Bici

Una gravel per il cicloturismo? Perché no?

1 wilier jaroon gravel_bikeitalia

Una delle grandi curiosità che la nascita del fenomeno gravel ha fatto sorgere può essere più o meno così riassunta: se queste biciclette sembrano adattarsi perfettamente a percorsi asfaltati e al fuoristrada, come si comportano se utilizzate per cicloturismo?
E a stuzzicare ulteriormente la curiosità, alle ultime fiere di bici abbiamo visto un numero sempre crescente di biciclette gravel, ma dotate di occhielli filettati sul carro posteriore per montare dei portapacchi.

Vedi anche: test della nuova gravel Wilier Jena

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Dettaglio Jaroon


Detto, fatto.
Ho avuto per le mani una Wilier Jaroon montata con guarnitura doppia Shimano Ultegra e, dopo qualche escursione in puro stile gravel, ho presto sostituito i battistrada di serie con dei 700×28 da corsa, ho montato un portapacchi d’acciaio da spedizione, borse Ortlieb riempite con tenda, sacco a pelo, materassino e tutto quanto serve per un fine settimana on the road e siamo partiti.

Il percorso che abbiamo scelto è partito da Milano (dove ho potuto “apprezzare” l’effetto del pavè), si è sviluppato lungo la ciclabile dell’Adda per provare il fascino del brecciolino, si è inerpicato sulle salite della Valsassina per poi passeggiare lungo il tracciato del Sentiero Valtellina. Un totale di 180 km in condizioni molto diverse tra loro.
In generale, con o senza portapacchi, la nota che contraddistingue la Jaroon (e in generale le biciclette da gravel) è la stabilità. Aggiungere 10 kg sul portapacchi posteriore (che pure ha più che raddoppiato il peso della bici) non ha di fatto cambiato molto lo stile di guida. La differenza l’ha fatta però indubbiamente il cambio di gomme che ha reso la bici più scattante e performante sull’asfalto, ma anche più impacciata sulle strade sterrate.
Sullo sterrato, infatti, la bici si sente subito a proprio agio, anche con delle gomme di sezione così ridotta che pure trasmettono tutte le asperità del terreno al telaio e non consentono di spingere quanto la bici vorrebbe. Il peso sul posteriore si inizia a sentire, soprattutto nei tratti con maggiori asperità dove si ha una sensazione (come ovvio che sia) di sballottamento. In questa circostanza si apprezzano particolarmente la capacità dei tubi in acciaio di assorbire le vibrazioni.

Wilier Jaroon Cicloturismo 2

L’asfalto, invece, tende a valorizzare la geometria rigida del telaio che fila dritto come un rasoio e senza sbavature. Il peso aggiuntivo delle borse finisce ovviamente per conferire ulteriore stabilità sui rettilinei, ma allo stesso tempo toglie agilità nelle parti con curve strette o parti tecniche.
In salita, la storia, ovviamente cambia: non è tanto il peso aggiuntivo a fare la differenza quanto, piuttosto, il carico distribuito sui lati della bici che, di conseguenza, la rende meno controllabile, soprattutto quando ci si alza sui pedali.
In discesa, invece, la Jaroon è millimetrica anche quando si affrontano delle curve ad alta velocità. Il carico aggiuntivo non influenza più di tanto gli angoli di curvatura, quanto piuttosto la frenata, ma i freni a disco idraulici fanno il loro mestiere e quindi l’affidabilità è totale.

Wilier Jaroon cicloturismo lago di como


Sulla ciclabile, invece, la Jaroon si dimostra docile: ci sono biciclette che ti chiedono sempre il massimo e di spingere il più possibile sui pedali. Non è questo il caso della gravel di casa Wilier che, invece, si lascia passeggiare bene senza strappi e asseconda lo spirito rilassato di chi fa cicloturismo.

Concludendo

L’esperienza con la Wilier Jaroon in versione cicloturismo è stata quindi interessante e da replicare con altre bici simili. È evidente che questo telaio non è nato per portare in giro borse e bisacce, ma è comunque da sottolineare che all’occasione si presta anche a queste situazioni con dignità.

Wilier Jaroon Cicloturismo


Per quanto non sia possibile ricondurre una sola esperienza a regola, questa prova conferma che le biciclette gravel possono essere l’unica bici di cui si può sentire il bisogno perché sanno essere il giusto compromesso per l’uso in ambito urban, per il commuting, per le uscite di allenamento su strade asfaltate, sul fuori-strada e anche per le passeggiate più o meno lunghe del fine settimana.
Unica pecca, la forcella: studiata per rispondere al meglio alle condizioni delle strade sconnesse, non ha un sistema per montare il portapacchi anteriore. In questo modo la capacità di carico rimane limitata e non offre quindi la possibilità di sognare grandi avventure su lunghissime distanze, ma le soluzioni offerte dal mondo bikepacking possono rappresentare un buon compromesso.

Vedi anche: test della nuova gravel Wilier Jena

Il corretto posizionamento in sella

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Commenti

  1. Avatar Andrea Mori ha detto:

    Uso da anni una Surly Cross-check e concordo con le impressioni.
    Unica differenza monto delle coperture “stradabianca” da 32, ottimo compromesso – a mio avviso – per l’uso misto asfalto-sterrato (e anche fuoristrada leggero…).
    Le borse le monto sempre e solo davanti: il baricentro è più basso e la bici diventa ancora più stabile non solo in piano ed in discesa, ma anche in salita!

  2. Avatar Bruno Fanciullacci ha detto:

    Non ho mai provato la Jaroon in particolare, ma le bici gravel, per la loro versatilità, regalano la libertà di montare in sella e godere uscite su, quasi, tutti i terreni. Per fare cicloturismo, per me, sono un’ottima soluzione!

  3. Pinar Pinzuti Pinar Pinzuti ha detto:

    Ciao Giuseppe,
    La Jaroon era una M. Nessun toe overlap.
    Ciao

  4. Avatar Giuseppe ha detto:

    In che taglia era la Jaroon?
    Hai sperimentato toe overlap?
    Grazie.

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