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Francesca e quei 1000 km in MTB della Sardegna Extreme Impossible

TAGS: donne mtb

Riceviamo dalla nostra lettrice Francesca Patti e volentieri pubblichiamo

Sardegna ore 9,00 di una mattinata di giugno, allaccio il casco e monto in sella alla mia bike. Ho il cuore in gola, come mi capita sempre all’inizio di avventure come questa. Anzi no… questa volta è diverso, ho una sorta di terrore che mi pervade. So che quello che mi aspetta per i prossimi 10 giorni (se tutto andrà secondo i piani), sarà una cosa durissima, al limite delle mie possibilità, anzi oltre.

Accendo il GPS che per tutti i 1000 km del Sardegna Extreme Impossible sarà l’unica cosa che mi dirà dove mettere le ruote, l’unico faro che mi guiderà in questa avventura. Faccio un respiro profondo ad occhi chiusi, mi ripeto in testa il mantra che ormai mi accompagna “CE LA PUOI FARE” e inizio la mia lunga marcia.

L’aria in faccia è un toccasana e aiuta a sciogliere un po’ la tensione. Mi giro a destra e incontro gli occhi e il sorriso di mio marito, sempre al mio fianco in quelle che sono ormai diventate le “nostre avventure a due ruote”, e il terrore lascia lo spazio alla voglia di divertirmi, alla voglia di dimostrare a me stessa di poter fare cose fino a poco tempo prima impensabili.

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Guardo la bici, è carica come non mai, ma deve portare tutto quello che potrà servirmi per 10 giorni, ed è pesante come non mai… so che ci saranno tanti tratti da fare a spinta in sentieri impercorribili in bici sia in salita che in discesa, e devo dire è la parte che mi preoccupa di più. Portare in spalla un fardello da oltre 20 kg per chilometri mi metterà a dura prova.

I chilometri scorrono lenti in questa terra sarda, che subito ci fa capire che ci sbatterà in faccia la sua crudezza e durezza, ma che ci riempirà gli occhi di tanta bellezza inaspettata.

Durante le lunghe ore passate a pedalare in solitudine (mio marito è quasi sempre avanti a fare il suo passo), guardo, assaporo, mi inebrio occhi e cuore di quello che ho intorno e da cui mi faccio sempre avvolgere. Ed è proprio allora che tutto questo acquista un senso: la fatica, i dolori, l’immancabile voglia di mollare, la fame e la sete da tenere sempre sotto controllo, l’idea di non sapere dove dormire, di cosa ti porteranno i chilometri davanti, l’idea di non poterti lavare magari per giorni e di doverti rimettere addosso gli abiti sporchi, le migliaia di scalini di pietra in cui ho dovuto faticosamente arrampicarmi, la stanchezza che chilometro dopo chilometro e giorno e dopo giorno si accumula fino a diventare una costante… beh basta saper guardare, saper ascoltare, saper aprire cuore e anima e tutto acquista il suo senso, il senso di libertà che anelo tutti i giorni della mia vita “normale”.

Dormire nel sacco a pelo al limitare di un bosco sotto una miriade di stelle, mangiare un pezzo di formaggio in cima al Supramonte, vedere dall’alto le coste di quest’isola meravigliosa, incontrare gli occhi curiosi degli abitanti di minuscoli paesini al nostro arrivo, insomma vivere ogni metro… sono tutte cose che rimarranno indelebili nella mia mente, ancor più per averle condivise con chi fa parte ogni minuto della mia vita.

Davanti a me è sempre più vicina la fine di questa ennesima avventura, fine che mi porta due pensieri, da una parte il dispiacere che tutto sia finito, ma dall’altro il piacere di averlo fatto, di essere riuscita nella mia piccola impresa, di sapere di essere l’unica donna ad averla fatta, di uscire ogni volta più ricca e rafforzata e consapevole di migliorare come donna e come ciclista.

E a chi mi chiede… perché? L’unica risposta che posso dare è che quello che ti rimane dentro dopo è sempre più di quello che avevi prima… e che non ci sono imprese impossibili, ma solo tanta testa, buone gambe e un grande cuore.

Francesca

Commenti

  1. Avatar Pietro ha detto:

    Complimenti.!

  2. Avatar adriano ha detto:

    Brava Francesca!!!!!!!!!!

    1. Avatar Marcella ha detto:

      Grande donna dai profondi sentimenti.
      Complimenti e continua così.
      Questa è una vita vissuta a 360 gradi.
      Questo è viaggiare e vivere gli spazi.
      Marcella.

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