Di’ qualcosa di ciclista!

Parlando di una «ciclo-rivoluzione di sinistra», il sottosegretario ai trasporti Erasmo D’Angelis sminuisce la bicicletta e la espone a facili (e pericolose) strumentalizzazioni.

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La «ciclo-rivoluzione» di sinistra. Si intitola così l’articolo comparso ieri su Il Manifesto a firma Erasmo D’Angelis. Secondo il Sottosegretario al Ministero Infrastrutture e Trasporti, «trasformare l’immobilità attuale in mobilità nuova, per chi è al Governo, significa anche dire ma soprattutto fare qualcosa di sinistra». La contrapposizione bici=sinistra e auto=destra non è nuova e in fondo non stupisce in un paese con il costante bisogno di collocare politicamente anche un taglio di capelli. Giorgio Gaber ci ha scritto pure una fortunata canzone, Destra Sinistra, a presa in giro di cliché e luoghi comuni sulle persone di due credo politici differenti.

Ma quanto fa bene il parallelismo bici-sinistra alla mobilità ciclistica? Se l’obiettivo sono «città meno annerite e affogate nello smog, più sicure e a misura di ciclisti e pedoni» – come scrive lo stesso D’Angelis – è lecito chiedersi se un ragionamento del genere non rischi di allontanare una buona fetta della popolazione dall’andare in bici e, ancor di più, di alimentare la strumentalizzazione da parte di certa stampa di quello che è un semplice mezzo di trasporto. La risposta è probabilmente sì eppure gli unici ad aver compreso il rischio di etichettare politicamente il proprio prodotto sono da sempre le case automobilistiche, che in materia di marketing e comunicazione sanno il fatto loro. Se negli anni ’60 la Fiat avesse detto agli italiani che possedere un’auto è di destra o di sinistra anziché il mezzo di trasporto più figo per tutti, ne avrebbe vendute sicuramente di meno e l’auto non sarebbe diventata lo status symbol che è.

Ci sono delle ragioni storiche per cui l’accostamento bici-sinistra è sopravvissuto fino ad oggi: tutti conosciamo il ruolo della bicicletta nella Resistenza, nelle lotte per l’emancipazione femminile, e soprattutto quanto alcuni movimenti ecologisti di tutto il mondo siano più o meno dichiaratamente di sinistra. Il punto è proprio questo. La bici, prima ancora di essere un’icona della sinistra (semmai lo fosse), è un’icona green: di tutti i benefici dell’andare in bici (velocità nel traffico, praticità, risparmio economico e guadagno in salute) l’impatto sull’ambiente sembra quello principale, almeno a giudicare dai giornali in cui la bici rientra spesso nella voce “ambiente” invece che nella più naturale “mobilità”.

In Italia, la posizione della FIAB e dei movimenti dei ciclisti urbani come #salvaiciclisti è sempre stata sopra le parti, se non altro perché né i partiti di destra né quelli di sinistra hanno dimostrato di avere davvero a cuore la mobilità ciclistica. Eppure non è un mistero che in alcuni ambienti come la Critical Mass e le ciclofficine popolari si respiri “aria di sinistra”, e in fondo il binomio bicicletta-sinistra non dispiace, anzi, ai diretti interessati.

Nel resto d’Europa, almeno l’Europa che pedala, come Paesi Bassi e Danimarca, una contrapposizione del genere non esiste e anzi se proprio la si deve collocare politicamente la bicicletta è quanto di più democristiano esista: la usano tutti, bambini e anziani, manager e impiegati. Le amministrazioni comunali operano costantemente in favore della mobilità ciclistica senza distinzione tra conservatori, liberali e socialisti. Se la bicicletta negli anni ha conquistato il consenso, non è stato certo assegnandole dei connotati partitici (semmai politici, nel senso più alto del termine “politica”).

Della stessa linea di pensiero sono le associazioni di ciclisti australiane, che in occasione delle recenti elezioni politiche hanno realizzato un’interessante campagna di comunicazione dal nome “Vote 4 Cycling“, in cui si è espresso sostegno in favore dei politici di qualunque schieramento che hanno manifestato un interesse concreto verso la mobilità in bicicletta.

Se la «ciclo-rivoluzione di sinistra» di cui parla il sottosegretario Erasmo D’Angelis appare superata per qualunque periodo storico, invocarla nell’attuale contesto politico è addirittura controproducente. Con il governo delle larghe intese e le provenienze politiche diametralmente opposte dei ministri che ne fanno parte, infatti, la mobilità in bicicletta potrebbe essere il vero tema che unisce e non l’ennesimo pretesto per litigare e mettersi a destra o a sinistra della staccionata.
Parafrasando una celebre frase di Nanni Moretti: Erasmo, di’ qualcosa di ciclista!

