Il ruolo della mente nel ciclismo

Il ruolo della mente nel ciclismo
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Spesso è capitato di sentirsi dire delle frasi tipo “la mente comanda il corpo“, “è la testa che ti manda avanti“, “se non hai personalità non arrivi“. Sono tutte frasi che rispecchiano, anche se in maniera un po’ convenzionale, il ruolo della mente nell’attività sportiva in generale e nel ciclismo in particolare. La mente influenza profondamente il modo in cui si vive l’attività in bici e i risultati che si possono ottenere e per questo è meglio averla come alleato che come nemico. In questo articolo vedremo in che modo la nostra mente influenza i risultati che otteniamo in sella.

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Indice
La psicologia dello sport
La mente del ciclista
Autoregolazione del ciclista
Allearsi con la propria mente
Fattori che influenzano la mente
Concludendo

La psicologia dello sport

Il ruolo della mente nella prestazione sportiva è studiato da una branca della psicologia, definita “psicologia dello sport”. La psicologia dello sport analizza i fattori che possono influenzare, in modo positivo o negativo, i risultati e le abilità di un ciclista, come possono essere l’ansia, la paura di sbagliare, le aspettative, l’umore, il sovraccarico emotivo, il comportamento di famigliari e genitori.

In sostanza la psicologia dello sport applicata al ciclismo studia il comportamento delle persone (cioè dei ciclisti) in determinati contesti e situazioni, cercando di capire perché, in un preciso momento, quell’atleta abbia reagito in quel modo.
Capirete quindi da soli che il ruolo della mente è fondamentale all’interno della pratica sportiva, poiché è materia di studio, ricerca e applicazione pratica da parte di psicologi laureati.

La mente del ciclista

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Quando si pedala è molto facile farsi trasportare dai pensieri, che possono anche avere nulla a che fare con il pedalare, tanto che a volte si pedala senza nemmeno rendersene conto. Questa caratteristica è propria di ciascuno di noi, poiché tutti pensiamo e spesso siamo immersi nel nostro flusso di pensieri (quello che nel buddismo viene chiamato “la cascata delle distrazioni”). Non si possono eliminare i pensieri e neppure sopprimerli, poiché più si cerca di non pensare a una cosa e più questa torna alla mente in modo insistente.

Quindi in che modo la mente influisce sui risultati in bicicletta? Dipende esclusivamente da noi, poiché i nostri pensieri non sono creati casualmente, bensì sono processi interiori che rispecchiano il nostro stato d’animo, l’umore e la predisposizione all’ansia o alla paura. In sostanza siamo noi a decidere in che modo la mente può influire sull’allenamento e i risultati in gara, a seconda dell’indirizzo che diamo ai nostri pensieri.
Cercare di avere pensieri positivi e utili alla pratica aumenterà la motivazione e la voglia di fare mentre una mente annebbiata da pensieri inutili (non per forza negativi ma anche non necessari in quel momento) non sarà di alcun aiuto.

Autoregolazione del ciclista

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Per autoregolazione s’intende un processo psicologico in cui il ciclista analizza sé stesso e valuta le proprie emozioni. Il modo in effettua queste valutazioni (spesso inconsciamente) ha un influsso sulle prestazioni. L’autoregolazione avviene attraverso tre parametri di valutazione:

Obiettivi personali

Dove voglio arrivare e in che modo. Gli obiettivi possono essere vari, dal vincere una granfondo a riuscire a scalare una montagna in un certo tempo fino a partecipare a un’ultramaratona transcontinentale. Il livello degli obiettivi che ci poniamo ha un impatto sui nostri pensieri, poiché obiettivi troppo semplici tendono a farci perdere entusiasmo, mentre troppo elevati a scoraggiarci.

Efficacia

Per efficacia s’intende la convinzione di saper eseguire un dato compito. Nel ciclismo definisce la convinzione di riuscire in una data prova (cronometro, salita, discesa tecnica in mtb). Questa efficacia dipende da diversi fattori, che analizzeremo in seguito.

Aspettativa

E’ l’idea che mi sono fatto di come raggiungerò i miei obiettivi, con che evoluzione, in quanto tempo e con che sforzo. In base ai risultati ottenuti l’aspettativa varierà, permettendomi così di essere consapevole delle mie capacità (migliorando l’efficacia). In caso di risultati mancati le mie aspettative potrebbero crollare o ridimensionarsi, andato a influenzare negativamente l’efficacia, cioè la convinzione delle mie doti sportive. Riuscire a calibrare le proprie aspettative sui risultati da ottenere è fondamentale per creare i presupposti di un atteggiamento mentale positivo.

