La Wilier 110X è stata presentata lo scorso 26 marzo. Ed essere tra i primi ad averla tra le mani per un test provoca un piacere indescrivibile.
Descrizione tecnica
Lei e la sua sorella biammortizzata 110fx sono il top di gamma della casa di Rossano Veneto in ambito off road.
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È una cross country hardtail, con telaio in carbonio, componentistica boost e l’immancabile perno passante, che la casa veneta propone in 15 montaggi differenti, che fanno oscillare il prezzo da un minimo di 3400 euro a un massimo di 7000. La descrizione che segue è relativa al mezzo inviatomi per il test, che si colloca al secondo posto per pregevolezza della componentistica, in listino a 6200 euro.
Telaio
È un monoscocca 60TON che, nella taglia M da me provata, pesa 1070 g.
In ossequio allo standard boost, al fine di consentire l’utilizzo di coperture con larghezza fino a 2.3″ pur preservando un buon valore di clearance, la larghezza del mozzo posteriore è fissata a 148 mm. Il carro largo e corto assicura un’ottima manovrabilità della bici, molto apprezzata in fuoristrada.
Il telaio è dotato di passaggio cavi a 4 vie e questo conferma la versatilità del telaio, adatto ad ogni tipo di configurazione con la possibilità di integrare le guaine di freno e cambio.
La parte bassa del tubo obliquo è dotata di una lastra a protezione del telaio, utile per preservare la parte bassa del telaio da eventuali collisioni con tronchi orocce lungo il percorso.
Ruote
Sono delle MICHE CARBON K4 che nella versione 29 Boost pesano 671 grammi all’anteriore e 809 al posteriore. Il cerchio è in carbonio ed ha un’altezza di 28 millimetri. I raggi, 28, sono organizzati in raggiatura con incrocio in 2° anteriore e posteriore.
Gli pneumatici sono dei VITTORIA SAGUARO 2.2 con battistrada centrale veloce e scorrevole e tassellatura più rada ai lati per garantire tenuta e performance nelle curve in fuoristrada, coerentemente con l’anima da cross country.
I freni sono degli SHIMANO XT M8000 con rotori SHIMANO SM-RT81, di diametro differenziato, 180 millimetri all’anteriore e 160 al posteriore.
Trasmissione
Tutta SRAM della serie EAGLE XX1, top di gamma della casa di Chicago, definita dall’azienda statunitense come silenziosa, intuitiva, precisa e perfetta. Nel caso specifico, la 110x che ho in prova, monta un monocorona a 32 denti (SRAM EAGLE XX1 GLD) con cassetta pignoni a 12 velocità, 10-50 (SRAM EAGLE XX1 HG-1299 10-50). Catena, cambio e comandi SRAM EAGLE XX1.
A bici ferma, apprezzo la pulizia della linea e semplicità del monocorona e subisco il fascino perverso di un pignone da 50 denti di colore nero che domina gli altri undici di un elegante color oro. Quasi mi disturba l’idea di sporcarlo con polvere e fango.
Sella
La sella è una X-LR di SELLE ITALIA, diseganta espressamente per il fuoristrada con il “naso” inclinato verso il basso per garantire una maggiore libertà di uscita e rientro in sella, con una particolare tecnologia “shock absorber” per ridurre le vibrazioni e con imbottitura a doppia densità, morbida davanti per offire fluidità di movimento e comfort in fase salita e rigida dietro per trovare la necessaria stabilità durante la pedalata. Per non lasciare nulla al caso, la sella è anche dotata di bumper anti-abrasivi che assicurano protezione massima in caso di caduta.
Il tubo reggisella, manubrio e attacco sono RITCHEY WCS ALU.
Forcella
La forcella è una FOX 32 SC FACTORY, 100MM, BOOST, ORANGE, REMOTE CONTROL: steli da 32 mm, 100 mm di escursione e controllo remoto per un prodotto di alta gamma che la FOX dichiara essere la più leggera forcella da cross country da loro mai costruita.
