Negli stessi giorni in cui Edimburgo lancia la prima sperimentazione del Regno Unito per quanto riguarda il trasporto delle bici sui tram, Trieste “risponde” alla capitale scozzese con un piano analogo per lo sviluppo dell’intermodalità ma che coinvolge, invece dei tram, alcune linee di autobus. L’iniziativa, elaborata in via sperimentale dalla Provincia di Trieste, è stata avviata il 15 aprile scorso e rimarrà in vigore tutti i week end fino al mese di ottobre.
Gli autobus interessati attraversano il centro del capoluogo friulano lungo due assi che si intersecano in centro all’altezza di piazza Oberdan, prima di giungere in una delle due destinazioni tra Opicina e Basovizza, ai piedi dell’altopiano carsico. Il piano della provincia di Trieste, grazie a queste caratteristiche, mira a promuovere l’intermodalità in chiave principalmente turistica ma una volta effettuati i primi test non è detto che l’iniziativa non possa avere seguito anche nella mobilità urbana.
Come per le metropolitane di molte città, anche per gli autobus di Trieste valgono alcune semplici regole, su tutte la possibilità di trasportare massimo sei bici per mezzo, ma la nota positiva è che non sono previsti costi aggiuntivi al servizio.
Il test bici sugli autobus era stato annunciato dall’assessore provinciale a Viabilità e Trasporti Vittorio Zollia già durante l’ultima Settimana europea della mobilità, lo scorso settembre, raccogliendo ampio consenso di associazioni e cittadini, e dopo alcuni mesi necessari per la messa a punto del progetto, nei giorni scorsi la sperimentazione è potuta partire. I costi di manutenzione del servizio, stimabili in circa 61 mila euro, sono stati finanziati dalla provincia di Trieste.
Il modello di trasporto bici + autobus è poco diffuso in Europa, e nelle città del mondo dove è in atto, soprattutto Nord America e Asia, è organizzato diversamente e i mezzi pubblici in questione sono dotati di una rastrelliera anteriore in grado di ospitare fino a tre-quattro biciclette. Tuttavia, per motivi mai molto dettagliati, riconducibili comunque a questioni di sicurezza, l’Unione Europea ne ha sempre scoraggiato l’implementazione e il fenomeno non ha mai preso piede.
Foto | Ulisse-FIAB
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