L’Unione Europea, in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dovrebbe dotarsi prossimamente di un Piano paneuropeo per la mobilità ciclabile.
Nel 2019 la città di Vienna ospiterà un vertice fra i ministri dei Trasporti, dell’Ambiente e della Salute dei paesi componenti l’Unione Europea. Obiettivo del summit sarà l’approvazione di un Piano paneuropeo per la mobilità ciclabile. Lo riporta l’agenzia di stampa Adnkronos, che a sua volta cita le parole di Francesca Racioppi, dell’Ufficio Europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Come sappiamo bene, fra i principali benefici apportati dall’uso della bicicletta ci sono quelli legati alla salute, che possono essere ricompresi in due gruppi: benefici diretti apportati all’individuo che pedala (miglioramento della forma fisica); e benefici indiretti per tutta la collettività (riduzione dell’inquinamento dell’aria, dell’inquinamento acustico, delle morti per incidenti stradali e molto altro ancora).
Proprio per questo motivo l’OMS si interessa della bici vista come mezzo di trasporto. Pedalare infatti costituisce una delle risposte principali alle malattie che ormai maggiormente colpiscono l’Europa: le cosiddette “malattie del benessere”, causate sostanzialmente da una scarsa attività fisica e da una alimentazione ricca di sale, grassi e zucchero. Secondo l’OMS, la sola mancanza di attività fisica causa ogni anno un milione di morti in Europa.
A che cosa serve un Piano paneuropeo per la mobilità ciclistica?
A questa domanda si potrebbe rispondere in modo cinico: “a niente, sono solo parole su carta”. Questo è vero, ma negli Stati di diritto di cui si compone l’Europa anche le parole su carta sono importanti. Un Piano paneuropeo sarebbe un aiuto per tutti quegli amministratori, a livello locale, regionale o nazionale, che vogliono mettere in atto misure pro-bici.
Aggiungere riferimenti a un Piano UE nel preambolo di un provvedimento comunale che ad esempio chiude alcune strade alla circolazione di mezzi privati rende il provvedimento stesso più forte di fronte ad eventuali ricorsi.
L’indicazione di eventuali standard a livello europeo sulla qualità delle infrastrutture ciclabili renderebbe più difficile lo spreco di risorse pubbliche in ciclabili che nascono e finiscono nel nulla.
Si tratterebbe insomma, a un livello più alto, di quello che la Legge Quadro per la Mobilità Ciclistica in approvazione al Senato potrebbe fare a livello nazionale.
Più che altro ci si chiede perché aspettare il 2019 per provvedimenti tanto urgenti. Soprattutto quando una strategia per la ciclabilità europea è già stata scritta e presentata al commissario UE per i Trasporti Violeta Bulc a giugno 2017, in occasione di Velo-City.
Nell’attesa del Piano…
In attesa che la burocrazia di Bruxelles faccia il suo corso, le cose si possono cambiare anche dal basso. Basta pensare ad esempio alla città di Pesaro, che – pur in un contesto nazionale alquanto negativo – è riuscita con il progetto Bicipolitana a trasformare le abitudini quotidiane di gran parte dei suoi cittadini.
Che il bisogno sia urgente lo si vede anche dal XIII Rapporto sulla Qualità dell’Ambiente Urbano presentato nei giorni scorsi dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente. È stato proprio in occasione della presentazione di questo rapporto che sono arrivate le parole della Racioppi sul vertice di Vienna del 2019. Le statistiche presenti nel Rapporto parlano di superamento dei livelli di inquinamento nelle città italiane per buona parte dell’anno. Freddi numeri che si traducono in tragiche malattie respiratorie che colpiscono soprattutto i più deboli: i nostri figli e i nostri nonni.
Vedi anche: la strategia UE per la ciclabilità
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