La Storia del Ciclismo sale sul palco

La Storia del Ciclismo sale sul palco

La Storia del Ciclismo sale sul palco del Teatrodante Carlo Monni di Campi Bisenzio: quattro spettacoli raccontano le vicende dei protagonisti delle corse in bicicletta, una serie di appuntamenti per festeggiare in teatro il passaggio del Giro d’Italia, che raggiungerà il Comune di Campi Bisenzio nel corso della decima tappa. La rassegna “Campi da gioco” comincia oggi, martedì 19 aprile, con la storia di Eddy Merckx, detto “il Cannibale” per la sua fame di vittoria; sarà poi la volta della vita di Ottavio Bottecchia, primo italiano a vincere il Tour de France; la storia dell’amicizia tra il campione Costante Girardengo e il bandito Sante Decimo Pollastri, che ha ispirato anche la famosa canzone di Francesco De Gregori “Il bandito e il campione”; infine le imprese ciclistiche di Luigi Malabrocca, la mitica “maglia nera” che correva per arrivare ultimo.

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La seconda edizione di “Campi da gioco”, la rassegna che coniuga sul palcoscenico l’universo dello sport con quello teatrale, si inaugurerà proprio questa sera alle 21 con la messa in scena delle imprese del ciclista belga Eddy Merckx, in “L’ombra del cannibale”, opera firmata da Marco Ballestracci, cantante, musicista e scrittore, che ne interpreta anche la voce narrante, con Claudio Cecchetto alla fisarmonica. Merckx è stato uno dei più grandi ciclisti di ogni tempo, spietato, infallibile, dal carattere duro e dal fisico possente.

“L’ombra del Cannibale”

Il suo soprannome, Cannibale, ben lo rappresentava, perché inghiottiva tutto ciò che poteva inghiottire: tempi, salite, avversari. Nello spettacolo, che è tratto dal libro omonimo di Ballestracci, si racconteranno le grandi gare e le scene di vita, i momenti di trionfo e le lotte senza tregua, per rivivere le stesse emozioni dello sport.”Merckx è fortissimo in volata. Merckx è un passista straordinario. Merckx non lo puoi battere a cronometro. A chi per la prima volta lo ha chiamato Cannibale andrebbe consegnato un premio”. Era questo il sentimento diffuso nell’agone ciclistico all’apice della carriera del Cannibale, tra il 1969 e il 1974. Eddy Merckx era un tiranno, un corridore temuto, ammirato, odiato, gigante nella tattica oltre che nella forza, guidato da una severa etica ciclistica. Eppure, se le imprese di Merckx sono leggenda, su di lui c’è una possibile storia da raccontare: inizia con un bambino, una bicicletta nera e una gara di paese, sulle pianure del Belgio.

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“Campi da gioco” al Teatrodante continuerà con tre produzioni che avranno per protagonista l’attore Massimo Poggio. Il primo, “Bottecchia ’23”, è dedicato alla vita del ciclista Ottavio Bottecchia e dello straordinario Tour de France contro un destino che gli aveva riservato povertà, guerra di trincea, emigrazione. Sul palco anche Gualtiero Burzi e Alessandro Federico (23 aprile). Il 7 maggio si terrà “Quella sera al Vel d’Hiver”, con Poggio, Burzi e Davide Iacopini, la storia vera di due uomini, Costante Girardengo e Sante Decimo Pollastri, due vite che, a furia di correre l’una opposta all’altra, finiscono per incontrarsi. Conclusione il 15 maggio con le imprese di Luigi Malabrocca messe in scena in “La leggenda della maglia nera”, con Poggio, Burzi e Alessandro Loi. Si racconterà di come Malabrocca, nato a Tortona negli stessi anni e nelle stesse terre di Fausto Coppi, sia diventato ciclista perché aveva fame, e di come abbia sempre corso per arrivare ultimo.

“Bottecchia ’23”

Per raccontare la vita del ciclista Ottavio Bottecchia è stato scelto il 1923 come anno di svolta nella vita del campione, l’anno in cui si pone all’attenzione di tutto il mondo sportivo e non solo, per aver compiuto uno straordinario Tour de France, l’anno in cui inizia la sua personale “rivincita” contro un destino che fino a quel momento gli aveva riservato gli stenti della povertà, la guerra di trincea, l’emigrazione e per fortuna… una bicicletta.

“Quella sera al Vel d’Hiver”

L’amicizia tra il bandito e il campione è la vera storia di due uomini nati entrambi a Novi Ligure, in provincia di Alessandria, alla fine dell’Ottocento. Uno è Costante Girardengo, vincitore di innumerevoli corse in bicicletta, tanto da meritare l’appellativo di “campionissimo”. L’altro è Sante Decimo Pollastri, protagonista anche lui di molti chilometri in bicicletta fatti però per sfuggire a chi gli dà la caccia. Due campioni, uno del pedale l’altro della rivoltella; due vite che, a furia di correre l’una opposta all’altra, finiscono per incontrarsi. Accade a Parigi, al Velodromo d’Inverno, una sera di settembre del 1925…

La leggenda della maglia nera

La più famosa “maglia nera” del ciclismo italiano del Dopoguerra è Luigi Malabrocca: nato a Tortona ma soprannominato “il Cinese” per via degli occhi un po’ a mandorla, impostò tutta la sua carriera all’incontrario: lui correva per arrivare ultimo, specialità nella quale eccelleva. Ultimo tra gli ultimi, Malabrocca incarnò alla perfezione l’immagine dell’eroe perdente: ultimo nel Giro d’Italia del ’46 a quattro ore da Bartali, ultimo nel Giro del ’47 a quasi sei ore da Coppi, venne “battuto” nel ’49 solo da Carollo dopo una storica battaglia per arrivare ultimi.

Dal 23 aprile, nel foyer del teatro, sarà allestita la mostra fotografica che racconta la storia e le imprese del campione del ciclismo Gastone Nencini, a cura della figlia Elisabetta. Protagonista di una straordinaria storia sportiva, che appassionò milioni di persone, Gastone Nencini portò alto il nome dell’Italia nel mondo: l’atleta toscano, che vinse il Giro d’Italia e il Tour de France, s’impose come uno dei più straordinari interpreti dell’età dell’oro del ciclismo italiano. La mostra ripercorre la vita dell’uomo e del campione, con foto, articoli e recensioni, tra cui quella in cui il presidente Charles De Gaulle fermò la corsa del Tour de France per congratularsi personalmente con lui.

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