Il cicloturismo urbano è la chiave per cambiare le nostre città

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Il Grande Raccordo Anulare delle Biciclette è un progetto che ha dello straordinario. Non solamente per l’idea in sé (geniale) di realizzare un anello che giri attorno alla nostra bellissima capitale, il tutto percorribile in bicicletta, senza scontrarsi con la barbarie del traffico motorizzato, ma soprattutto per l’entusiasmo che ha saputo generare a livello italiano e a livello internazionale a pressoché qualunque livello.

Del GRAB hanno parlato in modo entusiasta il sindaco Ignazio Marino, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e finanche il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio. E l’entusiasmo è stato d’altronde giustificato dal secondo posto ottenuto dal progetto al premio ESRI assegnato la scorsa settimana a New York.

Ma se da un lato il GRAB accende l’entusiasmo della politica e di molti cittadini, dall’altro accende anche le polemiche da parte di chi considera il GRAB una ciliegina su una torta che, però, non esiste. E infatti è frequente l’osservazione che viene fatta: a che serve un itinerario cicloturistico in una città in cui spostarsi in bici è molto spesso un attentato alla propria incolumità?

Non sarebbe meglio partire dalla famigerata Cristoforo Colombo che ogni mese manda al creatore un povero ciclista che non aveva strade alternative da percorrere? O, magari, la Prenestina, o, ancora, il tunnel di Santa Bibiana?

Queste domande sono tutte legittime e per rispondere, vorrei che mi seguiste in un ragionamento.

Guardate il video che trovate qui sotto. Cosa vedete? Si tratta di un record mondiale di domino realizzato nel 2010 in Austria: centomila tessere messe una davanti all’altra cadute in rapida successione.

Partendo da questo video, possiamo dire che esistono due modi per abbattere centomila tessere: il primo è di abbatterle una ad una, con centomila piccoli movimenti del dito, la seconda è di mettere in fila le tessere e, colpendo la prima, innescare una reazione a catena che le abbatta tutte con un solo movimento del dito, mentre il movimento iniziale viene trasmesso da una tessera all’altra automaticamente.

Se, fuori di metafora, ogni tessera del domino rappresenta un problema della ciclabilità cittadina (di tutte le città), allora anche qui siamo di fronte alla scelta se risolvere un problema alla volta, oppure innescare una reazione a catena per fare in modo che ogni singolo problema venga risolto grazie all’energia trasmessa dal precedente.

Il percorso del GRAB, il Grande Raccordo Anulare delle Bici a Roma

Il percorso del GRAB, il Grande Raccordo Anulare delle Bici a Roma

Il progetto del GRAB è, quindi, esattamente questo: realizzare un itinerario turistico in ambito urbano in grado di attirare frotte di turisti in bicicletta che invadano la città dimostrando l’evidente necessità di intervenire per tutelare le utenze vulnerabili anche al di fuori del Grande Raccordo Anulare delle Biciclette, alla quale l’amministrazione dovrà rispondere nel modo opportuno. Vi immaginate cosa succederà dopo il secondo turista tedesco investito e ucciso nell’Urbe? Lo scandalo internazionale, le prime pagine del Frankfurter Allgemeine Zeitung che punta il dito contro di noi?

Una volta messe in sicurezza le strade per i turisti (e di cui potranno godere anche i cittadini), ci si renderà conto che la città in questo modo è più bella e fruibile e un diverso standard di progettazione andrà a prendere posto del precedente, anche nelle periferie, oggi abbandonate a sè stesse.

Insomma, quello che hanno fatto i progettisti e divulgatori del GRAB è chiedersi: qual è quella cosa (una sola) che se realizzata, mi permette di realizzare a cascata anche tutte le altre? Hanno individuato la prima tessera del domino da colpire.

Il procedimento logico è semplice e condivisibile: se Roma è la città più bella del mondo ed è mèta dei turisti di tutto il mondo che rappresentano un asse portante dell’economia cittadina, allora se voglio avere un impatto sulla ciclabilità romana devo intervenire proprio sui turisti.

Qui non sto dicendo che il progetto del GRAB è destinato a portare a compimento il filotto di tessere della ciclabilità perché per saperlo, occorre aspettare fino alla fine e, soprattutto, occorre che tutte le tessere del domino siano allineate perfettamente.

Personalmente però ritengo che la logica dietro il progetto di realizzazione del GRAB sia ineccepibile e che non solo potrebbe funzionare, ma addirittura varrebbe la pena che fosse esportata in ogni città d’arte italiana in cui occorre al più presto intervenire per una modifica dei modelli di mobilità.

Per trasformare i turisti, da semplici fruitori del nostro territorio, in preziosi alleati che sappiano fare massa critica insieme a noi per una modifica dello status quo. D’altronde, se è vero che la politica ha ceduto il primato all’economia, allora occorre far leva su gli operatori economici per ottenere un cambiamento politico.

leva archimede

“Datemi una leva abbastanza lunga e un punto di appoggio e vi solleverò il mondo”

Se poi c’è qualcuno che ritiene che la reazione a catena che vuole innescare il GRAB sia destinata a fallire, perché le cose non funzionano in questo modo, perché le tessere non sono allineate bene, perché tanto è tutto un magna magna, perché il primato deve essere della politica e non dell’economia, ecco, queste persone farebbero meglio a impiegare il proprio tempo costruendo il proprio domino magari un po’ più in là, magari cercando di rispondere alla domanda “Qual è quella cosa (una sola) che se realizzata è destinata a cambiare tutte le altre?”. Sempre meglio che che trascorrerlo come i pensionati davanti ai cantieri, con le braccia incrociate dietro la schiena e scuotendo la testa con disapprovazione perché i lavori non si fanno così.

pensionati cantiere

A noi non resta che augurarci altri 10, 100, 1.000 GRAB.

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