Allearsi con la propria mente

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Come abbiamo detto i pensieri sono un elemento fondamentale per ottenere risultati migliori. La mente ha un’influenza importante sulla motivazione, la coordinazione, la volontà, l’impegno e anche sulla capacità stessa di effettuare un gesto atletico. Un gruppo di studiosi italiani ha preso un campione di adulti senza patologie né disturbi motori e ha chiesto loro di fare le scale, monitorando tempi, battito cardiaco e altri valori. Dopo ha chiesto loro di fare le scale concentrandosi su ciò che stavano facendo, cioè pensando a come fare un passo dopo l’altro. Tutto il campione di persone ha registrato un peggioramento dei tempi, dell’equilibrio o un aumento del battito cardiaco.
Questo poiché l’interferenza di un pensiero inutile in quel momento, come può essere il pensare a quale rapporto usare mentre si sta per affrontare una salita, tende a far diminuire la performance. Perciò è importante “allearsi con la propria mente”, cioè fare in modo che i pensieri generati siano una spinta e non un blocco all’attività in bici.

Questo processo può avvenire tramite l’autoefficacia, un procedimento mentale volto a migliorare la propria convinzione e quindi la consapevolezza di riuscire a raggiungere i propri obiettivi secondo le aspettative personali.
L’autoefficacia non è altro che un dialogo con sé stessi, una sorta di autoanalisi (in psicologia la si definisce “automonitoraggio”) che permette di valutare in modo più oggettivo le proprie capacità. In sostanza si dovranno valutare:

Le proprie intenzioni: cioè cosa si vuole fare (per esempio, partecipare e terminare un ultracycling);
L’impegno necessario: quindi il volume di lavoro e l’intensità richiesta per realizzare le proprie intenzioni (quanti allenamenti, di che tipo, quanto tempo di preparazione fisica, la preparazione della bici);
Le barriere: o meglio gli ostacoli fisici ed emotivi che dovrò superare lungo il cammino (la fatica, la fame, le salite, la sete, le rotture meccaniche, gli impegni di lavoro);

In base alle proprie intenzioni, al volume d’impegno richiesto e agli ostacoli che dovrò affrontare, capire se ce la si può fare oppure no a raggiungere gli obiettivi preposti. Se la risposta è positiva, allora ci si dovrà convincere di ciò, perché, in parole molto povere:
• Se lo so fare e ne sono convinto, lo farò bene
• Se lo so fare ma non ne sono convinto, lo farò male.

Fattori che influenzano la mente

La mente alleata, o autoefficace, è quell’atteggiamento positivo basato sulla convinzione di potercela davvero fare, poiché si hanno obiettivi in linea con le proprie capacità e si affronteranno ostacoli che si reputano superabili.
Per rafforzare l’alleanza con la mente, affinché ci sostenga nei momenti difficili, si possono prendere in considerazione vari fattori:

Esperienze pregresse: ripartendo dall’esempio dell’ultracycling, se ho già provato a pedalare di notte, con il freddo, con la fame e a superare la fatica, significa che ho già le risorse per farcela e per cui posso “contare su me stesso” anche questa volta;

Esperienze vicarie: cioè le esperienze di altri, che possono essere usate per motivarci o per emulare. Leggere i libri di un ultracycler, ascoltare i suoi racconti, studiare il suo allenamento faranno aumentare in noi la determinazione e la convinzione di potercela fare;

Persuasione verbale: cioè dirsi “che ce la si può fare”. Noi siamo ciò che pensiamo, diceva Buddha, e c’aveva preso. Se ci ripetiamo che possiamo farcela, ci convinceremo delle nostre capacità. Questo atteggiamento positivo andrebbe messo in atto anche dalle persone vicine (partner, genitori, figli, amici, compagni di squadra) che dovrebbero far vedere all’atleta che ripongono in lui la loro fiducia;

Test: valutazione, attraverso questionari di autoefficacia, la qualità della propria preparazione.

Concludendo

La mente è l’ago della bilancia all’interno della pratica del ciclismo. Non è vero dunque l’assioma “contano solo le gambe”, poiché l’allenamento arriva solo fino a un certo punto mentre oltre una soglia di sforzo solo una mente positiva e convinta può aiutarci a superare i nostri limiti. Per cui è meglio averla come alleata piuttosto che nemica.