Parte da lontano la proposta di pedonalizzare l’area dei Fori, ma non ha mai fatto molta strada. I primi ad avanzarla furono 35 anni fa quattro grandi intellettuali: Giulio Carlo Argan, sindaco dal 1976 al 1978, Leonardo Benevolo, Adriano La Regina, Antonio Cederna. Scriveva Cederna nel 1979: “E’ assolutamente necessario eliminare il traffico dal centro archeologico di Roma, e costituire una spina verde che dal Colosseo a dall’Arco di Costantino si spinga fin verso piazza Venezia”.
E’ il sindaco Luigi Petroselli a cercare di tradurre in realtà la proposta degli intellettuali. E il 30 dicembre 1980 la Giunta comunale capitolina approva il nuovo assetto stradale dell’area dei Fori Imperiali, vietando la circolazione delle automobili a ridosso del Colosseo e istituendo un’isola pedonale. Anzi, la prima isola pedonale urbana italiana. Questa iniziativa, spiegava il Campidoglio, si inserisce in un più vasto programma del Comune che prevede la chiusura domenicale del primo tratto di via dei Fori Imperiali tra Piazza Venezia e Largo Corrado Ricci e, in prospettiva, la chiusura definitiva dello stesso tratto. Ciò consentirebbe di eseguire gli scavi progettati che dovrebbero portare alla luce altri quattro degli antichi Fori Romani formando, senza soluzione di continuità, il vagheggiato Parco Archeologico che si estenderà dal Campidoglio fino a tutto il Colosseo e l’Arco di Costantino. Petroselli istituisce anche una Commissione Fori composta dai Soprintendenti nazionale e romano alle Belle Arti, da ingegneri e tecnici del traffico, che ha il compito di presentare la migliore soluzione progettuale per la totale pedonalizzazione dell’area. Partiamo in questa operazione da una situazione di emergenza dovuta ai gas di scarico degli automezzi e alle vibrazioni causate dal traffico, diceva il sindaco Petroselli. Una situazione di allarme gettato da fonti autorevoli sul destino del patrimonio archeologico e storico di Roma, un patrimonio della cultura del mondo intero. Abbiamo la responsabilità della sua conservazione, di fare tutto quanto è possibile per bloccare un processo di degrado che, in pochi decenni, potrebbe distruggere quanto si è conservato per secoli. Nel futuro parco archeologico e in quest’isola pedonale i romani potranno trovare un momento di ricerca e di approfondimento culturale, di incontro in una dimensione più umana di quanto consente normalmente una moderna grande città.
La morte di Petroselli raffreddò l’entusiasmo iniziale e gli ambiziosi progetti illustrati alla città all’inizio del 1981. In seguito nessun altro primo cittadino è stato in grado di raccogliere il suo testimone portando a compimento l’ampliamento dell’originaria isola pedonale e il vagheggiato Parco Archeologico. Le promesse dei sindaci capitolini, però, non sono mai mancate.
Francesco Rutelli (che nel 1992 da esponente dei Verdi sottolineava la follia di non pedonalizzare immediatamente il Colosseo), una volta diventato sindaco lancia nel 1994 l’isola pedonale domenicale annunciando che sarebbe stata propedeutica alla definitiva chiusura al traffico dell’area. Due mandati, però, non bastano a Rutelli per trasformare l’esperimento in qualcosa di più.
Nel 2001 il candidato al Campidoglio è Walter Veltroni: Chiudere al traffico via dei Fori Imperiali da metà luglio a fine agosto – dice Veltroni nel 2001 – sarà il primo passo verso la completa pedonalizzazione della via”. Ma niente da fare nemmeno con lui. E allora è la volta di Alemanno, che non parla di chiudere i Fori però ha in mente un Colosseo diverso: Mi impegno a rimuovere la vergogna dei tubi innocenti sul Colosseo e a evitare che un suq lo circondi. Inutile dire che suq e tubi innocenti sono ancora lì.
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