PEBSS: gli europei del bike sharing fanno squadra

Bike sharing: ne stiamo parlando sempre più spesso negli ultimi mesi. Si sta giocando in questo periodo una partita importante, che vale potenzialmente centinaia di milioni di euro. Recentemente infatti una scossa al settore è stata data da alcune aziende cinesi come Ofo o Mobike, il cui sbarco in Europa sembra imminente.
Le aziende europee attive nel bike sharing hanno bisogno di confrontarsi, coordinarsi, scambiarsi informazioni. Proprio a questo scopo è nata la PEBSS (Platform for European Bicycle Sharing & Systems).

Conferenza pebss
Si è tenuta ieri pomeriggio ad Arnhem (Paesi Bassi) la conferenza di inaugurazione di questa nuova iniziativa nata in seno all’ECF (European Cyclists Federation), e noi di Bikeitalia eravamo lì a seguirla. Questo incontro è una sorta di preludio di Vélo-City 2017, quattro intensissimi giorni di incontri e conferenze, a partire da oggi, su tutto ciò che riguarda la bici vista come mezzo di trasporto o di turismo.
Presenti alla conferenza inaugurale della PEBSS circa un centinaio di persone, quasi tutti rappresentanti di aziende attive nel settore, in modo più o meno diretto; erano presenti anche rappresentanti di amministrazioni locali (i principali clienti per queste aziende) e cicloattivisti. Oltre a un paio di delegazioni di aziende cinesi venute a studiare il territorio su cui vorrebbero espandersi.
La conferenza è stata strutturata in diversi momenti. In una prima parte si è parlato della grande diversità che l’espressione “bike sharing” racchiude e copre: ci sono i sistemi tradizionali con gli stalli; i sistemi a flusso libero; quelli specifici all’interno di campus aziendali o di università; e quelli riservati a specifici gruppi di persone, come ad esempio i dipendenti di grosse aziende. Senza dimenticare i sistemi di condivisione delle bici cargo, o le app che facilitano il prestito di bici peer to peer.

Bici Nextbike
Una seconda parte si è concentrata sulle potenzialità delle bici a pedalata assistita. Il piccolo motore elettrico permette un aumento del bacino di persone che possono usare il bike sharing: ne possono beneficiare ad esempio anche le persone con ridotta mobilità, o chi ha bisogno di coprire parecchi chilometri, soprattutto se ha la necessità di arrivare in ufficio. Allo stesso tempo però il bike sharing elettrico pone alcuni problemi (maggior costo iniziale, maggiore manutenzione, ricarica delle batterie) che richiedono una attenta pianificazione.
La terza parte è stata decisamente la più interessante: si parlava di Maas (Mobility as a Service), Big Data e Apps. Sono intervenute aziende come Qucit, Ito World o See.Sense, che si occupano di monitorare il traffico (ciclistico o no), estrapolare trend, presentare questi dati in una maniera comprensibile e suggerire cambiamenti e miglioramenti ai sistemi di bike sharing (e non solo). Il lavoro di queste aziende è facilitato, e in una certa misura reso possibile, dalla crescente quantità di dati generati da tutti noi quando ci spostiamo. Soprattutto quando le bici del bike sharing sono dotate di sensori come il Gps, o sensori di rilevamento dell’inquinamento atmosferico. Una questione che è stata più volte sollevata è quella della privacy, ma in realtà ciò che più interessa a queste aziende (e alle città che usano i loro servizi) sono i dati aggregati, su grande scala, e per questo è possibile usare database resi anonimi. Più controversa è invece la questione relativa a chi può legalmente possedere questi dati: le aziende private che offrono i software, o le amministrazioni pubbliche? La risposta viene al momento dai negoziati a livello locale. Questo panel si è chiuso con una domanda un po’ provocatoria: se i dati generati da chi si muove in città sono così importanti, potremo arrivare a un futuro in cui verremo pagati per pedalare?
Una quarta parte della conferenza è stata dedicata all’analisi di varie modalità di gestione dei prezzi: il futuro sembra puntare sul dynamic pricing, cioè la possibilità di aumentare o diminuire in tempo reale le tariffe del bike sharing, allo scopo di incentivare una equa distribuzione delle bici. Tuttavia ci sono anche delle resistenze, soprattutto culturali: Damien Hayden di Smoove (l’azienda che ha da poco vinto l’appalto per il rinnovo del bike sharing di Parigi) ha raccontato che i decisori politici della capitale francese sono contrari a questo sistema, vedendo il bike sharing soprattutto come un modo per assicurare la disponibilità di bici a basso prezzo, anche se questo rende necessario mettere a disposizione ingenti capitali pubblici. Finanziare il bike sharing tramite sponsorizzazione è sicuramente un aiuto, ma diversi partecipanti hanno rimarcato come sia necessario che il sistema di bike sharing sia profittevole in se, per poter durare nel lungo periodo: è questa ad esempio l’esperienza del bike sharing nato in Romania dalla Green Revolution Association.
Una quinta parte intitolata Smart Cycling Cities è stata più confusa, e non ne sono usciti spunti interessanti, al di là della presentazione di alcuni piccoli esempi di bike sharing ad alto contenuto tecnologico, come quelli proposti in Europa sud-orientale da EasyBike.
Ha chiuso la giornata Bernhard Ensink, segretario generale di ECF, che ha presentato i risultati del Cycling Industry Club, insistendo affinché anche le aziende presenti ne entrino a far parte. Il Cycling Industry Club è un’alleanza tra grosse aziende produttrici di bici che, con la coordinazione dell’Ecf, si impegnano nell’attività di lobbying pro-bici a Bruxelles.
Alla fine della conferenza è intervenuto un rappresentante di Mobike, una di quelle aziende cinesi da cui gli operatori del PEBSS vorrebbero difendersi. Nel suo breve intervento ha ricordato che durante la conferenza si è parlato di sistemi di bike sharing da poche migliaia, o addirittura poche centinaia di bici; poi ha aggiunto che Mobike nei prossimi 4 mesi metterà in circolazione un milione di biciclette, in varie città cinesi. Ricordando in questo modo a tutti i presenti l’importanza di ciò che erano venuti a fare partecipando a questa conferenza di inaugurazione del PEBSS.

Fra i primprodotti del PEBSS, troviamo un documento che delinea le caratteristiche che dovrebbe avere un sistema di bike sharing “smart”.

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