Gli imbarazzanti silenzi di @ignaziomarino, sindaco ciclista.
E’ passato poco più di un anno dal video che potete trovare qui sotto: Ignazio Marino pedalava in giro per Roma raccontando il roseo futuro della ciclabilità romana.
Di lì a poche settimane, Marino vinse dapprima le primarie e poi travolse l’imbarazzante sindaco uscente della capitale, Gianni Alemanno. Marino si insediò in Campidoglio in sella alla propria bicicletta salendo sui pedali con grinta in modo da dimostrare che era imminente il cambio di passo rispetto all’amministrazione uscente.
Da subito Marino annunciò la pedonalizzazione dei Fori Imperiali, ma nell’arco di un anno, la strada che attraversa il parco archeologico più bello del mondo, invece di essere pedonalizzata, è stata trasformata nel simbolo del privilegio: una sorta di zona a traffico limitato in cui vige più di ogni altra la legge del “io so io e voi non siete un cazzo”.
Resosi conto dell’impossibilità di rendere pedonale anche solo una strada nel centro della propria città, Marino, invece di fare pubblica ammenda, decise di alzare l’asticella sparandola ancora più grossa: il 13 settembre fece quindi il grande annuncio: “Tra il 16 e il 17 maggio 2014 a Roma vietati auto, moto e qualsiasi motore fino al Gra: si andrà solo a piedi o in bici“.
E dopo l’annuncio, il nulla, tipo quello della Storia Infinita, quello che divora ogni cosa.
La bicicletta è sparita dall’ordine del giorno della giunta Marino e, a dirla tutta, sembra che sia sparito anche il sindaco stesso, salvo poi fare una breve apparizione nel corso della European Cycling Challenge durante la quale il buon Ignazio ha pedalato per addirittura 67 km in un mese (persto, gli integratori!). Per dovere di cronaca, riporto che, nonostante le percentuali di modal share della capitale ufficialmente da prefisso telefonico Roma ha alla fine ottenuto un decorosissimo terzo posto alle spalle di Varsavia e Łódź. Nonostante il podio, il comune non si è né visto, né sentito, ma si può già dire che sia stato un successo che la Capitale abbia dato il proprio assenso affinché la città partecipasse alla competizione con un solo giorno di anticipo rispetto al termine massimo.
Oggi, la ciliegina sulla torta, a 5 giorni dall’inizio di VeloLove, la manifestazione nazionale con cui i ciclisti chiederanno l’introduzione del limite di 30 km/h nelle strade urbane, il comune non ha ancora concesso l’autorizzazione alla realizzazione dell’evento per cui vengono richiesti due km di strada.
In questa vicenda non si riesce a non vedere un continuum con il 28 aprile 2012: allora la concessione dell’autorizzazione alla manifestazione #salvaiciclisti, invece che dal comune, tardò ad arrivare dalla questura, mentre il sindaco Alemanno faceva carte false pur di poter partecipare e si professava paladino dei ciclisti al punto da far approvare in tempi utili per la manifestazione finanche il biciplan che giaceva da 6 anni dimenticato in un cassetto.
Alemanno allora avrebbe fatto di tutto pur di apparire, Marino oggi fa di tutto pur di non farsi vedere e distruggere qualunque possibile aspettativa riposta nei suoi confronti. Ma se pensate che il peggio sia passato, non temete: a breve arriverà anche l’annuncio del bando del glorioso bike sharing romano che troverà l’occasione di far vergognare nuovamente gli abitanti della capitale.
In tutto questo, a me rimane una sola consolazione: non sono romano e quindi non ho potuto votare per Marino per poi pentirmene amaramente.
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