La bellezza eterna: barche, aerei e biciclette

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Barche, aerei e biciclette. Sembra abbiano poco in comune e invece si somigliano. Banalmente regalano una sensazione di libertà totale. Ma quasi tutte le passioni vere lo fanno: le moto, lo skate, il kayak, il rafting giù per torrenti, forse la pesca in un laghetto alpino come, credo, una sfida a stecca tirata fino alle 3 di mattina. E di similitudini se ne possono trovare tante. Però c’è una cosa che rende aerei, barche e biciclette uniche. Non invecchiano. O, ad esser precisi, invecchiano ma non perdono bellezza. Una sorta di Dorian Gray meccanici. Fateci caso.

Un’auto, se non è – per dire – una Lamborghini Miura o una Maserati Merak tenute perfettamente, dopo qualche anno denuncia tutti i suoi anni, invecchia inesorabilmente, sa di superato, roba da rottamazione. Sostanzialmente il tempo che passa la rende brutta. Invece in un porticciolo come in un campo volo piuttosto che in giro per la città non ci sono cose che portano alla mente sgradevoli anticaglie inutili. Una barca può essere povera e umile, persino tenuta alla benemeglio, ma conserva una sua gradevolezza estetica. Sarà il fascino del “vissuto” in mare, sarà la sua necessaria essenza, sarà la cornice o lo sfondo marino o non lo so. I vecchi aerei, magari monomotore a elica e persino quelli che abbandonati in un hangar o in un campo e che non volano più trasudano ancora l’antico dinamismo, sembra abbiano ancora voglia di ascese e volute in cielo, hanno la bellezza delle rughe vissute di una bella signora. Viene voglia di prendersi cura di quei motori, ripristinare le vernici, le ali e le gomme. Non fosse da suicidi verrebbe quasi voglia di mettere in moto e vedere se vola ancora.

La bicicletta, la macchina perfetta già intuita e progettata da Leonardo, anch’essa è bella sempre. Abbandonata in un cortile, polverosa in un garage o legata da sempre a un palo in balia delle intemperie. “Ruzza” ovvero coperta di ruggine e/o scrostata non perde fascino. Anzi, in qualche città, più è vissuta più fa figo. Ha la bellezza dell’essenziale, tutto quello che non serve non c’è ed è così da sempre. Praticamente non migliorabile. Al più può essere ripristinata, messe gomme o manopole nuove, aggiornata (si veda il fenomeno delle fixed o single speed) oppure conservata com’era (si pensi alle biciclette usate per il fenomeno “Eroica”) ma il concetto non cambia di molto. L’oggetto ha dignità sempre e chi la pedala pure.

Ricordo l’annuncio di un signore che vendeva, nella profonda Padania, una Frejus “usata 40 anni per andare a lavoro”. Solo questo la rendeva appetibile. Decenni di servizio, di testimonianza fedele una vita, di compagnia di gioie, entusiasmi, fatiche e dolori, inverni rigidi e calde estati erano un valore aggiunto. Ed era lì, bella come un’anziana attrice e con la voglia di esserci ancora. Da (ancora) protagonista.
Un annuncio simile non sarebbe manco ipotizzabile per una Punto o una Golf. Che sarebbero solo macchine vecchie senza valore alcuno.
IMHO, come si dice in questi casi.

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