La sostenibile leggerezza del bikesharing

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Pedalare in città utilizzando un servizio messo a disposizione dal Comune, su bici comode e in buono stato per potersi muovere agevolmente nel traffico urbano e quasi a impatto zero, con ricadute positive sull’ambiente e anche sul portafoglio. Negli ultimi anni il bikesharing ha preso piede in molte città italiane, grandi e piccole, tanto da entrare anche come voce green nel paniere Istat 2015. Una diffusione costante e progressiva, ma non uniforme su tutto il territorio nazionale, con un’assenza che spicca più delle altre: quella di Roma, Capitale delle auto e non delle bici.

Le vicende del bikesharing romano – partito in via sperimentale nel 2008 sotto la giunta Veltroni – narrano di una parabola discendente dove tutte le promesse di rilancio del servizio da parte dell’amministrazione comunale si sono puntualmente scontrate con una realtà ben diversa fatta di bici rubate, manutenzione pressoché inesistente, lenta agonia e smantellamento del bikesharing capitolino che oggi di fatto non esiste più. Nonostante l’arrivo in Campidoglio del sindaco-ciclista Ignazio Marino – in carica dal 12 giugno 2013, vale a dire da 712 giorni – il servizio di bici in condivisione del Comune di Roma non è ancora stato riattivato. Nella speranza che almeno per l’inizio del Giubileo – che porterà nella Città Eterna milioni di pellegrini oltre ai turisti che normalmente la visitano ogni anno – il bikesharing possa risorgere dalle sue ceneri.

Nelle città dove il servizio funziona da tempo o è stato lanciato da poco, le amministrazioni si sfidano a colpi di hashtag per comunicare il loro sostegno al #bikesharing: un sistema di mobilità leggera, diffusa e capillare che si autoalimenta anche grazie al passaparola sui social network, come dimostrano i tanti messaggi degli utenti di Milano, Torino e Napoli dove il servizio viaggia accompagnato dal “cancelletto” e moltiplica l’azione di contagio positivo tra le persone potenzialmente interessate. Non solo commenti idilliaci, ma anche critiche quando qualcosa non va per il verso giusto: uno spaccato aggiornato in tempo reale sullo stato del servizio e sull’importanza che l’amministrazione dedica alle tematiche della mobilità nuova.

BikeMi, il bikesharing di Milano, si propone come un sistema di trasporto pubblico a pedali complementare alla rete dei mezzi Atm con postazioni di noleggio posizionate nei principali punti strategici della città e mezzi che si possono utilizzare per un massimo di 2 ore consecutive, con una flotta di 3.600 bici tradizionali gialle a cui il 9 maggio scorso si sono aggiunte 1.000 e-bike rosse. La prima mezz’ora di utilizzo è gratuita per le bici senza motore e costa invece 25 centesimi per quelle a pedalata assistita. Le stazioni per prelevare e lasciare le bici sono 241, con nuove aperture previste nei prossimi mesi.

Torino ha il suo ToBike, che con 116 postazioni dislocate in modo capillare in città assicura un servizio tutti i giorni, 24 ore su 24 per poter noleggiare le bici del Comune spostandosi in ambito urbano evitando traffico e problemi di parcheggio: una scelta consapevole per migliorare la qualità della vita. E proprio nella città simbolo dell’auto, il 6 e 7 giugno prossimi ci saranno i Bike Days: una due giorni di festa a pedali promossa dall’Associazione Bike Pride che ha dedicato l’edizione di quest’anno al tema del cicloturismo e ha un programma ricco di eventi. Un appuntamento targato VeloLove, il festival nazionale del ciclismo urbano.

Nel capoluogo partenopeo il servizio Bike Sharing Napoli, un progetto dell’Associazione Cleanap, è stato attivato in via sperimentale lo scorso febbraio: un’esperienza che doveva concludersi il 30 maggio e che invece – visti i dati incoraggianti raccolti nei primi mesi di lancio – è stata prorogata fino al 30 settembre 2015. Attualmente in città sono presenti complessivamente dieci stazioni e cento biciclette a disposizione. L’abbonamento al servizio è gratuito: per poterne usufruire è sufficiente iscriversi e cominciare a pedalare. Finita la fase di sperimentazione si dovranno trovare sponsor e sviluppare sinergie per supportare l’iniziativa.

La leggerezza del #bikesharing è sostenibile: viaggia a pedali, si muove agile in ambito urbano e sui social. E quel cancelletto prima del nome segna un confine: da un lato le amministrazioni lungimiranti, dove il servizio funziona; dall’altro quelle in cui la bici in condivisione resta al palo per mancanza di una visione strategica.

L’immagine “Bicinomi” è un poster realizzato da Sergio di Francesco per Zona30

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