I rider che consegnano cibo a domicilio in bici sono diventati, in questi anni, il simbolo dei lavoratori sfruttati e senza diritti, pagati a cottimo e con poche prospettive di stabilità: il primo atto da ministro del Lavoro di Luigi Di Maio è stato quello di incontrarli, lunedì 4 giugno, al dicastero di Via Veneto a Roma, per ascoltare le loro ragioni e aprire un tavolo che dovrebbe portare a una riforma migliorativa del settore. Un secondo appuntamento è già stato fissato per la prossima settimana.
Durante questo primo incontro conoscitivo il neoministro del Lavoro ha sottolineato le criticità da sanare per i rider, simbolo di una generazione abbandonata: “Li ho voluti incontrare perché iniziamo un percorso che passa attraverso un modello di lavoro meno precario, più dignitoso e che abbia salario orario minimo”. Insomma: non solo maggiori tutele rispetto alla situazione attuale, ma un contratto nazionale con tutti i crismi. L’obiettivo da raggiungere sarebbe dunque questo.
Il servizio di consegna di cibo in bicicletta è sempre più diffuso sul territorio e al tavolo ministeriale era presente anche una delegazione di Riders Union di Bologna, il sindacato che rappresenta i ciclofattorini nella città: loro hanno chiesto l’applicazione della Carta dei diritti fondamentali digitali nel contesto urbano (sottoscritta a Bologna il 31 maggio scorso dai sindacati confederati e dalle piattaforme Sgnam e Mymenu). I lavoratori del settore, come dimostrano le proteste del recente passato, si sono autorganizzati in diverse città per fare “massa critica” e pedalare uniti per rivendicare i loro diritti.
La mossa di Luigi Di Maio ha spiazzato i big del settore – come Justeat, Deliveroo e Foodora – che dovranno sedersi al tavolo ma dall’altra parte troveranno un governo che, di fatto, si è già schierato con i ciclofattorini: una situazione inedita, che per modi e tempistica ha irritato i sindacati tradizionali che si sono sentiti scavalcati nel loro ruolo ma che, probabilmente, sul tema della gig economy in questi anni non sono riusciti a rappresentare concretamente i bisogni dei lavoratori.
In fondo i rider – che i loro datori di lavoro continuano a chiamare “collaboratori” quando invece sono lavoratori a tutti gli effetti – svolgono un lavoro e chiedono un po’ di dignità: in questa battaglia l’appoggio del governo potrebbe rivelarsi decisivo, resta da capire quale sarà lo strumento normativo che consentirà di dare maggiore stabilità alla precaria esistenza dei ciclofattorini. Appuntamento alla prossima settimana.
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