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Melbourne dice addio al bike sharing, colpa del casco obbligatorio?

Melbourne, capitale da circa 5 milioni di abitanti dello stato federale del Victoria, in Australia, ha deciso di rinunciare al proprio servizio di bike sharing a stazioni fisse. Nei giorni scorsi, il responsabile governativo Jaala Pulford ha annunciato la chiusura del servizio a causa dello scarso utilizzo da parte dei cittadini.

bike sharing melbourne

Il bike sharing di Melbourne era attivo ormai dal 2010, con più di 50 stazioni e 600 bici sparse per le strade del centro città. Secondo i dati del gestore, le biciclette in condivisione erano utilizzate soprattutto dai turisti e più scarsamente dai cittadini di Melbourne. Il costo di funzionamento del servizio toccava i 2 milioni di dollari all’anno, a fronte di un uso delle biciclette pari a circa 1 prelievo medio al giorno per ciascuna bici, un utilizzo davvero irrisorio per un buon schema di sharing.

La scelta di chiusura del servizio non è stata presa bene da diverse realtà locali che affermano come la municipalità non abbia mai creduto a fondo nel progetto, il quale necessitava di ulteriori finanziamenti per una diffusione più capillare su tutto il territorio, senza limitarsi esclusivamente alle aree del centro cittadino.

bike sharing melbourne

Oltre al numero ridotto di bici e stazioni, ad aggravare il funzionamento dello schema di bike sharing ha indubbiamente pesato molto la norma valida nell’intero stato del Victoria sull‘utilizzo obbligatorio del casco. Infatti, secondo una normativa entrata in vigore a partire dal 1990, tutti coloro vogliano muoversi utilizzando la bicicletta devono obbligatoriamente indossare un casco di protezione. Questa legge di fatto limita la diffusione del bike sharing perché anche in questo caso l’utilizzatore del servizio dovrebbe indossare il casco, il che vuol dire girare per la città con un casco di proprietà anche mentre la bici non viene usata, oppure dover fornire ogni bici del bike sharing di un casco condiviso, con relativi problemi di taglie, igiene ecc.

Per sanare questa situazione l’amministrazione era arrivata addirittura a finanziare un programma ad hoc per la vendita dei caschi da bici nei piccoli negozi di vicinato e ai distributori automatici facendoli pagare solo 5$.

bike sharing melbourne

A colpire ulteriormente il servizio di bike sharing di Melbourne ci ha pensato direttamente l‘amministrazione della città che ha pensato di realizzare una “Free Tram Zone“, ovvero un‘area del centro cittadino servita da tram in cui i passeggeri non pagano il biglietto. La commistione della Free Tram Zone con l’area di servizio del bike sharing evidentemente ha portato molte persone a scegliere il tram rispetto alla bici.

L’addio al servizio di bike sharing più classico arriva dopo circa 15 mesi dal ritiro delle biciclette di Obike, l’azienda di bike sharing a flusso libero che ha resistito in città solo un anno prima di chiudere definitivamente i battenti.

Il futuro delle oltre 600 bici è poco chiaro, se finiranno in discarica o verranno riutilizzate per altre realtà ancora non è dato saperlo, ciò che è certo è che la più grande città dell’Australia dopo Sydney perde un servizio di trasporto importante come il bike sharing.

 

Commenti

  1. Avatar Maurizio Lombardo ha detto:

    MI STATE FACENDO VENIRE L’ANSIA CON QUESTI DISCORSI.
    CASCO, TARGHE, ASSICURAZIONI…..MAMMA MIA NOOO….
    HO RINUNCIATO DEFINITIVAMENTE ALL’AUTO E HO FATTO DELLA BICI IL MIO MODO X MUOVERMI, LAVORO, VACANZE, INVERNO E ESTATE MA QUESTA SCELTA L’HO FATTA X IL SENSO DI LIBERTA’ CHE LA BICI MI DA’, E ORA SENTO QUESTI DISCORSI SU NORMATIVE CASTRANTI.
    IO IL CASCO LO INDOSSO SEMPRE. MA PER MIA SCELTA E SE CI FOSSE UNA NORMATIVA SULL’OBBLIGO, SICURAMENTE IL MIO CASCO CHE ADORO E A CUI SONO AFFEZIONATO NON SAREBBE OMOLOGATO PERCIO’ DOVREI ACQUISTARNE UNO A NORMA, POI LA TARGA E VOI PENSATE CHE LO STATO SUBITO NON CI RUBERA’ DEI SOLDI CON QUALCHE TASSA-PIZZO, E POI L’ ASSICURAZIONE CHE COME X IL CICLOMOTORE 50 CC. E’ UN VERO FURTO…..
    A QUESTO PUNTO SPERO CHE LA BICI NON PRENDA MAI PIEDE COSICHE’ RIMANENDO UNA MINORANZA RIMARREMO LIBERI, ANCHE PERCHE’ CON LE RIDICOLE CICLABILI CHE ABBIAMO SI FORMEREBBERO GLI STESSI INGORGHI DELLA TANGENZIALE ,
    NON VEDO L’ORA CHE ARRIVI L’INVERNO PER GODERMI LO SCARSO TRAFFICO DELLA CICLABILE DEL NAVIGLIO COL MIO CASCO BEN ALLACCIATO E LE LUCI DAVANTI E DIETRO, LA SICUREZZA E’ IMPORTANTE..
    MAURIZIO

  2. Avatar Ciclista Sdraiato ha detto:

    È un ottimo esempio di politica suicida, che sospetto avrà portato vantaggi a “qualcuno”. Ora capisco perché molti italiani desiderano andare in Australia: si sentono a casa

  3. Avatar severino ha detto:

    invece di domandarVi se il bike sharing di Melbourne è morto per colpa dell’obbligo del casco non è meglio domandarsi se è morto per mancata educazione all’uso del casco?
    La Vostra linea non cambia (malgrado abbiate ricevuto anche molti pareri negativi), sempre e solo contro l’uso obbligatorio del casco. Ma sensibilizzare, con la stessa frequenza e costanza, all’uso del casco no? Invece di usare “pretesti” per convincerci che l’obbligo è il male assoluto non potete influenzarci che l’uso del casco è ultra necessario?
    Non basta dire sempre e solo NO.
    Ciao.

    1. Gabriele Sangalli Gabriele Sangalli ha detto:

      Gentile Severino, Bikeitalia da sempre promuove l’uso del casco come scelta individuale e autonoma, tuttavia siamo convinti che se avessimo strade più sicure il casco non sarebbe quasi necessario. Allo stesso tempo, la storia, i dati e le statistiche dimostrano che chi ha imposto il casco obbligatorio ha ottenuto in cambio un drastico calo dell’uso della bici, in netta contrapposizione all’idea della Safety in Numbers: più bici = strade più sicure. Cordialmente, Gabriele

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