Mi ero preparato al peggio per questa tappa: mi aspettavo salite interminabili, una fatica immane, strade strette infestate da autoarticolati giganteschi e prepotenti, distanze interminabili tra un centro abitato e l’altro.
Non mi ero sbagliato.
In aggiunta ci si mettano pure temperature notturne al di sotto dello zero, giornate trascorse sotto un sole implacabile ed un tasso di umidità dell’aria quasi nullo.
In breve sospettavo che questa tappa fosse più o meno così.
E invece ho scoperto che quando gli occhi si riempiono di bellezza, la fatica quasi non esiste: ci siamo inerpicati sui 31 tornanti del Caracoles fino al Paso de los Libertadores sospinti più dalla nostra curiosità che non dai muscoli delle gambe.
Nei momenti in cui le energie mancavano era sufficiente alzare gli occhi ed osservare il volo elegante e composto del condor, oppure fermarsi a contemplare un paesaggio così inaspettato e stupefacente.
Ci siamo fermati per un’ora imbambolati a guardare la Laguna del Inca e abbiamo espresso tutto il nostro stupore innanzi all’aprirsi delle Ande sul versante argentino.
Abbiamo visitato il cimitero degli andinisti e abbiamo diviso la strada e la polvere con una coppia di Francesi in tandem con un progetto di viaggio da 15 mesi.
Credo che tutto questo si chiami vita e che, in cambio di tutto questo, un po’ di male alle gambe lo si sopporta più che volentieri.
Note tecniche
distanza percorsa fino a questo momento: 496 km
Altimetria totale: 6.554 m
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