ciclista di buon livello, mentre Vittorio si appassiona più al lato meccanico delle due ruote. Decide di diventare Ingegnere Civile e non meccanico per accontentare il padre, costruttore edile, che spingeva in quella direzione; nel 2000 si laurea e trova lavoro in una società che segue la manutenzione delle autostrade; Vittorio considerava la sua vita soddisfacente ma un compromesso tra quelli che erano i suoi sogni e i condizionamenti dei genitori. Per questo motivo ricorda perfettamente come la data del 19 marzo 2002, data dell’incidente al ritorno dal lavoro, sia l’inizio della sua seconda vita. Da quel momento avrebbe cercato di realizzare veramente i suoi sogni, a sua immagine e somiglianza, senza condizionamenti e pressioni esterne.

In ospedale conosce un amico che lo spinge a reagire e lo sprona ad impegnarsi nella riabilitazione per uscire dal ricovero e trovare quella che avrebbe dovuto essere la sua “nuova” seconda vita al di fuori del mondo ovattato e protetto del reparto dell’Unità Spinale. “Non potrai più camminare, ma le tue mani sono quelle di prima”, furono le parole del medico dopo l’intervento; parole sincere che aiutarono Vittorio a non illudersi alla ricerca di una cura per tornare a camminare ma a cercare di capire in cosa si poteva impegnare per quel suo nuovo inizio. Poco dopo l’uscita dall’ospedale Podestà vede, prova e rimane folgorato da una handbike; capisce che la passione che prima aveva per la bicicletta, poteva diventare ancora di più l’obiettivo della sua vita. Inizia ad allenarsi ed a gareggiare. Nel 2005, mentre in auto si reca in Spagna per una gara, incontra nel parcheggio di un autogrill Alex Zanardi che, incuriosito dall’handbike sul portapacchi della sua auto, si avvicina e gli chiede informazioni. Si lasciano con la promessa di risentirsi, ma per un anno e mezzo nulla. Poi un giorno Vittorio riceve una chiamata: era Zanardi che gli chiedeva aiuto in vista della maratona di New York. Vittorio gli procura una handbike da un amico svizzero e lo allena a distanza, con lunghe telefonate per spiegare i trucchi di quello sport. Questa amicizia si consolida sempre più tanto da spingerli a “fondare” la nazionale italiana di handbike. Vittorio considera questo il suo più grande successo perché ha contribuito in maniera determinante a fare crescere il movimento e l’Italia a diventare attualmente la nazione di riferimento nel panorama internazionale.

Francesca Porcellato

Francesca Porcellato soddisfatta per l'oro di Rio de Janeiro 2016

Francesca Porcellato soddisfatta per l’oro di Rio de Janeiro 2016


Nata a Castelfranco Veneto il 5 settembre 1970. La vita da disabile per Francesca inizia praticamente subito, perché rimane coinvolta in un incidente nel cortile di casa a circa un anno e mezzo. A sei anni riceve la prima carrozzina e con quella il desiderio di farla andare veloce per diventare un’atleta; ma negli anni 80 la disabilità è considerata come un grosso limite e le viene persino impedito di gareggiare in una gara del suo paese in cui si sarebbe voluta confrontare con ragazzi che correvano a piedi. Ma lei non si scoraggia e a 16 anni si iscrive in una società sportiva per disabili con la quale ottiene subito grandi risultati e la qualificazione per le Paralimpiadi di Seul 1988: sarà la prima di numerose partecipazioni ai Giochi Olimpici, ben 6 edizioni estive (9 medaglie) e 3 invernali (1 medaglia). A Barcellona conquista un bronzo sui 400 mt esattamente nel giorno del suo compleanno ed a Vancouver il 21 marzo, data del suo incidente, la medaglia d’oro, in quello che lei chiama il suo secondo compleanno. L’amore per l’handbike è cosa recente per lei, alla quale decide di dedicarsi solo dopo le olimpiadi invernali di Sochi in Russia; all’inizio lo usa solo per allenarsi e per qualche gara, non le piace la posizione sdraiata che riduce molto la visibilità. Ma da gennaio 2016 vi si dedica in modo serio e metodico per cercare di partecipare alle olimpiadi di Rio nella ricerca della terza medaglia nella terza disciplina (atletica, sci di fondo ed handbike). A Giugno conquista la prima tappa di Coppa del Mondo, a Luglio due ori ai Mondiali fino al trionfo del bronzo a Rio de Janeiro.

In un’intervista Francesca afferma: “Nella mia vita lo sport rappresenta una grande fetta ed è importantissimo perché comunque era il sogno da bambina che poi ho realizzato da adolescente, nel migliore dei modi perché ho fatto tantissime cose. Ho incontrato l’amore, il mio allenatore è anche il mio compagno e dunque rappresenta tanto. Ma poi è diventata la mia professione. Al di là di queste cose è stato molto importante anche proprio per la mia formazione come persona: mi ha insegnato ad abbattere tutti i limiti, a tentare sempre, crederci sempre, a cadere ma rialzarmi […]. La cosa bella che mi piace tanto dello sport è che mi ha fatto andare in giro, conoscere tantissima gente, portare la disabilità a conoscenza di queste persone che mai l’avrebbero conosciuta altrimenti. Non solo io, ma anche gli altri ragazzi che fanno le cose come me. E questo è importante perché stiamo facendo cultura, facendo vedere proprio con l’esempio che della disabilità non bisogna averne paura, l’importante è conoscerla. E poi dare speranza a chi purtroppo una disabilità la acquisisce che la vita non finisce, ma continua e con una buona qualità”.

