Bici elettrica a idrogeno in test in Francia
Le Poste francesi stanno testando in alcune città l’uso di bici elettriche a idrogeno per consegnare pacchi e lettere. Se la sperimentazione dovesse risultare positiva, si sarà compiuto un importante passo avanti per la diffusione di questa tecnologia.
Una cartuccia di idrogeno viene inserita nella bici
Quando si parla di veicoli a idrogeno, si ha sempre l’impressione di parlare di qualche cosa di rivoluzionario che accadrà in un futuro ancora lontano. In realtà è necessario fare un po’ di chiarezza, sia per raffreddare gli entusiasmi più accesi, sia per dire che l’idrogeno non è così lontano come si pensa. Lo dimostra una sperimentazione portata avanti dalle Poste francesi già a partire da giugno.
Nelle città di Bayonne e Anglet, in Aquitania, sulla costa atlantica, i cittadini si stanno abituando a vedersi consegnare la posta da dei mezzi molto particolari: delle bici elettriche a idrogeno. I 12 prototipi sono stati forniti da Cycleurope, un grande gruppo proprietario di marchi famosi come Bianchi, Peugeot e Gitane. Le bici elettriche funzionano tramite delle minicartucce di idrogeno, sostituibili in pochi secondi. Ogni cartuccia garantisce un’autonomia di circa 20 km, e pesa circa 500 grammi; il ciclista può quindi scegliere quante cartucce portarsi dietro, a seconda del percorso che deve compiere. Le cartucce sono interamente riciclabili. Le bici vengono testate per la prima volta in condizioni reali di uso intenso e quotidiano: se la sperimentazione avrà successo, potrebbero essere prodotte in massa entro pochi anni.
Queste bici dovrebbero essere una evoluzione di un prototipo chiamato Alter e presentato già a maggio 2013. Da qui a dicembre dovrebbe essere presentata ufficialmente la versione Alter 2.
Questo video mostra come sia semplice sostituire la cartuccia d’idrogeno quando una si scarica.
Come funziona la tecnologia a idrogeno
Prima di tutto deve essere chiaro che l’idrogeno non è una fonte di energia, ma un vettore energetico, cioè una forma intermedia di conservazione dell’energia in attesa di usarla.
È necessario quindi prima di tutto produrre l’idrogeno. È qui il limite principale della tecnologia: per produrre l’idrogeno infatti si deve partire comunque da altre fonti di energia, che spesso sono combustibili fossili inquinanti; è naturalmente possibile anche usare fonti rinnovabili.
Un’automobile a idrogeno: si risolverebbe il problema dei gas di scarico, ma non tutti gli altri (velocità in città, occupazione di suolo pubblico ecc.)
Una volta prodotto l’idrogeno, lo si conserva da qualche parte; in questo caso, nelle cartucce che abbiamo visto prima.
L’idrogeno però non può andare ad alimentare direttamente il motore della bici: bisogna prima produrre energia elettrica, cosa che avviene in una pila a combustibile. Nella bici, la pila a combustibile è probabilmente quel parallelepipedo che si trova subito sotto all’alloggiamento delle cartucce (il motore è al mozzo posteriore). Nella pila a combustibile gli atomi di idrogeno “perdono” degli elettroni, diventando così degli ioni positivi. Gli elettroni passano attraverso un circuito e alimentano quindi il motore e gli altri componenti elettrici della bici. Per avviare questi processi è necessario che l’idrogeno (H2) reagisca con l’ossigeno (O): alla fine del ciclo il risultato è semplice H2O, cioè acqua. La pila a combustibile in sé non contiene energia, ma è solo il luogo dove avvengono le reazioni chimiche; la pila ha una durata indefinita.
I problemi di questa tecnologia sono legati essenzialmente alla sua efficienza: sono necessari diversi passaggi (fonte di energia -> idrogeno -> energia elettrica) e ad ogni passaggio è inevitabile che dell’energia venga dispersa. Di conseguenza, salgono sia i costi che l’inquinamento (in quanto è necessaria una maggiore quantità di combustibili fossili da cui iniziare la catena di produzione).
Ebike a idrogeno: vantaggi e svantaggi
Non abbiamo ancora molti dati precisi relativi a questa bici. Possiamo provare a elencare una serie di vantaggi e svantaggi di questa tecnologia. Aggiorneremo questo articolo man mano che ci giungeranno nuove notizie dalla Francia.
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- più semplicità nella gestione dell’autonomia della bici. Basta portarsi dietro quelle piccole e leggere cartucce di idrogeno e sostituirle quando si scaricano
- durata indefinita del sistema. Le cartucce si comprano sempre nuove , mentre la pila a combustibile ha una durata indefinita.
- Minore produzione di scarti: le celle al litio usate attualmente durano in media 2-3 anni, e vanno poi smaltite con attenzione in quanto altamente inquinanti. Le cartucce invece dovrebbero essere interamente riciclabili.
- Necessario creare una nuova infrastruttura di distribuzione delle cartucce
- Si sarà legati alle cartucce a idrogeno di un certo produttore.
- possibile inefficienza nella produzione delle cartucce di idrogeno, e quindi inquinamento e alti prezzi.
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Sembrano invece del tutto risolti i problemi relativi alla sicurezza (l’idrogeno è altamente infiammabile), altrimenti non crediamo che l’azienda produttrice farebbe dei test fuori dal laboratorio.
Naturalmente alla fine la domanda più importante è: una bici elettrica a idrogeno può essere meno inquinante e più economica di una bici elettrica al litio? È proprio ciò che si sta cercando di capire in Francia. È possibile che con l’evoluzione della tecnologia, e soprattutto con una eventuale produzione in massa, costi e inefficienza si abbattano, rendendo l’idrogeno competitivo con le attuali celle al litio. Sicuramente il problema energetico è uno dei problemi fondamentali dell’intera società occidentale (e mondiale), andando ben al di là del piccolo settore delle bici elettriche. È per questo che ricercatori di tutto il mondo stanno cercando soluzioni a questi problemi. Non sappiamo se il futuro prevederà la diffusione dell’idrogeno, o il miglioramento delle attuali batterie. Continueremo a seguire questi temi con molta attenzione.
Se Se bisogna partire da idrocarburi allora è una falsa ecologia. Che senso ha ?