AGGIORNAMENTO 21 luglio: è ora online sul sito del comune di Milano il testo definitivo del PUMS. I cittadini milanesi possono inviare al Comune le proprie osservazioni in un periodo compreso fra l’8 agosto e il 9 ottobre. Per maggiori informazioni su come farlo, consultate il link.
Negli scorsi giorni da Milano sono arrivate due importanti notizie relative alla mobilità sostenibile: l’adozione del PUMS da parte del Consiglio Comunale, e la pubblicazione del bando per il bike sharing a flusso libero, o “free floating”. Andiamo in ordine.
Il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS)
L’8 giugno il Consiglio Comunale ha adottato la delibera di adozione del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile. Si tratta di un documento che pianifica come dovrà svilupparsi la mobilità urbana nei prossimi 10 anni, all’insegna della sostenibilità. Questi documenti sono importanti in quanto impegnano l’amministrazione a muoversi in una certa direzione, facilitando anche la comunicazione con i cittadini.
Il piano prevede il potenziamento dei trasporti pubblici, soprattutto nei quartieri di periferia, incluso il servizio di bike sharing già esistente; previsto anche un allargamento delle zone 30.
Il PUMS non ha ancora vigore di legge; nei prossimi giorni verrà pubblicato; poi ci saranno 60 giorni di tempo per raccogliere osservazioni da parte della cittadinanza; infine il testo tornerà in Consiglio Comunale per l’approvazione definitiva.
Il bando per il bike sharing a flusso libero


Eccesso di bike sharing in Cina
I milanesi conoscono bene il bike sharing tradizionale, presente in città ormai da alcuni anni, con un certo successo: le bici vanno prese e riconsegnate in punti predefiniti. A questo sistema verrà affiancato dal 5 luglio il bike sharing cosiddetto “a flusso libero”: le bici, dotate di lucchetto sbloccabile tramite smartphone, possono essere lasciate dovunque si voglia, in città; un po’ come accade con Car2Go e servizi simili.
Si tratta di una sperimentazione della durata di tre anni; ogni operatore potrà arrivare in città con un numero di bici compreso fra 1000 e 4000; vari operatori potranno coesistere, con un tetto massimo di 12000 biciclette. Il bando, che sarà pubblicato nei prossimi giorni, prevederà che il gestore debba occuparsi anche della riallocazione delle bici in modo uniforme sul territorio della città.
Anche qui per avere maggiori dettagli potete rifarvi al sito ufficiale del comune di Milano.
Recentemente anche Firenze ha annunciato di volersi aprire al bike sharing a flusso libero; in quel caso le 8000 biciclette annunciate (su una popolazione di 380mila abitanti) ci erano sembrate un po’ troppe. Le 12000 di Milano (su un milione e 360mila abitanti) sono una scelta più equilibrata, anche se vanno ad aggiungersi alle 4650 bici del bike sharing già esistente.
L’arrivo del bike sharing a flusso libero nelle città europee è una questione controversa che sta generando diverse discussioni. Per una analisi dei potenziali rischi leggete qui. Le aziende attive nel bike sharing a flusso libero sono soprattutto cinesi: gli operatori europei hanno risposto con la creazione di una piattaforma comune di cui abbiamo parlato pochi giorni fa.
le classiche zone 30 all’italiana (a Milano ce ne sono diversi esempi), un bel cartello inizio strada, un 30 verniciato per terra e vai, già fatta una zona 30 con le auto che tutto fanno fuorchè andare a 30!!!
Nell’Europa vera mettono dossi, rallentatori, corsia molto stretta…. tutte cose che qui infastidiscono chi va in auto, infatti non le fanno!!!