Geometrie
Le geometrie del telaio, riferite alla taglia M, vedono reach e tubo orizzontale virtuali contenuti (rispettivamente 41,4 e 59,6 cm), indici di un mezzo reattivo.
L’angolo di sterzo è pari a 69,5° e il tubo piantone è inclinato di 73,5°.
L’impressione, in sella, è di una posizione piuttoso raccolta con busto eretto. Per le mie caratteristiche antropometriche, mi sarebbe piaciuto poter provare anche una L, anche se il feeling di guida è stato immediato.
SIZE H C/C L A H1 L1 A1 REACH STACK
(cm) (cm) (cm) (°) (cm) (cm) (°) (cm) (cm)
M 45,0 39,0 59,6 73,5 10,3 43,7 69,5 41,4 61,3
Il peso della bici così monatata, dichiarato dalla casa, nella taglia M, è di 8,977 kg senza pedali. Per me che “colleziono” bici in acciaio e non guardo i chilogrammi (e tantomeno i grammi) quando ne compro una, confrontarmi con questi numeri è stato sorprendente e il ricordo del peso della mia bici da turismo al check in dell’aeroporto, in partenza per cammino di Santiago con Omar Gatti, mi ha strappato una risata di compiacimento.
La prova
Per definire gli ultimi dettagli (altezza e arretramento sella e posizone dei comandi) , prima di godermi il mezzo nel suo ambiente naturale, faccio i primi metri in cortile. Trovo una collocazione naturale in sella anche se mi sento un po’ raccolto e col busto sufficientemente dritto. Trovo impaccio alla mia mano sinistra con i comandi in remoto della forcella ma basta spostarli di qualche cm verso destra per risolvere il problema. Provo ad “impennare” la bici e mi sorprende la facilità con la quale la ruota anteriore si solleva da terra. Complici la leggerezza dell’avantreno e il carro corto. Gioco un po’ col cambio che mi sembra rapido e preciso. Mani e polsi stanno in una buona posizione, senza angoli strani che possano impensierirmi. La sella si rivela subito comoda e permette, come promesso dal costruttore, un buon movimento in anteroposteriore.
Quando esco in mtb, se possibile, mi piace partire da casa già in sella e quindi sfrutto l’occasione di testare la bici su strada in avvicinamento allo sterrato. Il battesimo del fuoco della 110x è in montagna, quindi è immediatamente saliscendi. Il comportamento appare subito sincero e intuitivo. Prima di arrivare all’asfalto, ho da percorrere un po’ di pavè in discesa e la forcella e il carbonio del telaio fanno il loro lavoro, assorbendo bene le vibrazioni. Bici stabile e precisa. Schivo qualche buca e il mezzo si mostra reattivo e immediato nei cambi di direzione: la ruota anteriore va esattemente dove voglio. Giunto al fondo della conca disegnata dalle montagne che mi circondano, ho da percorrere un pò di chilometri di asfalto in pianura, poi falsopiano a salire e quindi salita. Quando faccio girare le gambe e cerco velocità, vorrei potermi allungare un po’ in avanti, in stile gravel, tanto per intenderci, per poter spingere di più, ma la posizione della “mia” Wilier è raccolta. La 110X è un animale da fuoristrada. Non c’è dubbio. Spingere in pianura su asfalto non è il suo forte. Non le manca nulla, si può fare ma non è il suo. È un pò come guidare un fuoristrada per portare i bambini a scuola in città. Le gomme da 2.2″ sono scorrevoli ma cmq di sezione fuoristradistica e l’attrito c’è. Alterno l’asfalto con qualche bretellina di sterrato. La musica cambia subito. Il busto sufficientemente eretto e la posizione raccolta mi mettono in grado di dominare la guida e in fuoristrada diventano subito un pregio. Anche le gomme, pur gonfiate “da asfalto”, lavorano bene.
