Se possiamo trarre un insegnamento complessivo dal primo incontro di MobilitARS, è che abbiamo ora la consapevolezza che l’attuale sistema di mobilità non risponde in nessun modo ai bisogni dei cittadini. Perché dopo quanto discusso, nessuno potrà più sostenere che stiamo facendo a sufficienza per tutelare le nostre vite e quelle delle nuove generazioni. Come nessuno potrà più affermare che l’attuale modello di suddivisione degli spazi urbani sia equo, giusto o inclusivo. Ma andiamo per ordine.

La città sana, atto primo
Un saluto introduttivo d’impatto, quello di Barbara Bigolin, A.D. di Selle Royal. Una voce dal mondo delle imprese che ha subito messo in chiaro che è ora che la visione romantica della bicicletta come chiave della rivoluzione sostenibile si traduca in un programma che con determinazione detti la via verso una vera svolta verde.

Urgenza di cambiamento che emerge anche dalle parole di Alessandro Miani, che ci ha spiegato molto chiaramente quanto sia importante avere fin da subito un’aria pulita, dimostrando con la sua ricerca che il particolato PM10 e 2,5 svolge il ruolo di carrier (portatore) dei droplets più piccoli contenenti Covid-19, contribuendo alla diffusione contagio.
Voci dalla scienza e dalle università che sono continuate con gli interventi successivi. Luca Boniardi ci ha mostrato che l’inquinamento non è “democratico”: tra le fasce d’età, quella più colpita è quella dell’infanzia, esposta ogni mattina al traffico dell’ora di punta mentre si reca a scuola e che per questo rischia di soffrire di danni neurologici gravi a causa di PM e Black Carbon.
Ma oltre a un’aria più pulita, Cristina Renzoni ci ha mostrato quanto sia importante riqualificare gli spazi scolastici a partire dal concetto di “soglia”: non solo all’interno, ma soprattutto all’esterno, cosicché esistano piazze scolastiche capaci di accogliere bambine, bambini e insegnanti in totale sicurezza, insegnando attraverso la gestione dello spazio l’educazione civica e il rispetto.
Esperienze, visioni, decisioni
Significative sono state le testimonianze arrivate da Parma e Monza. Tiziana Benassi, Assessora alle politiche di sostenibilità della città emiliana, ha spiegato la visione di una città senz’auto, obiettivo raggiungibile a partire dal progetto “Parma cambia Spazio”, e di una via Emilia ciclabile, possibile chiave per la ripartenza del turismo slow.
Riguardo a Monza, è stato Jonathan Monti a raccontarci come portare la nuova mobilità nelle scuole superiori: il progetto Mo.Bi.Scuo.La, che attraverso numerose iniziative ha insegnato “sul campo” quali sono i vantaggi di un sistema di mobilità rispettoso delle diversità e che accoglie ogni utente, qualsiasi sia la sua velocità.
La visione matura di una mobilità finalmente giusta è arrivata da Matteo Dondé, che ha mostrato gli innegabili vantaggi di una città per le persone – e non per i mezzi – in cui la velocità è limitata a 30 km/h per salvaguardare le vite sulle strade.
Una soluzione semplice ma oltremodo efficace – e sono le altre città europee che hanno già applicato questo modello a dimostrarcelo. Questione della velocità ripresa nell’intervento di Alfredo Drufuca, ingegnere che ha voluto sorprendere il pubblico con una domanda: dove cercare i responsabili per gli oltre 3.000 morti all’anno sulle nostre strade? In chi lascia al libero arbitrio dei conducenti il rispetto dei limiti di velocità, e sceglie di non utilizzare tecnologie per nulla fantascientifiche per far rispettare i limiti ai veicoli a motore.
La politica deve fare la sua parte
La politica deve impegnarsi a garantire la sicurezza sulle strade: senza questa, non prenderà mai piede la vera mobilità sostenibile, fatta di micromobilità e intermodalità, dice il dirigente settore mobilità sostenibile del Comune di Reggio Emilia Paolo Gandolfi, già deputato della Repubblica nella passata legislatura e “padre” della legge 02/2018 sulla mobilità ciclistica.
Una sicurezza basata sulla condivisione dello spazio, la sicurezza attiva e il rispetto. È quindi compito di Andrea Colombo mostrarci che qualcosa in questo senso è stato fatto: le normative dello scorso anno in tema di corsie ciclabili, case avanzate, doppio senso ciclabile mostrano che il nostro paese è capace di creare norme ”smart”, leggere e facilmente attuabili, con risultati positivi e tangibili.
Ora ci vuole una riforma del Codice della Strada che mantenga queste soluzioni e ne promuova di simili.
Infine, tocca a Edoardo Zanchini di Legambiente sottolineare l’importanza storica del programma Next Generation EU, una iniezione di più di 200 miliardi di euro che dovranno essere gestiti con una visione chiara di un futuro sostenibile. Cosa che manca all’attuale bozza del Recovery Plan italiano, ed è per questo che occasioni come MobilitARS servono a raccogliere le voci e i progetti di chi, invece, un progetto per un futuro migliore ce l’ha.

impattare sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 3, 10, 11, 13, 15
Vi invitiamo a non perdere i prossimi appuntamenti di MobilitARS, mercoledì 10, 17 e 24 febbraio. Parleremo ancora di città sana e resiliente, per continuare a spiegare che “non torneremo alla normalità, perché la normalità era il problema”. Maggiori informazioni su www.mobilitars.eu o cliccando qui per registrarsi gratuitamente all’evento e ricevere via email il link per collegarsi alla diretta streaming.
E’ difficile seguire i lavori per chi lavora (scusate il bisticcio), sono disponibili i podcast degli interventi?
Grazie mille