Riceviamo dal nostro lettore Severino “Il Velobicide” e volentieri pubblichiamo
In auto fino a Pognana Lario, per quale arcano motivo partire proprio da qui? Per tre motivi, il primo perché sono terminate le 2/3 gallerie poste appena dopo Como; qui la strada non è più stretta e pericolosa ed infine perché nel nome del paese c’è il senso della giornata. A proposito di strada stretta e pericolosa, il primo tratto, che parte da Como verso Bellagio, è da folli; tanto stretta in alcuni punti che due auto faticano a non lasciarci gli specchietti, quando si incrociano mezzi pesanti cominciano le comiche, personalmente vieterei il traffico veicolare lasciando libero sfogo alle biciclette, utopia lo so, ma il sogno non deve morire.
Pognana si trova sulla sponda est del ramo ovest del lago di Como e alle 9,00 di oggi è ancora completamente all’ombra, così come tutta la costa fino a Bellagio.
C’è molto vento ed essendo il ramo del lago una sorta di imbuto, tutta l’aria si convoglia contro il povero tapino che si appresta all’impresa; sarà tutto controvento fino a Bellagio.
La strada costiera mi richiama alla mente, con le dovute proporzioni, l’Aurelia nel tratto da Savona a San Bartolomeo a Mare.
Su questa strada nei primi anni sessanta sfrecciava una Fiat 500, rigorosamente di seconda mano, con quattro persone a bordo (in ordine di peso: papà, mamma, sorella maggiore ed infine il sottoscritto) e bagagli sul portapacchi. Vista da dietro sembrava una Tour Eiffel su ruote.
Per sistemare i bagagli (dovevano bastarci per un mese) il prode papà perdeva mezza giornata, prima pensava come posizionare e suddividere scientificamente il peso delle valige tra davanti/dietro e destra/sinistra; poi passava a stendere la tela cerata (non si sa mai…) ed infine gli elastici.
La fase “cerata” ed “elastici” la svolgeva da solo per evitare che il figlioletto apprendesse troppe parolacce.
All’epoca era molto di moda il cosi detto “ragno”, praticamente un groviglio da elastici, un vero oggetto diabolico che avrebbe permesso, secondo la credenza popolare, di mantenere al loro posto e per tutto il viaggio i circa 200/300 chili di vestiti e vettovaglie varie (i miei affittavano una casa per tutto il mese di agosto), va da se che un uomo prudente come mio padre si fermasse ogni 50/60 km a controllare, i viaggi avevano tempi biblici.
Usando i frequenti traghetti che da Bellagio portano in molte altre località del lago si ha la possibilità di aumentare il raggio d’azione di una bella passeggiata in bici.
Bellagio è proprio un bel paese, oltre alle ville Serbelloni e Melzi D’Eril è tutto il centro storico che affascina e poi il panorama è veramente da cartolina.
Mi prendo tempo per girovagare nelle stradine poi, una volta appagato, mi dirigo alla volta di Lecco nel famoso ramo che volge a mezzogiorno.
Oltre al sole scopro che il vento adesso è a favore, molto bene. La strada costiera non è per niente trafficata e questo è un gradevole dettaglio che aggiunto alla splendida giornata rende piacevolissimo andare adagio godendo di tutto quello che madre natura ci passa.
In poco più di sette chilometri arrivo alla deviazione, sulla destra, per Asso e Valbrona. La salita che porta a Valbrona si attesta sul 7/8%, rarissimamente supera questi valori.
Una volta in paese, dopo aver fatto circa 5 km di salita, si trova una fontana con dedica:
Durante l’ascesa il vento si manifesta all’improvviso, come un simpatico burlone, da tutti e quattro i punti cardinali, sono in salita e non da molto fastidio, anzi.
Dopo la fontana che rammenta le nostre fatiche inizia una leggera discesa che porta ad Asso più o meno da questo momento comincio a seguire le indicazioni per Piano del Tivano o, in alternativa, Nesso.
Poco prima di Sormano la salita si indurisce, forse per rammentare che da queste parti c’è il famoso muro, anche se ormai è solo pedonale.
Dopo Sormano le pendenze rimangono ancorate tra il 9 ed il 10% con qualche puntatina all’11.
Arrivo alla colma di Sormano, sulla destra c’è un piccolo osservatorio astronomico (ancora in funzione?), mi fermo vicino al cippo che ricorda l’inflessibilità del Muro di Sormano.
Adesso discesa verso Pian del Tivano, mi copro per bene perché il vento c’è ancora ed è freddino.
Pian del Tivano negli anni addietro era meta ambita per moltissimi milanesi, ma non solo, per scampagnate che culminavano in primavera con le famose “narcisate”. Si raccoglievano mazzi enormi di narcisi che una volta a casa bisognava buttare in pattumiera (allora senza differenziata) perché questo bellissimo fiore una volta reciso ha poca vita.
Raccogli oggi, raccogli domani i narcisi, oggi, sono più rari della foca monaca in Sardegna.
Dopo il piano altra discesa, circa 10 km dove non è consigliabile distrarsi, le auto sono poche ma è meglio non prendere troppa confidenza, basta un niente per andare lungo. Il vento continua a giocare a nascondino e baucettete, che giocherellone.
La discesa dal Pian del Tivano termina a Nesso, qui la strada si immette sulla SP 583, quella che all’andata era tutta in ombra, adesso è in pieno sole e la temperatura è notevolmente salita, sono molto sudato malgrado la recente discesa; questa è la stagione in cui non si sa come vestirsi!
Ripercorrendo la costa, adesso soleggiata, il paragone con l’Aurelia e la costa ligure di Ponente trova ancor di più motivo d’essere.
Ormai manca un niente all’arrivo, qualche decina di centinaia di metri ed ecco apparire il parcheggio dove ho lasciato l’auto.
Faccio un’ultima foto per evidenziare la differenza con e senza sole.
Km fatti circa 66, giornata bellissima che mette l’animo in pace e ben dispone verso gli altri, vedrò di trovare altri percorsi del genere. Ciao.
Severino
I commenti che non rispettano queste linee guida potranno non essere pubblicati