Quando la salità si fa seria, ancora su strada, si sentono sfumare i limiti descritti. Il pignone da 50 denti con la corona da 32 mi garantiscono di prendere quota serenamente, anche sui peggiori muri. Non sento mai l’esigenza di mettermi in piedi sui pedali e continuo a salire di pigrizia, comodamente seduto.
Sgonfio appena le gomme e lascio l’asfalto a vantaggio dello sterrato. In off road la 110x è a casa sua. Precisa, agile, sicura. La forcella Fox assorbe splendidamente le asperità del terreno. Combinata con le ruote da 29 e le gomme da 2.2, nella bassa montagna, col fondo terroso, si mangia qualsiasi cosa: pietre, dossi, guadi, radici.
Il manubrio largo regala una bella sensazione di controllo e sicurezza. Il carro corto e la posizione raccolta assicurano la possibilità di scegliere la traiettoria all’ultimo momento. Nessun anticipo necessario. La bici va dove vuole il pilota. Questa caratteristica, comunque, non è a discapito della solidità del mezzo e della sicurezza della guida. Gli ingegneri di Wilier sono riusciti, lavorando su materiali, geometrie e sistemi, a ottenere agilità e stabilità. I freni sono sempre pronti, potenti e generosi.
Nei tratti misti, saliscendi e curve, apprezzo particolarmente la facilità e l’immediatezza dei rilanci. La bici è leggera e si sente. Le ruote sono leggere e si sentono. Un cambio pronto, semplice e preciso fa il resto. Quando mi metto in piedi sui pedali per affrontare le rampe più dure, la risposta è immediata. La bici sale e la sella mi garantisce di uscire e rientrare come preferisco. Con queste caratteristiche, i single track nel bosco sono una favola.
Nelle lunghe salite sterrate che mi portano in quota, prevalentemente strade sterrate dal fondo di terra battuta con qualche pietra qua e là, la bici si comporta bene: assorbe il giusto ed è sempre reattiva quando spingo sui pedali. Incontro anche qualche vecchia strada militare dal fondo impietoso, irregolare, con pietre grosse e piccole, incastrate tra loro decine o centinaia d’anni fa e levigate dall’uso. Sembrano fatte apposta per infastidire il ciclista. Anche in questo caso la 110X si dimostra stabile e sicura ma un po’ diretta nella trasmissione della asperità.
Salendo ancora di quota, le strade sterrate lasciano spazio a tracce che raccolgono pietre irregolari per forma e dimensioni e sfasciumi aguzzi e taglienti che poggiano, talvolta, su fondo cedevole: si richiede equilibrio, pedalata rotonda e morbida, non di potenza, per galleggiare e non sprofondare, per non rotolare sulle pietre piccole ed evitare quelle grandi.
La bici risponde bene ma diventa “nervosa”. Anche con le gomme ulteriormente sgonfiate, sul fondo d’alta montagna, alla lunga patisco il carro corto e le caratteristiche reattive del telaio. Mi sento seduto sulla ruota posteriore e, dopo un po’, comincio a sentire sui miei ischi tutte le asperità. Sarebbe interessante montare degli pneumatici da 2.3 e verificare un eventuale miglioramento del comfort.
Quando arrivo a 2800 mt, le gambe accusano un po’ di stanchezza, il fiato si fa un po’ più corto e, dulcis in fundo, incontro la neve.
Poco dopo, la traccia si perde sotto il manto bianco. Mi mancano oltre 200 mt di dislivello per arrivare al colle. È ora di spingere e di portare. Arrivo a 3000 con la bici in spalla. Ancora una volta, ancora di più, ne apprezzo la leggerezza: la bici è un “giocattolo” e si fa trascinare e trasportare senza problemi.
