Prosegue lo scontro istituzionale tra il Ministero dei Trasporti e il Comune di Bologna sulla questione “Città 30”, con una novità. L’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada (AIFVS) – la più importante associazione di rappresentanza e difesa dei diritti dei parenti delle vittime sulla strada in Italia, aderente alla Federazione Europea Vittime della Strada (FEVR) che fin dall’inizio ha sostenuto quest’iniziativa – e la Fondazione Michele Scarponi – nata in memoria del grande campione sportivo all’insegna del motto “la strada è di tutti, a partire dal più fragile” – hanno deciso di costituirsi formalmente nel giudizio davanti al TAR Emilia-Romagna su Bologna Città 30 e questa mattina hanno partecipato all’udienza rappresentati dall’avvocato Tommaso Rossi del foro di Ancona.

Ministero dei Trasporti contro Bologna Città 30
Le due organizzazioni hanno depositato nei giorni scorsi un “intervento ad opponendum”, cioè per domandare al giudice il rigetto del ricorso proposto da alcuni tassisti e sostenuto in giudizio dal Ministero dei Trasporti guidato dal Matteo Salvini: chiedono il mantenimento di delibera e ordinanze della Città 30 a Bologna, ritenendole di fondamentale importanza per la tutela della sicurezza stradale e della vita umana di tutti gli utenti, come stanno tra l’altro già dimostrando i numeri dei primi mesi di applicazione con meno incidenti, morti e feriti sulle strade bolognesi, in analogia ad analoghe misure assunte da anni nel resto d’Europa.
Associazioni familiari delle vittime sulla strada con il Comune
Mentre la costituzione di parte civile nei processi penali a seguito di incidenti stradali avviene usualmente, l’intervento delle associazioni in un processo amministrativo a difesa di un provvedimento di un Comune per la sicurezza stradale è una scelta inedita, impegnativa e ponderata con grande attenzione, affidandosi al legale anconetano, esperto in materia di sicurezza stradale.
“Niente passi indietro sui 30 km/h in città”
Le associazioni hanno appreso nelle scorse settimane con preoccupazione e sconcerto la presentazione del ricorso e la costituzione anche del Ministero dei Trasporti contro una misura che salva vite sulle strade e hanno perciò deciso di intervenire per portare nel processo la voce dei familiari delle vittime sulla strada e chiedere con grande forza che non ci siano passi indietro: “La sospensione o l’annullamento dei 30 km/h a Bologna, infatti, ridurrebbe in modo inaccettabile la protezione della vita umana sulle strade, quando al contrario questo progetto andrebbe esteso in tante altre città italiane”.
Ritirata la richiesta di sospensiva
La Fondazione e l’Associazione prendono atto con soddisfazione che, nella camera di consiglio che si è svolta stamattina al Tar Bologna, i ricorrenti hanno ritirato la richiesta di sospensiva. “È un’importante conferma da un lato che il provvedimento non sta producendo alcun effettivo danno alla mobilità e all’economia, come sostenevano i ricorrenti, a fronte invece di un comprovato miglioramento della sicurezza stradale, e dall’altro lato che la tutela della vita umana è comunque prioritaria rispetto ad altri interessi”, come evidenziato analiticamente nell’atto delle due associazioni. L’udienza di merito del Tar si terrà in autunno, il 23 ottobre 2024: quindi dopo le Elezioni Europee di giugno.
La riforma del Codice della Strada arriva al Senato
Intanto Bikeitalia apprende da fonti qualificate che la riforma del Codice della Strada – approvata in prima lettura alla Camera nelle scorse settimane – sarà incardinata domani, mercoledì 17 aprile, in VIII Commissione, dove nella seduta delle ore 14 ripartirà l’iter di esame del disegno di legge.
Le associazioni promotrici la campagna “Stop al Codice della Strage” continueranno a mobilitarsi per chiedere ai senatori di bloccare l’iter parlamentare e riscrivere il testo insieme con le associazioni di familiari delle vittime sulla strada.
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