EnergyTube e la standardizzazione delle batterie

EnergyTube e la standardizzazione delle batterie

EnergyTube e la standardizzazione delle batterie

EnergyTube e la standardizzazione delle batterie

logo energytube

Quello della standardizzazione dei componenti è un problema che molti settori tecnologici devono risolvere. Ricordate quando, fino a qualche anno fa, ogni produttore di cellulari aveva un proprio connettore diverso per ricaricare le batterie? Se si rompeva il caricabatterie del tuo Nokia non potevi usare quello del Motorola di tua moglie. Ora (quasi) tutti usano lo standard micro Usb, e la vita dei consumatori è un po’ più semplice. Solo aziende che hanno un forte potere sul mercato, come la Apple, possono permettersi di non seguire gli standard – e infatti per ricaricare l’iPhone serve un cavo Lightning, diverso dal micro Usb.

EnergyTube

Ecco come si presenta un EnergyTube

Il settore delle bici elettriche deve affrontare dei problemi simili. Negli ultimi anni si è passati dal dominio dei kit di conversione più o meno artigianali, composti magari da pezzi di provenienze diverse, a un forte impegno da parte di grosse aziende (Bosch, Yamaha, Shimano, Brose…) che puntano invece su dei sistemi “chiusi”, con componenti prodotti tutti dalla stessa azienda e in grado di interfacciarsi solo con altri componenti della stessa azienda: se hai un motore Bosch, dovrai avere per forza anche una batteria Bosch e un computer di bordo Bosch.

Il settore delle ebike è ancora relativamente giovane, e la situazione resta fluida. Non è detto che non nascano nei prossimi anni degli standard universali che rendano possibile far parlare fra loro componenti diversi. Immaginate ad esempio se si potesse assemblare una propria mtb elettrica, dotata del motore Yamaha per sfruttare la doppia corona, di una batteria Focus da più di 600Wh, e del computer di bordo Nyon Bosch per poterne usare le funzionalità avanzate. Al momento uno scenario del genere non è realizzabile.

Fra coloro che lavorano in favore della creazione di standard c’è l’azienda tedesca EnergyTube. Il nome dell’azienda spiega già in parte qual è la loro idea: realizzare un “tubo di energia”, cioè una batteria universale che si possa usare su una ampia gamma di prodotti: non solo bici elettriche, ma anche scooter elettrici, automobili, barche eccetera. Si tratta in pratica della versione in grande scala delle batterie stilo AA che conosciamo da decenni, e che sono compatibili con moltissimi prodotti diversi. Siamo nel 2015, e all’EnergyTube non potevano mancare funzionalità “smart”, che rendono questo sistema molto scalabile: quando più EnergyTube funzionano insieme (da 2 a decine se non centinaia) riescono a comunicare fra loro, ottimizzando la performance generale o individuando eventuali EnergyTube danneggiati che vengono esclusi dal sistema. La standardizzazione della produzione poi dovrebbe portare anche a costi di produzione più bassi.

energytube su ebike

Ecco alcune immagini (tratte da electricbikereport.com) di una bici elettrica Heisenberg dotata di un EnergyTube. Come potete vedere, la batteria si trova sul tubo obliquo del telaio, una posizione sempre più scelta dai produttori. Se EnergyTube fosse uno standard, potreste facilmente scambiare usare la stessa batteria su più bici elettriche (durante la settimana una bici da città e nel weekend la mountain bike), o anche il contrario: acquistare magari 3 EnergyTube per una bici, e ottimizzarne l’uso nelle varie giornate. Anche il lavoro di chi noleggia bici elettriche sarebbe molto semplificato da un sistema del genere.

EnergyTube su bici elettrica

L’idea alla base di EnergyTube è semplice. La realizzazione non lo è per niente. Innanzitutto EnergyTube in sé ha ancora molti margini di miglioramento: basti pensare che un EnergyTube da 18 x 5,9 cm e 700 grammi di peso offre una capacità di soli 100Wh. Molto più difficile, se non impossibile, sarà poi convincere gli attori dei vari mercati che necessitano di batterie ad utilizzare questo standard.
Ecco un video che spiega meglio il funzionamento del sistema EnergyTube:

Facciamo un breve riassunto:

  • A favore della standardizzazione ci sono generalmente i consumatori, che possono così godere di una ampia scelta e passare più facilmente dai prodotti di un’azienda a quelli di un’altra. Sono in genere favorevoli anche le nuove aziende, che possono così far entare più facilmente i loro prodotti sul mercato (pensiamo ad esempio a un’azienda che voglia proporre un nuovo tipo di computer da mettere sul manubrio, e che vorrebbe che questo computer funzionasse con tutte le bici elettriche già presenti sul mercato).
  • Sono in genere contrarie alla standardizzazione le aziende che sono già affermate sul mercato, e che desiderano quindi “bloccare” gli utenti all’interno del loro sistema chiuso, in modo che sia difficile e scomodo passare a un sistema della concorrenza. C’è da dire però che la standardizzazione comporta anche un certo rallentamento dell’evoluzione tecnologica: se ci si può muovere solo all’interno di alcuni paletti precisi (gli standard appunto) si ha meno spazio di manovra per inventare prodotti innovativi.

Avrete notato che in questo articolo abbiamo parlato di due tipi diversi di standardizzazione: quella dei componenti e quella delle connessioni fra i componenti. EnergyTube vuole standardizzare un componente (la batteria). Ancora più importante sarebbe però standardizzare le interfacce fra i componenti – il modo in cui questi “parlano” fra loro – in modo che si possano usare contemporaneamente componenti di varie marche, come nell’esempio della mtb elettrica che abbiamo fatto più sopra. In questo modo si potrebbe favorire i consumatori senza frenare troppo l’evoluzione tecnologica dei singoli componenti.

C’è da dire che periodicamente molti dei più grandi produttori di bici si riuniscono, spesso durante le fiere del settore in Asia, per parlare proprio di questi problemi. Già adesso esiste lo standard Canbus, che è quello che permette ad esempio al cambio elettronico Nuvinci N380 di interfacciarsi con vari tipi di controlli per bici elettriche. Sarà interessante vedere se nei prossimi anni le aziende vorranno promuovere ancora di più la diffusione di questi standard, o se prevarrà un approccio diverso.

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