La discesa: veloci e insidiose strade sterrate con pietre aguzze e taglienti, strade militari con fondo di pietre levigate e scivolose, passaggi tecnici, single track, fango, guadi, radici. C’è tutto per testare la bici (e me stesso).
Discesa veloce con pietre aguzze e sfasciumi. La 110x è stabile e sicura in discesa. L’ampio manubrio mi garantisce un controllo “chirurgico” della ruota anteriore che legge esattamente il fondo, gestita da una forcella egregia. Le pietre mi fanno saltellare e la bici sbandiera in frenata ma la riprendo con serenità e non ho mai la sensazione di pericolo. Se si vuole tirare, bisgona tenere alta l’attenzione. È un fondo molto pericoloso. I freni sono potenti e tengono botta. I comandi intutivi e capaci di offire una bella senzazione di contatto alle dita.
Tratti lenti e tecnici: di nuovo sensazione di pieno controllo e sicurezza. La leggerezza aiuta quando c’è bisogno di una bella zampata per rimanere in piedi. Fuorisella agevole.
Alcuni dei tratti asfaltati pedalati in salita, li incontro di nuovo in discesa. A venir giù su strada, la bici corre su un binario. La lascio andare. Nel misto stretto, il 32 col pignone da 10 mi garantisce la possibilità di spingere in uscita di curva ma sui rettilinei in discesa si arriva abbastanza rapidamente a frullare per poi rinunciare a pedalare. In questo frangente, gradirei avere una doppia al posto del monocorona, sensazione mai avuta in fuoristrada. I freni si comportano egregiamente: potenti, precisi e giustamente progressivi. Ho modo di apprezzare tutte queste qualità quando incontro della automobili che salgono: frenata potente, precisa, bici sincera. Rallento in pochi metri senza mai perdere il pieno controllo della bici e lascio sfilare senza problemi i quattroruote dei vacanzieri frettolosi.
I dati del test
- Numero di uscite effettuate: 3
- Chilometri totali: 110 km
- Ore passate in sella: 10,5 ore
- Uscita più lunga effettuata: 60 km, 2300 m dsl+, 6 ore
- Dislivello accumulato: 3500 m dsl+
Profilo del tester
- Nome: Andrea Paradiso
- Età: 44 anni
- Peso: 78 kg
- Km/annui: 5000-10.000
- Disciplina preferita: cicloturismo, escursionismo in mtb e gravel, snowbike
- Altri sport praticati: nuoto, pilates, yoga, trekking, sci.
Conclusioni
La 110x mi è piaciuta. Molto. L’estetica è accattivante, i colori sono intriganti, in sella è esaltante. La sensazione di avere tra le mani una bici d’alta gamma è immediata. Basta guardarla. Basta provarla. Il tutto arrichito dal fatto che è una una bici italiana.
È una sportiva di razza. Due colpi di pedale ed è evidente. Il suo habitat naturale è l’off road. La leggerezza, l’alta qualità del montaggio e le caratteristiche tecniche del telaio ne fanno un mezzo straordinario per uscite intense. Se vuoi dare il massimo, lei è con te.
In estrema sintesi, è una bici per molti ma non per tutti. Particolarmente indicata per palati fini. L’ho trovata facile nella maggior parte delle condizioni e con un potenziale enorme. Godibilissima nel misto stretto offroad, nei single track nei boschi. Nelle pietraie d’alta quota ho patito le caratteristiche strutturali che ne fanno una bici dal carattere aggressivo e non votato al “confort turistico”. Su asfalto va bene ma è “sprecata”.
Per l’escursionismo contemplativo risulta un po’ rigida e bisogna giocare un po’ di fino per goderne appieno. Per il mio stile e il mio modo di pedalare, avrei montato pneumatici da 2.3 e la doppia corona. È una bici per ciclisti che cercano un mezzo leggero e molto performante, col quale gareggiare nel cross country o fare uscite con gli amici tirando fin che ce n’è.
Scopri di più sulla 110X sul sito ufficiale Wilier