Cicloeremia, in bici alla scoperta dei paesi abbandonati dell’Appennino

Cicloeremia è il progetto di Ezio Colanzi, che quest’estate, in sella alla sua mountain bike, partirà alla (ri)scoperta dei paesi abbandonati dell’Appennino abruzzese.

Cicloeremia, viaggio in bici fra i paesi abbandonati

Uno dei fenomeni sociali più importanti del Novecento in Italia è stata l’urbanizzazione. Una grandissima parte della popolazione, spesso la più giovane e attiva, ha abbandonato le campagne e le montagne per andare a vivere in città, dove le opportunità economiche erano maggiori.

Gli innumerevoli paesi, villaggi e frazioni che contraddistinguono il paesaggio italiano si sono di conseguenza più o meno velocemente spopolati. Alcuni, paradossalmente, hanno subito nel contempo un processo di cementificazione, rubando spazio alla natura circostante per creare seconde case per i neo-cittadini che passavano le vacanze al paese natìo, o che sognavano di ritornarci in forma stabile una volta andati in pensione. Altri paesi però, in genere quelli più nascosti, più inoltrati fra le montagne, meno facilmente collegati alle zone limitrofe e meno sfruttabili dal punto di vista turistico, sono stati lentamente abbandonati. Famiglia dopo famiglia, chi dava vita, voce, musica, movimento ai vicoli e alle case se n’è andato, e non è più tornato. Questi paesi si sono quindi sommati a quelli che già avevano subito la sorte dell’abbandono nel corso dei secoli, per catastrofi naturali o per lenti processi socio-economici.

Cicloeremia, viaggio in bici fra i paesi abbandonati

Sono questi i luoghi che più interessano a Ezio che grazie a mountain bike, tenda, sacco a pelo e poco più, penetrerà quest’estate nelle zone dell’appennino abruzzese dove a dominare sono nuovamente lupi e orsi, e dove la natura, col suo lento, paziente e inesorabile lavorìo, sta riaffermando come pienamente suoi gli spazi abbandonati dall’uomo.

Incuriositi dal progetto di Ezio, lo abbiamo contattato per rivolgergli alcune domande. Ecco cosa ci ha risposto.

Bikeitalia: Ciao Ezio, grazie per aver accettato di rispondere alle nostre domande. Conosci già i paesi abbandonati che attraverserai, o li scoprirai per la prima volta durante il viaggio?

Ezio Colanzi: A dire il vero fino ad oggi ho visitato soltanto qualcuno dei paesi abbandonati che fanno parte dell’itinerario. Degli altri ho appreso qualche notizia da conoscenti, da internet o da letture fatte tempo fa. Molti di essi non esistono più sulle mappe, sono rimasti esclusi dalla geografia odierna. Ho comunque rintracciato la loro posizione e andrò a cercarli.
Nella prospettiva del mio viaggio credo però di poter dire che non contano tanto i singoli abbandoni quanto quello dell’Appennino, completamente, di cui ogni paese è una minuscola espressione.
In passato gli uomini di lassù riprendevano i lavori dei padri, custodivano greggi, coltivavano vigne. Tramandavano i mestieri. Incanalavano l’acqua dei fiumi per irrigare, con le potature dell’ulivo realizzavano cesti, scolpivano la montagna per ricavarne pietra per fabbricare le case. Per generazioni non hanno sentito il bisogno di spostarsi, anzi erano padroni del loro ambiente. Lo conoscevano per poterlo meglio abitare. Negli anni hanno resistito in pochi, così in pochi che di loro non si è più accorto nessuno. E pian piano sono invecchiati, sono partiti. Le case si sono svuotate e i tetti hanno ceduto.
Oggi la montagna riassorbe le abitazioni. La vegetazione recupera quello che l’uomo ha lasciato. Esiste un’autorità naturale che si riprende il mondo avanzando con fiori e foglie, che riscatta il campo libero dell’abbandono. Quello da cui l’uomo è scomparso.

B: Hai già pianificato tutti i pernotti o semplicemente ti fermerai quando sarai stanco e troverai un posto adatto a piantare la tenda?