Commenti

  1. Avatar Ivan ha detto:

    Forse l’accostamento Bici – sinistra deriva anche da ragioni sportive in quanto il ciclismo, sport di fatica, è stato sempre considerato uno sport popolare. Sia dal punto di vista dei protagonisti che del pubblico. Basti pensare ai ciclisti che sono diventati campioni provenendo da famiglie contadine o comunque povere, non benestanti. Inoltre eventi come il Giro d’Italia o altre corse, soprattutto in passato, erano vere e proprie feste per la popolazione quando passava la corsa dal loro paese. Credo che l’immagine popolare dello sport abbia contribuito a favorire l’accostamento forse.

    1. Avatar Alessandro Micozzi ha detto:

      Ciao Ivan, certo, delle ragioni storiche ci sono eccome, ma non so quanto sia conveniente nel 2013 “usarle” per incentivare l’uso della bici.

  2. Avatar Stefano Gerosa ha detto:

    Bell’intervento Alessandro!!
    Questi magari sono gli stessi che per anni ci prendevano in giro, dicendo che i lavoratori hanno ben altri problemi (magari è anche vero, ma loro pensavano a cose tipo dove parcheggiare l’auto) e addirittura, i più comunisti, ci accusavano di essere al soldo delle potenti e cattive multinazionali delle biciclette (magari!!!! ci pagassero, dicevo io , potremmo fare molto di più!!).
    Vabbè, cosa vuoi ognuno tira l’acqua al suo mulino. E adesso l’acqua siamo noi!!

    1. Avatar Alessandro Micozzi ha detto:

      Ciao Stefano, grazie. ahah non male l’accusa di essere al soldo delle lobby della bici.
      Citando la FIAB, solo ora mi viene in mente che avrei potuto menzionare il gruppo, non a caso, “interparlamentare”, degli amici della bicicletta.
      Saluti!

  3. Avatar cauz. ha detto:

    sante parole in risposta ad un articolo a dir poco demenziale.
    anche perchè, se c’è una cosa che unisce governi e sindacati, di qualsiasi forma e colore (l’odore invece è sempre lo stesso) è l’assoluta postura “a pigreco mezzi” dinnanzi all’industria dell’automobile. i governi di sinistra in particolare, poi, sono sembrati i più fiat-diretti in assoluto.
    e ora si parla di ciclo-rivoluzione? che coraggio…

    1. Avatar Alessandro Micozzi ha detto:

      ahah pigreco mezzi vince.
      tra l’altro, qui a Roma questa tendenza ad unire bici e sinistra è particolarmente accentuata.

  4. Avatar Marco Ferrari ha detto:

    Esatto. Non tiriamo la bici per la sella.
    Si può anche aggiungere che, sempre fuori dall’Italia, il sindaco ultra pro-bici di Londra Boris Jonhson è un conservatore. Il suo attivismo a favore della bici fa impallidire al confronto quello dei Pisapia e dei Marino. Attivismo molto più concreto fra l’altro. E Bloomberg a New York non è certo di sinistra…

    1. Avatar Alessandro Micozzi ha detto:

      Vero, quello del sindaco di Londra era un altro bell’esempio da citare.

  5. Avatar felino ha detto:

    andando avanti con questi politici che dicono che la bici è di sinistra e la macchina di destra, facciamo le città per quelli di sinistra tutte ciclabili e quelle di destra solo con le macchine. poi vedremo tanti di destra andare ad abitare nelle città di sinistra e qualcuno di sinistra andare ad abitare nelle città di destra…..che coglionate e noi diamo a loro in mano l’italia…

    1. Avatar mircokayak ha detto:

      La bici non è politica, la bici è una scelta a vantaggio di tutti.
      La politica, è una scelta contro qualcuno, ed è a vantaggio di pochi.

      1. Avatar Alessandro Micozzi ha detto:

        Beh, la bici non è partitica, certo. Ma politica, come scritto nell’articolo nel senso più alto del suo significato, perché no.

    2. Avatar Alessandro Micozzi ha detto:

      Che coglionate, esatto. Però non farei di tutta l’erba un fascio, l’intervento del sottosegretario non mi è piaciuto ma da quando si è insediato non fa altro che parlare di mobilità ciclistica e quindi ogni sforzo è apprezzabile.

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