L’aria di mobilità nuova dà una ventata di freschezza nonostante il gran caldo. Si è concluso da pochi giorni il bando che l’Urban Center della città di Bologna ha pubblicato per assegnare la realizzazione del primo Biciplan della città. È la prima volta anche che viene realizzato un bando di concorso apposito. L’iniziativa bolognese ha destato molto interesse nel settore, arrivando a collezionare 21 quesiti.
Sembra che sia tempo che anche le Città Metropolitane guardino con attenzione e lungimiranza agli interventi necessari per rendere le strade «a misura di bicicletta»: non costruendo qua e là qualche ciclabile – o pedonalizzando qualche piazza – ma tracciando un piano di interventi e stanziando fondi per una trasformazione complessiva del tessuto urbano.
Ma cos’è esattamente il Biciplan? È solo un gigantesco progetto che designa tutte le piste ciclabili della città? Ci risponde Alfredo Drufuca, progettista di Polinomia s.r.l. e moderatore della sessione del Cosmo Bike Mobility “Strumenti per la mobilità urbana, il biciplan” prevista per venerdì 11 settembre alla Fiera di Verona [iscriviti]: «Un Biciplan non si occupa solo di piste ciclabili, deve poter ragionare di coordinamento e di integrazione tra i diversi modi di trasporto presenti, a cominciare dal trasporto pubblico; deve poi occuparsi di riequilibrio nell’uso degli spazi pubblici, di sicurezza nella circolazione dell’utenza non motorizzata e di correzione degli assetti stradali ‘ostili’ a quest’ultima e quindi deve potersi inserire in un Piano del Traffico che inquadri correttamente queste manovre. Ma non si tratta solo di progettare delle aree, un Biciplan si deve occupare anche di promozione, di marketing, di coinvolgimento, di disseminazione culturale, e in questo ha un suo proprio terreno di intervento autonomo».
Le campagne di comunicazione, la segnaletica e il modo il cui la bici è percepita nell’opinione comune fanno la parte del leone nella trasformazione delle città: ce ne parla il professor Carlo Mari dell’Università del Molise nel suo libro «Il marketing sociale orientato alla mobilità ciclistica» che presenterà a CosmoBike Mobility: le esperienze di sei città italiane, canadesi e statunitensi nella diffusione della bicicletta come modalità alternativa di trasporto urbano. Un buon Biciplan utilizza anche strumenti tecnologici innovativi, come ad esempio Eco-Counter, un contabici in grado di registrare e analizzare i flussi di biciclette per verificare l’effettiva presenza dei ciclisti urbani nei tratti di strada interessati da interventi.
Oltre ai professionisti del settore e agli strumenti tecnologici adeguati, c’è anche chi schiera in prima fila le forze dei processi partecipativi: è il caso di Rimini che nella formulazione del proprio Biciplan ha coinvolto non solo i principali stakeholders ma anche i cittadini under 30, chiamati a individuare una rete strategica di percorsi e collegamenti ciclopedonali. «Non le solite piste ciclabili ricavate nei ritagli di tessuto urbano, ma una reale alternativa agli spostamenti casa-scuola e casa-lavoro e una opportunità per il cicloturismo – ci spiega Valentina Ridolfi dell’Agenzia Piano Strategico Rimini – uno dei rari casi in cui una legge regionale a supporto dei processi partecipativi è stata applicata ad un processo relativo alla mobilità attiva».
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