Cicloeremia, viaggio in bici fra i paesi abbandonatiE: Ho organizzato davvero poco in questo senso, mi va di decidere strada facendo anche in base alle circostanze e agli incontri. Mi andrà pure di variare l’itinerario. L’unica cosa che vorrò rispettare sarà la successione dei paesi disabitati che ho in mente di visitare. Essi sono il punto fermo del viaggio, la trama che seguirò. Improvviserò nel mezzo. Partirò con un percorso ideale, verosimile ma non fisso, o sarebbe come imboccare un’autostrada con un casello di entrata e uno di uscita.
Per quanto riguarda le soste, devo ammettere che solitamente i panorami incidono molto sulla scelta dei miei bivacchi. Aprire la tenda al mattino su una valle di abeti, o sulla distesa di un lago, accendere il fornellino e preparare il caffè, ha per me importanza. Altre volte, specie in condizioni climatiche particolari, cerco ovviamente posizioni meno esposte.

B: Che bici userai per il tuo viaggio?

E: Una mountain bike. Durante la settimana ci vado a lavoro, la domenica ci vado in montagna. Capita di farci viaggi lunghi d’estate quando più facilmente riesco a trovare tempo sufficiente. La mia è una bici con pochi gingilli tecnologici attorno, essenziale nelle componenti, in modo da poterla riparare direttamente in caso di guasti ovunque sia. Mi piace smontare, modificare. Alcuni particolari li ho costruiti io, in base alle mie esigenze, si tratta soprattutto di pezzi che sarebbe difficile reperire.

B: Per seguire il percorso userai il gps o carta e bussola?

E: Carta e bussola, di sicuro. In questa maniera ho scelto di visitare l’Appennino, ammettendo il rischio di perdermi. A pensarci, è sempre così. La via giusta si trova a furia di perdersi. E’ anche un modo per costringermi a guardarmi intorno e a distinguere le montagne dal loro aspetto. Tanto sarà utile per riconoscerle, per imparare le fisionomie delle cime.
Non userò gps, non ho mai avuto incertezze su questo. Nè sul fatto di andare solo. Anche se proprio solo non sarò, visto che conto di fare molti incontri. Per fortuna ci sono ancora vecchi pastori che portano i greggi in quota, come si faceva un tempo. Sono accompagnati dai loro cani che difendono gli agnelli dai lupi. Eppure i lupi la spuntano spesso, sono svelti e fanno squadra. Si avvicinano silenziosi. Credo che il lupo sia il vero rappresentante dell’Appennino. Schivo, non si lascia vedere. Una presenza di grande fascino.
Mi hai chiesto di gps e ti ho parlato di lupi…

Cicloeremia, viaggio in bici fra i paesi abbandonati

B: Come aggiornerai il diario di viaggio sul tuo sito? Hai un pannello solare per ricaricare lo smartphone? Oltre al sito pensi di realizzare qualcos’altro (documentario, libro…)?

E: Ho uno smartphone e mi servirò di un pannellino solare per l’energia. Durante il viaggio farò delle riprese con l’idea poi di montarle e realizzare un breve filmato. Per quanto riguarda la scrittura, terrò un diario di viaggio sul mio blog, www.cicloeremia.com. Per ora ho voglia di raccontare lì, cercando di pubblicare i resoconti sera dopo sera, sperando di riuscire ad avere costanza e scommettendo su una buona copertura di rete, anche se temo non sempre sarà possibile. Per ora non penso a pubblicazioni successive. Poi si vedrà.

B: Farai il viaggio in completa autonomia o hai previsto delle soste in qualche paese per comprare da mangiare?

E: Generalmente viaggio in autonomia, e anche stavolta. Su in montagna, dove si svolgerà la maggior parte dell’itinerario, dovrò essere autonomo in ogni caso. Certo quando capiterà di attraversare un paese e mi verrà voglia di un gelato mi fermerò. L’autonomia non deve essere un’imposizione quanto una libertà, la possibilità di spostarmi senza considerare punti di sosta obbligati e tanto meno le distanze tra i negozi di alimentari.  

Non ci resta che augurare buon viaggio a Ezio, che partirà l’8 giugno da Faraone Antico (TE); l’arrivo a Gessopalena Vecchia è previsto dopo un paio di settimane. Sarà possibile seguire il suo progetto anche tramite la sua pagina Facebook.

Commenti

  1. Avatar Fabio S. ha detto:

    Molto interessante, lo seguirò!

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