“La bicicletta che salverà il mondo” è un teatro all’interno del quale vengono inscenate una serie di storie, ognuna delle quali ha due elementi costanti della coreografia: la bicicletta e la fame.
La fame dei coltivatori di caffè del Nicaragua oppressi dallo sfruttamento delle multinazionali; la fame degli emigrati clandestini alle nostre periferie che cercano di sopravvivere ad un mondo esterno ostile; la fame alimentata dalla produzione di biocarburanti.
Insomma, non è roba facile da digerire e da mandare giù: è un libro che fa riflettere e scoprire alcune dinamiche interessanti su come gira il mondo ma che fa anche sorridere e che lascia sempre aperta una porta sulla speranza che le cose possano cambiare. Vicino a questa porta c’è una bicicletta che, di volta in volta, rende la vita più leggera a chi la usa. Scaglione riesce a non scadere mai nel buonismo è ed ricco di piccole perle narrative, come l’emozionante discorso di Subbama, leader dei diritti civili in un’India fatta di caste:
“Ci stanno portando via la terra, ci stanno allontanando dal mare. Eppure ci fanno mille promesse, premesse elettorali. Noi non vogliamo promesse. Vi dirò di più: non vogliamo soldi, non vogliamo cibo. Non vogliamo neppure le case. Non vogliamo elemosine. Vogliamo la nostra terra! Dateci la terra e noi ci prenderemo il resto! Dateci la terra, ci sfameremo e sfameremo i nostri figli! Dateci la terra e ci costruiremo le nostre case! Qui come in tutta l’India , come in tutto il mondo siamo noi donne a coltivare la terra. Siamo noi a renderla fertile e a raccogliere i suoi frutti. Eppure siamo noi donne a soffrire la fame, qui come in tutto il mondo.
Oggi chiedo il vostro voto e il vostro aiuto per ottenerne tanti. Si, voglio essere eletta per entrare in quelle istituzioni che critico e denuncio. Forse alcune di voi penseranno che sono ipocrita. Ma io mi candido perché sennò rimarremo sempre escluse. Abbiamo ricevuto tante rassicurazioni, tanti hanno detto di parlare in nome nostro, di rappresentare i nostri interessi. Ma noi donne, noi dalit, resteremo sempre all’ultimo scalino della società se non saremo in grado di parlare in prima persona, nessuno si farà davvero carico dei nostri problemi e dei nostri desideri.”
Brillante in particolare è il racconto del giovane portatore d’acqua dell’Africa Occidentale che parla con la propria bici e sogna di partecipare al Tour du Faso insieme al suo eroe, Alberto Contador.
“La bicicletta che salverà il mondo” è un libro che si lascia leggere bene e che merita gli 8,90 euri del prezzo di copertina, chiudendo un occhio sulla prefazione di Francesco Moser che pedala molto meglio di come scrive.
Dal mio punto di vista si tratta di un libro perfettamente natalizio, di quelli che aiutano a ricordare la storiella del bambino partorito nella stalla e la relativa morale.
di Daniele Scaglione, La bicicletta che salverà il mondo, Infinito Edizioni.
I commenti che non rispettano queste linee guida potranno non essere pubblicati