Può una città completamente pedonale come Venezia essere ostaggio del traffico? Sì, se mancano le alternative sostenibili per farla raggiungere in massa e in sicurezza da migliaia di persone se non con mezzi invasivi e impattanti. Ad attirare l’attenzione è il grande ingorgo di auto che si è creato fuori stagione per raggiungere Venezia domenica 30 ottobre, complice una giornata primaverile a dispetto dell’autunno ormai inoltrato e dal ritorno dell’ora solare: un fenomeno che ha provocato disagi alla circolazione e che si è aggravato anche a causa di un incidente sul Ponte della Libertà tra un’auto e un tram, per fortuna senza gravi conseguenze.
Il paradosso di una città come Venezia ostaggio del traffico si manifesta proprio nei giorni in cui in Laguna si commenta la decisione del sindaco Luigi Brugnaro di chiudere la città storica alle bici: sostanzialmente significa sbattere la porta in faccia a migliaia di potenziali turisti che non potranno neanche portare a mano la propria bici per fare una foto in Piazza San Marco, magari dopo aver pedalato per migliaia di chilometri prima di giungere all’agognata mèta.
Ma il “traffico” che soffoca Venezia è anche – e soprattutto – di altra natura: viene dal mare, da quelle grandi navi che ogni giorno riversano nelle strette calli del centro storico crocieristi alimentando quel turismo mordi-e-fuggi che punta sulla quantità e non sulla qualità, qualcosa che non valorizza l’artigianato locale ma anzi modifica profondamente la percezione stessa di città storica trasformando le tradizioni e l’essenza stessa del luogo che oggi appare agli occhi di molti come un parco giochi che però non è divertente per i residenti che lo subiscono e anche per i turisti in balìa del caos che essi stessi contribuiscono a creare.
Se davvero Venezia dovesse chiudere il proprio centro storico ai cicloturisti – impedendo di trasportare la bici a mano a suon di sequestri e multe – credo che sarà un brutto segnale ma soprattutto una brutta notizia per la città: perché dietro a una persona che si muove in bicicletta, a dispetto dell’economicità del mezzo, c’è un indotto potenziale alto, un turismo che porta “schei”, non crea ingorghi e non è all’insegna del mordi-e-fuggi. Le ragioni per cui non bisogna vietare Venezia alle bici le ha spiegato meglio di tutti il cicloviaggiatore e cicloattivista di Pedale Veneziano Alberto Fiorin, che sottoscrivo e rilancio:
Da un’amministrazione al passo coi tempi sul fronte della mobilità io mi aspetterei innanzitutto misure per poter parcheggiare le bici in sicurezza, corsie ciclabili per facilitare l’afflusso di bici in città, convenzioni con hotel per favorire il cicloturismo: altro che divieti.
Secondo me a questo punto il progetto di ciclabile da Mestre a Torino dovrebbe chiamarsi MESTO e non VENTO! :(
Fausto, fino a qualche tempo fa il problema non sussisteva perché oggi siamo arrivati al punto di massa critica. Massa critica del numero di turisti in città e massa critica di ciclotursti. Il cicloturismo non si promuove pesando di lasciar intasare le calli veneziane. E’ indubbio che negli ultimi tempi i turisti su due ruote a Venezia siano aumentati di molto e se torniamo solo al 2014 non si vedeva tanta gente spingendo le biciclette.Dal 2002 al 2012 avrò visto si e no una decina di biciclette spinte per la città…oggi ne vedi 10 in 2 giorni (e mi rallegro dell’aumento di questo turismo) Le cause sono un trend europeo di questo turismo in crescita e qualche ciclabile prima inesistente. Per questo parlavo di opportunità. enorme opportunità ma ancora una volta la città di Venezia è miope di fronte a esigenze semplicissime: lo capiscono anche i sassi che ci vuole un parcheggio custodito decente per biciclette a Piazzale Roma. Ma la politica di Venezia è sempre letargica. Il Sindaco dovrebbe affiancare a questo divieto l’istituzione del parcheggio…che farei persino gratuito per incentivare questo turismo verde e economicamente importante.