Paolo Cecchetto

Paolo Cecchetto esulta con l'oro nella gara individuale di handbike delle olimpiadi di Rio

Paolo Cecchetto esulta con l’oro nella gara individuale di handbike delle olimpiadi di Rio


Nato a Legnano (MI) il 19 luglio del 1967. Subisce a 22 anni un incidente motociclistico a seguito del quale diventa paraplegico. Nel periodo della riabilitazione sperimenta e conosce molti sport ma la sua prima vera passione è l’atletica, che pratica per 12 anni con buoni risultati. Si appassiona anche al basket in carrozzina e si cimenta con l’Ice Sledge Hockey. L’handbike lo conosce durante una maratona nel 1999 e mentre gareggia con la carrozzina si interessa a quei mezzi su tre ruote molto più veloci di lui. Inizia così a gareggiare nella categoria H3 e già nel 2000 vince il suo primo titolo Italiano, il primo di una lunga serie che tutt’ora prosegue. Il primo trofeo con la nazionale Italiana viene conquistato nel 2007 ai mondiali di Parabiago (MI), dove conquista l’oro a squadre nella gara a cronometro, insieme a Ruepp, Brigo e Podestà ed un argento nella 50 km di handbike individuale. L’anno successivo, il 2008, si rivela un anno pieno di soddisfazioni in cui vince medaglie d’oro nelle maratone di Piacenza, Torino e Treviso, diventa campione italiano a cronometro e campione europeo nella categoria B, primo italiano a potersi fregiare di questo titolo. Nel 2010 diventa campione assoluto del giro d’Italia, conquista altre vittorie in ambito internazionale e si allena con impegno per puntare una medaglia alle olimpiadi di Londra alle quali arriva con i favori del pronostico. L’uscita di pista nella sua prova individuale a causa di un errore in fase di impostazione di curva lo porta però al settimo posto; la delusione è molto forte, Paolo è indeciso se continuare ma la famiglia, la squadra e gli amici lo spingono a proseguire negli allenamenti e ad arrivare alla conquista dell’oro alle olimpiadi di Rio 2016 nella categoria H3.

Alex Zanardi

Alex Zanardi al termine della cronoscalata della Coppa Europa di Bovezzo (30 Aprile 2016)

Alex Zanardi al termine della cronoscalata della Coppa Europa di Bovezzo (30 Aprile 2016)


Nato a Bologna il 23 ottobre 1966. Pilota automobilistico di buon successo, sopratutto negli Stati Uniti, Alex si distingue sempre per il suo carattere disponibile, gentile, tenace e determinato. Nel 2001, il 15 settembre, durante una gara in un circuito in Germania subisce un tremendo incidente che gli costerà l’amputazione degli arti inferiori. Durante un pit-stop alcuni schizzi di benzina gli terminano sulla visiera del casco e al rientro in pista, mentre con una mano cercava di pulirla, perde il controllo della vettura andando in testa coda. Sfortunatamente, da dietro, sopraggiungeva un’altra vettura che colpisce quella di Alex perpendicolarmente con un impatto terrificante; le condizioni sono subito gravissime e per salvargli la vita, una volta in ospedale, i medici decidono per l’amputazione degli arti inferiori. La vita sportiva di Zanardi, una volta terminata la riabilitazione, riparte dalle corse automobilistiche e fino al 2005 quello rimane il suo unico interesse quando incontra in un autogrill (il cerchio si chiude) Vittorio Podestà.

Da quel momento scatta nella testa di Alex la passione per l’handbike, con cui inizia ad allenarsi e gareggiare ottenendo nel 2007 il quarto posto alla maratona di New York dopo solo un mese di allenamento specifico. E’ l’inizio di una escalation inarrestabile. Nel 2010 diventa campione Italiano nella sua categoria, nel 2011 l’argento ai campionati Europei e vince la maratona di New York con il nuovo record del percorso. Nel 2012 alle Olimpiadi di Londra stravince con due medaglie d’oro nella gara cronometro e individuale e con un argento nella prova a squadre insieme a Podestà e Francesca Fenocchio. I suoi successi proseguono di anno in anno, con conquiste di titoli europei ed internazionali. Il 12 ottobre 2014 compie un’altra impresa: dopo mesi di allenamento partecipa alle Hawaii alla più importante gara al mondo di triathlon “Ironman”, che prevede 3,8 km da percorrere nuoto, 180 km con la handbike e 42 km (la distanza della maratona) con la carrozzina olimpica. Il solo fatto di portare a termine questa gara massacrante è per ogni partecipante un grande successo: Alex Zanardi vi riesce in meno di 10 ore. Al termine ha dichiarato (via Twitter): “Che emozione: migliaia di persone che urlano il tuo nome e lo speaker che dichiara: Alex Zanardi, you are an ironman!“. Pochi mesi fa, prima di compiere i cinquant’anni è nella spedizione azzurra per Rio 2016 dove colleziona un oro nella prova cronometro, uno nella prova a squadre e un argento nell’individuale.

Commenti