D’accordissimo con Antonio. Le battaglie sono altre!
perdonami Gianni ma insisto. Non conosco alberghi o B&B a Venezia che avrebbero posto (posto fisico per non parlare di scale o altro) per parcheggiare la bicicletta…e spero vivamente non si pensi a portarsela in camera. con tutto il rispetto. L’unica soluzione intelligente che vedo è un parcheggio a Piazzale Roma. io credo che molta gente pensi che Venezia sia una città come le altre. Non lo è affatto. Quando cammino per calli larghe quando va bene 1,2 m con incroci spesso a 90 gradi avere una persona o peggio anche solo 2 o 3 (figuriamoci una comitiva) che spinge oggetti lunghi quasi 2 metri (biciclette) in mezzo non dico alla folla ma semplicemente poche persone è impensabile. cerchiamo di usare il buon senso. adoro la bicicletta e la mobilità sostenibile, adoro il turismo a due ruote ma a Venezia non è oggettivamente pensabile. Diverso è se parliamo delle isole della laguna come Sant’Erasmo, Lido, Pellestrina dove infatti la bicicletta è più che benvenuta. Parliamo di isole non completamente urbanizzate come Venezia e con molta campagna ecc ecc..
insistere su questa storia farà passare la FIAB per degli esaltati della bicicletta tutto a discapito delle giuste richieste di maggiore ciclabilità in Italia. Pensiamo alle città grandi, a Roma, alle medio piccole città. Non a una città unica nel suo genere in tutto il mondo come Venezia. Pensiamo piuttosto a Mestre (NB comune di Venezia) e alla sua lodevole rete di ciclabili, a unire Mestre a ciclabili interregionali in maniera più organica e chiara senza interruzioni. A livello di immagine vedo una campagna contro questo divieto controproducente per FIAB.
Sono veneziano e anche facendomi fumare le meningi proprio non riesco a comprendere in che modo le biciclette a Venezia possano disturbare più di tanto, più di una valigia con le ruote o di un carrello della spesa, più di un cane di grossa taglia, o di un gabbiano reale. Insomma il problema non esiste proprio, oggi. La bicicletta è invece la soluzione ideale di tanti problemi. Il parcheggio bici a Piazzale Roma,,, un sogno!
buongiorno, sono socio FIAB da alcuni anni e per due lustri ho avuto l’onore di vivere a Venezia. Brugnaro rappresenta per me il fondo di Venezia, politicamente parlando. Però c’è un però. io penso che questo divieto abbia un senso. La città, a parte dalle 21:00 alle 06:00, in molte giornate non è adatta a far girare una bicicletta. per quanto spinta a mano.E’ inutile che ce la raccontiamo. è pericoloso e assurdo intasare le calli. Anche farsi la fotografia in Piazza San Marco mi sembra solo un feticcio inutile…se non ci posso andare inforcandola che senso ha? Invece io proporrei un grande parcheggio per biciclette custodito a Piazzale Roma, dove arriva la strada e la nuova pista ciclabile (che ha inevitabilmente portato maggiore utenza di ciclisti trasformando una opportunità in un problema.) perché ad oggi lasciarla lì vorrebbe dire dire addio alla bicicletta. A onor del vero il parcheggio c’è alla stazione di Mestre ma il pezzo di ciclabile sul Ponte della Libertà è molto bello e chi arriva da lontano è comprensibile non voglia rinunciarci…anche perché non puoi fare una nuova ciclabile e poi non avere idea di dove mettere le bici… Ciclabile che dovrebbe essere migliorata in quanto a collegamento con le altre e resa più sicura nel collegamento con Marghera. Il resto mi sembrano vuote prese di posizione poco condivisibili. Anche il veneziano che pretende di farsi il selfiie in bici in Piazza San Marco non lo trovo molto distante dal “turista pecorone” con il quale i veneziani sono sempre pronti a prendersela pretendendo privilegi assurdi senza mai guardarsi l’ombelico…e perdonate la franchezza.
La circolazione anche a mano ha sicuramente senso per i cicloturisti, perché così possono trasportare agevolmente il loro bagaglio fino in albergo o b&b (bici compresa). Può essere comprensibile un divieto in alcune fasce orarie, o in alcune particolari zone, ma il divieto totale è un assurdo.